Effetto «lockdown» sì o no

Molte volte si è letto su social, giornali e report che il blocco delle attività di marzo-aprile 2020 abbia fortemente giovato alla qualità dell’aria. Ma è stato veramente così? L’inquinamento presente nell’aria viene misurato attraverso l’indice di polveri sottili rilevate nell’aria, ovvero il famoso PM10 di cui ogni inverno ormai da anni si sente parlare. Il livello di Pm10 presente nell’aria viene misurato in μg/m3 e viene monitorato ogni giorno.

Sulla base di numerosi studi si è giunti alla formalizzazione di un limite per evitare che l’aria risulti eccessivamente dannosa alla salute, il limite imposto è di 50 μg/m3 , valore che non deve essere superato nelle rilevazioni per più di 35 volte in un anno per la legislazione italiana mentre solo 3 volte è il limite annuo per l’Oms. Inutile dire che nelle zone a maggior densità industriale ed abitativa questo dato sia strettamente monitorato, ma che ne è della nostra valle, bella quanto variegata?

Come ben sappiamo la Valle Sabbia, è composta da grandi conglomerati industriali ma anche da numerose zone montane e per tanto meno dense di abitazioni; questo favorisce di gran lunga la qualità dell’aria. Il 2020, nel dramma della pandemia, ha contribuito al miglioramento dell’aria? La risposta non può essere completamente positiva, questo non solo perché i livelli di pm10 non si sono completamente abbassati, ma anche perché in molte situazioni sono anche aumentati. Come ben nota la ricerca di ARPA Lombardia -che ha analizzato la differenza tra livelli misurati di Pm10 nel corso del 2019 e 2020- sia in provincia di Brescia che nella sola Valle Sabbia i livelli di particolato aereo-disperso, hanno subito delle variazioni.

È certamente vero che in molti casi i valori in questione hanno subito abbassamenti non indifferenti, al contempo però, in molti atri paesi sono aumentati. Non si parla, sia chiaro, di valori preoccupanti, ma è vero anche che per onor di cronaca ed onestà intellettuale non è possibile affermare che la pandemia ed il conseguente lockdown siano stati cosi tanto positivi per la qualità dell’aria.

I paesi che nella nostra valle hanno riscontrato il maggior incremento, e che quindi hanno visto la qualità della propria aria peggiorare sono nell’ordine, Roè Volciano, Muscoline, Prevalle, Casto, Villanuova S/C e Vobarno con un incremento medio di 2,93 μg/m3 rispetto allo stesso periodo nel 2019.

Al contrario i più positivi, e quindi con decremento maggiore sono stati Agnosine, Vallio Terme, Vestone, Odolo, Paitone e Serle con un decremento medio di -2,83 μg/m3. Alla luce di ciò è possibile concludere che per quanto sia in parte vero che il lockdown abbia fatto decrescere i livelli di inquinamento dell’aria, non è un’affermazione assoluta, poiché come dimostrano i dati, in alcuni paesi localizzati in punti differenti della valle, seppur prevalentemente nella bassa valle sabbia, i valori si hanno subito innalzamenti.

Ovviamente non si parla di cifre allarmanti, ma sicuramente è una questione da tenere sotto controllo. I principali motivi presunti dell’innalzamento, stando a quanto analizzato da ARPA Lombardia, potrebbero essere stati i riscaldamenti accesi per più ore a causa delle persone chiuse in casa per maggior tempo, ma al contempo i principali “imputati” restano le attività agricole, che nonostante tutto nel 2020 hanno ininterrottamente continuato nella produzione e quindi nell’emissione di quantità sempre più rilevanti di ammoniaca, che miscelato con le altre sostanze presenti nell’aria causano la produzione di PM secondario, che pesa per circa il 70% del PM presente nelle zone di intensa attività agricola.