Sorprendente Lucone

Il primo albero è stato tagliato 2034 anni prima di Cristo, l’ultimo settant’anni dopo. E’ sempre più la scienza, con la sua capacità di datare i reperti ma non solo, ad accompagnare gli esperti impegnati a sfogliare “la storia a rovescio”.

Nel caso del sito palafitticolo del Lucone a Polpenazze, che da diversi anni viene indagato grazie ad un progetto coordinato dal Museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo, la scienza e gli scavi non cessano di fornire sorprese agli addetti ai lavori, ma anche ai numerosi ospiti che gli hanno fatto visita anche durante la campagna di quest’anno.

Soprattutto l’incendio dell’accampamento, subìto negli anni immediatamente successivi alla sua posa, ha lasciato tracce significative in merito a come i palafitticoli dell’età del bronzo antico trascorrevano le loro giornate, di cosa si cibavano, quali erano le loro abitudini.
Ben conservate dalla carbonizzazione sono state ritrovate more e pere selvatiche, resti di pesci, la mandibola di un bovino ed il cranio quasi intero di un cervo.

E ancora una zappa in corno di cervo, manici di legno di diversa foggia e dimensione, ad accompagnare il sempre consistente corredo di ceramiche di ogni dimensione ritrovate sempre in grande quantità.

Mistero fitto ancora, dopo tanti anni, in merito ai riti di sepoltura dei morti: in tutto il Garda infatti, per quel periodo, non è stata rinvenuta alcuna necropoli.
Qualche curiosità sui riti sepolcrali tuttavia arriva ancora una volta dal Lucone, dove negli anni sono stati ritrovati resti di bambini, che con ogni probabilità venivano utilizzati nell’esecuzione di riti ancora non noti e mai riscontrati altrove in Italia.

Quest’anno i due crani di “Lauri” e “Gabri” (nomi corrispondenti a chi li aveva trovati), affidati allo studio di un antropologo, sono diventati un solo individuo: sarà l’esame del DNA a stabilire se si tratta di un maschio o di una femmina.  

Chi è interessato ad approfondire le attività di scavo, anche a livello esperienziale, può approfittare della giornata di domenica 5 settembre, dalle 10 del mattino alle 17, quando proprio al Lucone il Museo ha organizzato “Buon compleanno Lucone”, con laboratori, attività di archeologia sperimentale e letture animate, per festeggiare i 10 anni dell’iscrizione del sito fra quelli Patrimonio dell’Unesco dei siti palafitticoli dell’arco alpino.

Poi il sito chiuderà, in attesa di riaprire il prossimo anno.
Non finirà invece il lavoro degli esperti: il direttore dello scavo, l’archeologo Marco Baioni, insieme ai volontari del Gruppo Grotte, agli stagisti ed agli specialisti in diverse tecniche di indagine, che avranno il loro bel daffare nel sistemare e rendere “immortali” i reperti, soprattutto quelli conservati nell’acqua che rischiano, se vengono semplicemente essiccati, di polverizzarsi in pochissimo tempo.