Impermeabilità di confine

L’avevano annunciato qualche giorno prima e ne avevano anche parlato col loro sindaco dopo aver raccolto alcune firme in calce a un documento: «Ci ritroveremo al ponte per una protesta pacifica, chiedendo la libera circolazione fra i Comuni di confine».

Il tam-tam sui social ha fatto il resto e ieri mattina, nonostante la pioggia battente non abbia lasciato loro tregua, si sono ritrovati che erano almeno in 250.
Sono la sessantina di negozianti di Ponte Caffaro, che hanno lanciato l’iniziativa, ma anche i loro compaesani e clienti che hanno voluto sostenerli e chi a questi negozianti fornisce dei servizi, che meglio di altri conosce la difficoltà che stanno attraversando.

Anche troppi, per gli spazi che avevano a disposizione, tanto che i carabinieri presenti hanno faticato non poco ad imporre il distanziamento e si evitasse il blocco della circolazione.
Nessuno però è andato fuori dalle righe: sono intervenuti indossando tanto di fascia tricolore i sindaci di Bagolino e di Storo, una rappresentante dei commercianti ha letto un documento e i manifestanti si sono poi civilmente dispersi.

Il tutto non è durato più di mezz’ora. «Siamo tutti qui, tutte le attività commerciali e di ristorazione di Ponte Caffaro, insieme con un unico scopo – ha detto Samanta a nome dei colleghi -. Non bastavano le norme sanitarie vigenti, che nessuno di noi pensa neppur lontanamente di non rispettare, a causare per noi forte danno economico è stata ed è la chiusura del confine».

«Non stiamo chiedendo il libero passaggio fra le regioni – ha aggiunto -, ma fra i due Comuni limitrofi di Bagolino e Storo. Un’apertura che riteniamo sia fondamentale per la sopravvivenza nostra e dei nostri colleghi trentini».

Il Caffaro, infatti, è rimasto linea di demarcazione provinciale e regionale, ma il ponte che lo attraversa negli anni ha permesso una completa fusione delle comunità che ci vivono appresso.

Di qua e di là del ponte si sono spostati amori quindi famiglie, professionalità quindi attività e specializzazioni. Tanto che le comunità di Ponte Caffaro e di Lodrone, pur appartenendo a regioni diverse, sono diventate interdipendenti, come fossero le due braccia, le gambe o gli occhi per una persona.

«Speriamo che qualcuno possa ascoltare il nostro grido d’aiuto» ha concluso Samanta.