Il primo maggio, una volta

Prima di essere proclamata festa del lavoro, per commemorare il riconoscimento dei diritti richiesti dai movimenti operai internazionali, il primo maggio, quando ancora la classe operaia non c'era, veniva comunque celebrato dalle comunità montanare e contadine.

Scelto come data simbolica per segnare l'inizio della bella stagione e della rinascita, il primo giorno del mese di maggio veniva chiamato Calendimaggio o Cantar maggio. Tutt'oggi festività in voga presso alcune regioni d'Italia, una volta era consuetudine anche nelle nostre valli, come testimoniano alcuni documenti storici.

Secondo la tradizione, si tratta di un'occasione magico-propiziatoria consumata attraverso una questua di doni, nella fattispecie primizie alimentari, accompagnata a sua volta da canti popolari eseguiti dai cosiddetti maggianti o maggerini.
Le origini di questa cerimonia si ravvisano nei popoli che dipendevano dai ritmi della natura, come i celti, gli etruschi e i Liguri. I partecipanti e le piazze venivano ornati con fiori e rami di ontano, simboli della rinascita primaverile.

Tra gli aneddoti locali, si narra che era d'usanza personificare il Calendimaggio con un fantoccio, cantare in gruppo e assistere a rappresentazioni contadine all'aperto.
Inoltre, era abitudine organizzare gare tra i giovani, soprattutto la prova dell'albero della cuccagna e deporre rami sui davanzali delle camere delle ragazze.