Tre pesi massimi sul palco dell’auditorium di Vestone, questo l’incipit della relazione del prof. Philippe Daverio sul Rovescio della Bruttezza.
L'intelletuale Gramsciano o illuminista non e' quello a cui tu ti riferisci. Ciao Aldo
Un incontro che mi ha lasciato ben poco, della valle non si è mai parlato nello specifico, ha solo fatto un paio di battute sul ponte di Nozza e sulle sue case che avrà visto arrivando in auto da noi. Un incontro preparato, per la Valsabbia, si e no in 5 minuti di chiacchierata con il sindaco. Poteva fare di più questo Daverio.
« Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti del tuo proprio intelletto »(Immanuel Kant, Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?, 1784)Secondo questa affermazione come possiamo considerare Gramsci un'illuminista ?
Gramsci: autocoscienza critica significa creazione di un gruppo di intellettuali,organici alla classe, perché per distinguersi e rendersi indipendenti occorre organizzarsi, e non esiste organizzazione senza intellettuali, «uno strato di persone specializzate nell'elaborazione concettuale e filosofica».
É inconsistente (contraddittorio) quanto dice Kant , assunto come filosofo dell'illuminismo e Gramsci . Se devo avere il coraggio di servirmi del mio preoprio intelletto allora nego qualsiasi altro modo di intelligere , soprattutto quello suggerito da Gramsci.
Sempre Gramsci: l'uomo attivo di massa - cioè la classe operaia, - non è, in generale, consapevole né della funzione che può svolgere né della sua condizione reale di subordinazione, Il proletariato, scrive Gramsci, «non ha una chiara coscienza teorica di questo suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua coscienza teorica anzi può essere in contrasto col suo operare»; esso opera praticamente e nello stesso tempo ha una coscienza teorica ereditata dal passato, accolta per lo più in modo acritico. La reale comprensione critica di sé avviene «attraverso una lotta di egemonie politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell'etica, poi della politica per giungere a una elaborazione superiore della propria concezione del reale».
Philippe Daverio ha prodotto trasmissioni davvero piacevoli e gustabili. Ho sempre seguito con interesse ogni sua apparizione televisiva, é sicuramente un buon critico d'arte e il suo lavoro lo ha condotto in luoghi mirabili. Insisto nel sostenere che un intellettuale é un buon uomo nei miglioro dei casi, nulla a che vedere con filosofio e scienziati.
L'intellettuale organico gramsciano e quello illuminista non sono la stessa cosa, ma si danno lo stesso compito: tracciare la via da seguire. ( Creano in pratica un'ideologia)
Quando scrivo per Granma lo faccio in risposta alla velata critica che fa ad Aldo significando la presenza di Daverio insufficiente per il tema proposto e lo faccio esponendo un frammento della teoria Gramsciana sulla "egemonia culturale" perché ci vedo del nesso in rapporto al filosofo.Ebbene , considerate Daverio come quella classe dominante che gestisce il potere, conseguenza di un' egemonia conquistata durantee lotte centenarie di una cultura vetero marxista e vedete la Vallesabbia come la classe servente e il quadro si sta delineando, suggerisco , in seno al pensiero a volte confuso di MaxWeber, di riflettere a fondo sul significato di quanto sto dicendo : se le filosofie post marxiste si sono arenate é perché sono naufragate del senso che avevano acquistato di verità per coloro che la seguivano e , di conseguenza, di chi le contrastava e questo nel solco dell'idealismo che vede come genitrice di realtà la conoscenza e non il suo contrario
Ora Granma intenderai che nulla di più potevi aspettarti da Daverio che non ha fatto altro che esercitare la proria prerogativa di dominante sul dominato, giungendo in quel di Vestone, però , se mi segui con attenzione , io intravedo un futuro roseo per noi dominati, lo vedo in relazione al fatto che la cultura marxista ha perso della sua verità e quindi vacilla sotto il peso del suo dominio, perché, oramai, quasi più nessuno è disposto a farne da soldato e altre culture sono apparse più inerenti il senso della verità e indicano meglio il futuro , la direzione da seguire per meglio risolvere le esigenze e le istanze di ognuno.L'egemonia senza la direzione é quindi destinata al fallimento, questione di tempo , e le cose si aggiusteranno anche per i dominati:sarà grazie alla sconfitta dei dominanti, quella classe di intellettuali , suggerita da Gramsci, che non sono altro che il prodotto di una filosofia oggi non
....di una filosofia oggi non più coerente.
É vero, i filosofi, quelli riconosciuti, tracciano il futuro , come la cometa per i re magi o come il capitano Achab per la sua ciurma, ma , come ebbi a dire, non molto tempo fa, ad un buon amico , si tratta di capire appunto se si tratta della stella cometa o di Achab.
Il filosofo, e qui mi riallaccio al discorso che cominciai in questa discussione, deve studiare in specifico una teoria e svilupparne una nuova in rapporto alle altre e per fare questo gli occorre quell' "intuiuto intellettuale" che gli é proprio e che ai più manca.Ma cosa é questo "intuito intellettuale" ? É quella facoltà rara che consente di intelligere ( ecco l'intellettuale dell'intuito) la realtà per derivare, qualcuno dice riconoscere, altri leggere o dedurre da essa quegli assiomi o postulati che stanno alla base della teoria.
Ecco che la realtà, il senso greco delle cose, é giustificata in quella teoria che la sostiene nelle sue istanze e elimina, sotto il peso della sua verità , quelle che si dimostrano nei fatti false ( contraddittorie) , sempre in seno al principio di non contraddizione che indica come necessarie le sue stesse istanze.Scusate per la speculazione, sono al mare e sotto un ombrellone e scrivo per telefonino, rifletto.
Questo operare della classe servente che, in quanto opera, plasma e di conseguenza conosce il mondo é ricorsivo del pensiero carne/spirito che da San Paolo a Schopenhauer vede nella ragione (lo spirito) il gesto masturbatorio del contatto con l'organo sessuale ( la carne),e come tale giustificazione dell'eterno ritorno in seno al progesso storico di nascita e morte che ha nella dialettica il suo motore.Questo il cuore della teoria dove prima Matrx e poi Gramsci credo abbiano intuito che la classe che più ha questo senso delle cose , quella che meglio possiede la conoscenza delle cose ( e qui sta l'incoerenza della teoria secondo me) é quella proletaria in seno alla rivoluzione borghese, perché deputata alla trasformazione delle medesime. Hanno confuso la realtà con il mito, il mito proletario.
La carne, che io vedo nell'organo sessuale, é la realtà, é l'oggetto percepito dalla ragione che elabora il gesto di cui é in contatto diretto solo attraverso la sensazione ( l'orgasmo) generante e creante ( questo il momento dell'intuito intellettuale), sensazione che non combacia con la realtà , di cui ci sfugge sempre il senso più completo, ma che di questa ne é la conseguenza più vera.Ecco, forse, perché i nostri eroi giungono a supporre che la classe operaia, quella più vicina a tali sensazioni, é quella più vera e deputata al dominio..... A voi di trarne le conclusioni .
Cosa non va di questa teoria suggestiva e per certi versi vera: il senso dialettico del gesto sessuale che vede contrapposto servo/padrone non ha soluzione di continuità nella produzione della teoria marxista poiché vede un fine senza soluzione di continuità. Il motore dialettico ad un certo punto si spegne e in questo non senso che si produce la contraddizione: l'operaio che prende il dominio diventa padrone, ma di cosa ? di operai.
Quindi la teoria io la definirei , nel gergo indicato sopra, piuttosto masturbatoria e creazionista: vi é un senso ultimo , un che di terra promessa che la rende masturbatoria ( fine a se stessa) e per certi versi creazionista nel solco del determinismo di Laplace poiché vincolata ad una serie di cause/effetti. Insomma più che una teoria aperta direi piuttosto una dottrina autorevole e quindi nel mondo del divenire nichilista e del possibile destinata al fallimento, come ogni dottrina che vuole assurgere a verità.
Mi manca l'amico/nemico Davide in questa che poteva essere l'ennesimo luogo di kermesse dove sfoderare sciabolate e colpire di fioretto. Peccato che non riesca a stimolarlo come un tempo, credo che il suo punto di vista, autorevole, avrebbe colorito vivamente questo dipinto. Mi piacerebbe un interazione sull'argomento con lui , ma credo sia in una sorta di letargo dello spirito, ormai mi capita di incontrarlo solo fugacemente per strada...... i miei sono solo spunti tirati quasi a provocazione per vedere lì, fuori nel mondo, come viene vista la realtà dagli altri punti di vista, e mi trovo a fare monologhi. Peccato.
...solo per dire che Daverio non è professore....
Chi è questo Claudio Bontempi che allieta le mie conversazioni quasi solo con me stesso con le sue splendidte fotografie? Si può sapere qualche cosa di più di lui?
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di Nicol Bertanzetti [Primavera]
ID10970 - 02/07/2011 22:13:16 - (Dru) - il mestiere dell'intelletuale non é quello di prevedere
L'intelletuale é un mediocre che sa un po' di tutto ma non é qualificato in niente , un poco come gli ambasciatori che debbono mediare ma senza sapere. Non gli appartiene la sfera dell' "intuito intellettuale" più "vera" e "reale" e che guida i geni nelle loro teorie. Il futuro é previsto dai pochi filosofi e disegnato dai pochi scienziati. L'intellettuale é solo un buon lettore della realtà che lo circonda nel migliore dei casi e un cattivo maestro nei peggiori, proprio perché gli manca l'"intuito intellettuale".