27 Marzo 2007, 00.00
Valsabbia - C
Anniversario garibaldino

Due valsabbini tra i Mille salpati da Quarto

Achille Tonni Bazza e Secondo Giovanni Calzoni rappresentano il tributo della Valsabbia all’Italia Unita e all’impresa dei Mille a fianco di Garibaldi.

Achille Tonni Bazza e Secondo Giovanni Calzoni rappresentano il tributo della Valsabbia all’Italia Unita e all’impresa dei Mille a fianco di Garibaldi.

Achille Tonni Bazza, nacque a Volciano il 17 luglio 1837 e morì a soli 26 anni l’8 agosto 1863. Tutto iniziò a Preseglie, da dove papà Giovanbattista si spostò a Gazzane di Roè Volciano per sposare Angela Teresa Bioni di Goglione sotto (oggi Prevalle). Ebbero 8 figli, 6 maschi e 2 femmine, il quinto dei quali fu Achille il «garibaldino».

Dimostratosi ragazzo intelligente e brillante, dopo gli studi a Salò e Brescia Achille si spostò a Pavia per frequentare i corsi di laurea in Legge. Fu qui che, saputo dell’impresa che Garibaldi stava preparando per liberare il sud d’Italia dai Borboni, rispose entusiasta all’appello dei fratelli Cairoli, corse a Genova, ed entrò nella settima Compagnia di Pavia città guidata da Benedetto Cairoli.

«Eran mille e settanta» raccontò lo storico ed amico Federico Odorici nella solenne commemorazione tenuta un mese dopo la morte nella chiesa di S. Pietro in Vincoli a Roè Volciano, voluta dalla locale guardia nazionale che lo ha avuto come capitano «e a Calatafimi…che i regi di Borbone tengono con 4 cannoni e 2.000 soldati, c’è l’assalto dei garibaldini alla baionetta».

La lotta fu intensa, con mischie corpo a corpo. Poi una palla di fucile trapassò il petto del bresciano Bonardi di Iseo e ferì Achille Tonni Bazza: «Recato altrove, pochi giorni appresso, in grado di sostenersi e con ancora il moschetto, raggiunge i compagni in lotta».

In occasione della conquista di Palermo, il 27 maggio 1860, Achille scrisse alla famiglia: «So bene quanto acerbo vi sarà stato l’annuncio della mia partenza, ma guardate alla Patria. Il 26 ci mettemmo in cammino alla volta di Palermo. Disastrosa era la via, ma tanta era la voglia di combattere che la rendeva agile come i portici di Brescia. Dopo aver viaggiato tutta la notte, all’alba del 27 principiò la battaglia. Mezz’ora dopo entrammo in città». Per il suo valore, il Bazza fu promosso sergente.

Conclusa la sua impresa coi Mille al Volturno, nel febbraio 1861 venne congedato e decorato con medaglia d’oro, ma si fermò a Napoli ad ottenere la laurea in Legge. Ad agosto del 1862, tornato a casa, fu nominato sottoprefetto. Ma poté sostenere solo per poco la carica, perché un’improvvisa malattia, forse dovuta ai postumi della ferita di 2 anni prima, lo portò alla morte prematura, a soli 26 anni: morì a Preseglie l’8 agosto 1863. «Come tenera pianta dal turbine divelta cadde tra noi - disse l’amico Federici - ne più risorgerà…»
Lo stesso Garibaldi scrisse da Caprera una lettera di cordoglio: «Sapevate di far cosa grata all’animo mio… col meritato tributo d’affetto alla memoria del mio compagno d’armi
Achille Tonni Bazza… Vorrei arrivasse la mia gratitudine…».

Oggi la discendenza della famiglia Tonni Bazza legata ad Achille si è estinta perché non ha più eredi maschi. Continua a Roma con altro cognome, mentre a Roè Volciano e Preseglie tutto è stato venduto. E della tomba, che fu probabilmente a Preseglie, si è persa traccia.

Secondo Giovanni Calzoni, invece, era nato a Bione il 17 giugno 1840 da papà Andrea, un orefice del posto. Ma dopo l’esperienza dei Mille non torno nella natìa Bione, preferendo fermarsi nella sua nuova patria, Livorno.

Durante la spedizione dei Mille Calzoni, che si era arruolato con entusiasmo nel corpo dei Cacciatori delle Alpi a soli 19 anni, e che era poi partito da Quarto assieme al convalligiano Tonni Bazza, fu ferito in combattimento in quel di Napoli, ed in seguito venne promosso luogotenente dell’eroe dei due mondi.

L’opinione comune è che Calzoni abbia detto in pubblico di aver seguito gli ideali garibaldini su esempio del concittadino Giacomo Salottini, altro patriota bionese di notevole prestigio, che combattè nell’esercito piemontese a Novara, in Crimea e nella terza guerra d’Indipendenza, conquistando con la sua compagnia, nel 1859, il colle di S. Martino.

Massimo Pasinetti
D Bresciaoggi


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