17 Marzo 2015, 17.30
Valsabbia Bagolino
Storia

I conti di Lodron e la Serenissima

di Giancarlo Marchesi

Una corrispondenza del 1554: la relazione del Capitano di Brescia Marino Cavalli al Senato veneto, che riguarda la storica diatriba di confine con i Conti di Lodron per il confine del Caffaro


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Tra il 1973 e il 1979 l'Istituto di Storia economica dell'Università di Trieste, guidato da Amelio Tagliaferri, pubblicò in maniera organica e integrale le oltre mille relazioni (1.041 per la precisione) inviate dai rettori veneti in Terraferma al Senato della Serenissima, suddivise in quattordici volumi.

Fin dal 1524, infatti, lo stesso Senato di Venezia dispose che ogni provveditore al ritorno dalla sua missione, dovesse riferire anche per iscritto, e non soltanto a voce, intorno al proprio mandato, consegnando alla cancelleria ducale, nei quindici giorni successivi all’esposizione orale, un testo scritto contenente «le cose substantial».

Con l'insediamento nel 1426 del podestà Silvestro Morosini
iniziò per Brescia la serie di rettori veneti che si susseguirono alla guida del nostro territorio, fino alla cacciata dell’ultimo rappresentante della Serenissima da parte dei «giacobini» bresciani, nel marzo 1797.
Una provincia, quella bresciana, che per estensione e ricchezza era tra le più importanti dell’intera della Terraferma veneta.

Nel 1978 fu pubblicato presso l'editore Giuffrè il volume XI, che raccoglieva le relazioni della Podesteria e del Capitanato di Brescia.
Preceduta da una breve introduzione storica, curata dallo stesso Tagliaferri, l'opera mette a disposizione di studiosi e cultori di storia locale un insieme di documenti che si sono rivelati un formidabile strumento di approfondimento per l'indagine storica dell'intera società bresciana d'epoca veneta. Tutte le trascrizioni sono state fatte su documenti originali e, volutamente, non è stata apportata alcuna variazione né alla morfologia né al lessico originali.

Passando in rassegna le diverse relazioni dei rettori, può essere interessante quanto scriveva al Senato veneto il capitano Marino Cavalli nel 1554. Da quel rapporto estrapoliamo alcuni passaggi relativi alla annosa diatriba che contrapponeva la Comunità di Bagolino ai Conti Lodron, legata alla linea di confine del Caffaro.

[…] «Questa altra terza valle è detta di Sabio, la qual ancho essa fa circa XX millia anime et è exente come Valtroppia è fidelissima et oltra la ferrarezza animali et boschi ha il mestier della lana et delli panni et leva ogni anno bona quantità di lana salonichie di questa Città; questi homeni confinando con li Lodroneschi hano molti travagli, perchè li conti li voleno sempre passar avanti et con mille artificj li fanno far atti pregiudiciarij a se stessi et alla Serenità Vostra et poi li fan lite.

Però reverentemente reccorderia che fusse ben tagliar tutti li contratti fatti per essi con li detti conti et nel avvenir proveder che niuna cosa fusse valida, se non fatta con l'assenso della Serenità Vostra.
Questi conti han levato il Caffaro dal suo alveo come la vide con animo de tuor anche un giorno quelle pradarie alli Bagozzi che son restadi dalla banda sua, volendo levar la travata alla bocca del lago et hanno il contratto fatto con quei da Idro per exsicar il lago et per penzer innanzi li suoi confini, però saria ben metter termini di pietra hora acciò che quel che si ammunirà nel avvenir si acquisti alla Serenità Vostra et non a loro, vogliono essere patroni li conti del passo del Cingol Rosso non solo per andar nella sua Val de Vestin che per altrove li possono andar commodamente ma per poter a tempo di guerra scansando la rocha d'Ampho venir nel piano di Bressana per via di Gavardo come feceno del 26.

Però a tutte queste cose et anche alla diffesa della montagna di Daonino seria ben provederli et repararvi.
Questa è certa che loro hanno animo di passar avanti et per questo hanno fatta questa rocha nova per dominar al lago, affitavano le boche del Chiese a pescadori d'Idro come patroni, volevano occupar San Iacomo et Sant'Antonio fin vicino alla rocca d'Ampho et certo se non si trovavano alcuni instrumenti la cosa era fatta per loro; se li Bagozzi che son de diocese trentina, ma perhò fidelissimi sudditi della Serenità Vostra, havesseno libertà fariano star li conti dentro dalli suoi confini, perchè possono metter insieme mille et più homeni da fatti, ma la tema che hanno della Serenità Vostra li fa scorrer meglio che si può.

Questi conti scodeno sopra Bagolin ducati 60 all'anno della sua limitation che erano soliti a portar in Camera di Bressa, et io non so come la scodano, li fu levata la provisione altre volte, et come li sia rimasta, questa non la indendo. Scrissi alla Serenità Vostra già se la voleva che ne venesse in luce et non hebbi mai risposta alcuna.

Possedono anche questi conti un castello in Valcamonica detto Cimen et non so con che titulo, hano anche alcune possessioni in Bressana per conto di sua madre che è de quei da Santo Angelo, ma con tutto questo non portano quel rispetto alli suddeti della Serenità Vostra che doverian portar et torno a dirgli che il lassar andar la vena del ferro da Collio a Lodron è una dannosissima cosa et un levar il pane alli proprij figliuoli et darlo ad altri con incarir da nostra posta li carboni che per forza conduriano al basso a che pretio vogliamo noi, onde che facendo lavorar dui forni consumano gran parte di sui carboni et poco ne avanza per darne alli nostri.
La Serenità  Vostra haverà sopra ciò quella consideration che li parerà opportuna».

Riferimenti bibliografici:
Relazioni dei rettori veneti in terraferma, Podesteria e Capitanato di Brescia, XI, a cura dell'Istituto di Storia economica dell'Università di Trieste, Milano, Giuffrè, 1978, pp. 50-51; Atti del convegno Venezia e la Terraferma attraverso le relazioni dei rettori, a cura di Amelio Tagliaferri, Milano, Giuffrè, 1981.

.in foto: una cartina della "terra ferma" veneta




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