Perché si dice «Notte Bianca»?

Una notte in cui si valorizza il patrimonio culturale della città, offrendolo gratuitamente ai propri cittadini. La Notte Bianca è un'idea piuttosto recente, fu Berlino la prima città ad organizzarla: era il 1997. La capitale tedesca decise di chiamarla “Notte lunga dei Musei” sottolineando l'apertura gratuita dei musei fino a tarda notte per il pubblico. Un grande successo, considerata l'ampia offerta museale di Berlino.

Era il 2002 quando Parigi organizzò la sua notte culturale, chiamandola proprio “Notte Bianca”. Insieme ai musei, negozi, ristoranti, università, istituzioni pubbliche aprirono le porte ai cittadini. Da lì, tutte le più grandi città del mondo seguirono la capitale francese. Quando mai Parigi non lancia un moda? Un anno più tardi, fu la volta di Roma: noi italiani arriviamo sempre dopo, eppure, Roma si fa perdonare ogni settembre, quando apre le soglie dell'eternità a romani, italiani e turisti mostrandosi in tutto il suo splendore.

Come mai si chiamano “Notti Bianche”? Intuitivamente, si penserebbe al modo di dire “passare la notte in bianco”, ovvero senza dormire. Tuttavia, più precisamente, l'epiteto si ispira ad un romanzo di Fëdor Dostoevskij e al suo romanzo intitolato appunto “Notti Bianche”, che racconta la figura di un uomo, che vaga nelle ore crepuscolari di San Pietroburgo, città caratterizzata dal tipico chiarore notturno che illumina le città sotto al circolo polare artico di notte in determinati periodi dell'anno.

Non solo intrattenimento e cultura: dal 2006 alcune capitali europee si sono impegnate per una serie di progetti riuniti sotto al titolo “Notti Bianche d'Europa”, che mirano al raggiungimento di obiettivi comuni per la valorizzazione del patrimonio artistico culturale europeo.