10 Ottobre 2014, 14.34
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Briciole di Cultura

Gli intagli lignei valligiani (non solo "boscaì")

di Alfredo Bonomi

Parecchi studiosi si sono soffermati sull’arte dell’intaglio ligneo in Valle Sabbia, che dal 1600 al 1800 ha avuto un grande sviluppo raggiungendo notevoli livelli artistici


Sostanzialmente quest’arte si è identificata con la produzione dei Pialorsi “Boscaì” di Levrange; gli approfondimenti più recenti ci presentano però un panorama ben più variegato, con la presenza di parecchie “botteghe” in confronto spesso dialettico, tese a ricercare le commesse.

L’arte dei “Boscaì” ha avuto il massimo sviluppo nella prima metà del 1700 con l’apporto del prolifico Francesco e del figlio Giovan Battista.
Il tempio per antonomasia dei “Boscaì” è la parrocchiale di Levrange, quel “gran trionfo ligneo” che la rende una meta obbligata per chi vuole gustare gli intagli valligiani.

Molte altre chiese contengono opere dei “Boscaì”, ma abbondano anche intagli di altre “botteghe” che riguardano un arco di tempo assai lungo.
Il polittico di S. Lorenzo a Promo e lo splendido crocifisso della chiesa di S. Michele a Idro, dei primi anni del 1500, rimandano a quel flusso di artisti che, sulla scia di Stefano Lamberti e Maffeo Olivieri, sono transitati per la valle.

Venendo più avanti nel tempo incontriamo l’imponente ancona dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Avenone, con gli splendidi “mori” desiderati anche da D’Annunzio, uno dei “pilastri” della scrittura lignea valligiana.
Non è dei “Boscaì”, ma di Giovanni Pietro Bonomi e del trentino Baldassar Vecchi, scolpita nel 1686.

Non è chiaro, allo stato attuale delle ricerche, come il robusto scultore trentino sia venuto in contatto con la bottega dei Bonomi, attiva a Spessio di Avenone già all’inizio del 1600.
Un dato però è certo: il sodalizio con Giovanni Pietro Bonomi produsse oltre questa bellissima ancona, quella splendida di San Giovanni Battista nella pieve di Bovegno e quella non meno bella dell’altare della Madonna di S. Luca a Bagolino.

Giungiamo così al 1700, il “secolo d’oro” degli intagli lignei, quello dominato dai “Boscaì”.
È proprio in questo secolo che fanno capolino altri intagliatori non meno creativi dei “Boscaì”.

Il meglio degli intagli ospitati dalla monumentale chiesa plebana di Bione è opera di Marchiondo Bonomini di quel paese, attivo anche a Mura ed in parecchie altre chiese con uno stile vaporoso ed elegante molto vicino a quello dei “Boscaì”.

A Lavenone, oltre ai “Boscaì”, sempre nel periodo aureo del 1700, risulta attivo Bortolo Zambelli, un grande artista non adeguatamente studiato, con bottega a Brescia, probabilmente originario di Levrange e legato in qualche modo ai “Boscaì”, anche se pienamente autonomo per capacità e per stile.
È ancora dubbia la paternità della splendida ancona del santuario di Auro e potrebbe essere una delle più significative opere di Bortolo Zambelli.

A Idro lo scenografico ciborio dell’altare maggiore, la soasa dello stesso, la cantoria e la cassa dell’organo, sino ad ora ritenute tra le migliori opere sei Boscaì, sono uscite invece, nei primi due decenni del 1700, dalla bottega di Francesco Magioni e del figlio Vincenzo attivi a Brescia.

Gli stessi potrebbero essere gli artefici dell’elegante ancona dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Belprato.

Come si vede, anche da queste succinte note, il viaggio nell’arte degli intagli lignei valligiani è piuttosto articolato e diversificato in quanto ad apporti artistici per il piacere di chi ama queste bellezze.

Alfredo Bonomi
Ottobre 2014
   


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