17 Luglio 2013, 07.23
Valsabbia Bagolino
Mostre

«Gli occhi della speranza»

di John Comini

San Lorenzo a Bagolino ospita fino al 28 luglio una mostra di Antenore e Giovanni Taraborelli. Immagini scattate in Brasile, a Fortaleza, dove fra gli ultimi operano le suore di Casa San Giuseppe

 
Sabato 13 luglio è stata inaugurata presso la Chiesa di San Lorenzo di Bagolino la mostra fotografica “Gli occhi della speranza”, realizzata da Antenore e Giovanni Taraborelli.
L’esposizione, che rimarrà aperta sino a domenica 28 luglio, è stata fortemente voluta da don Arturo Viani, che purtroppo non ha potuto presenziare per motivi di salute ed a cui è stato rivolto un caldo applauso da parte dei pubblico.
 
Nell’introduzione l’artista Lino Scalvini ha ricordato che le immagini sono un  modo di coinvolgere il visitatore per accendere il desiderio di cooperare con il progetto delle suore di Casa San Giuseppe.
Si tratta infatti di fotografie scattate in Brasile, a Fortaleza, che testimoniano la bellezza e la tragica condizione in cui versa la popolazione di quell’enorme agglomerato urbano.
 
I bambini sono i protagonisti di queste fotografie, i loro sorrisi fanno da contrasto con le anguste baracche in cui si trovano a vivere.
Proprio durante il Mundialito, a cui ha partecipato anche la Nazionale italiana, abbiamo potuto osservare la maestosità dello stadio, che servirà per accogliere le gesta delle squadre del campionato mondiale in programma la prossima estate. 
 
Fuori dal dorato mondo del pallone, come ha detto suor Letizia delle suore della Casa fondata da Elisa Baldo nella presentazione, c’è l’angosciante agglomerato di povertà, uomini e donne che vivono in case composte per la maggior parte da 2 stanze ed un cortile dove buttano i loro rifiuti ed espletano i propri bisogni, dove le fogne non esistono ed il caldo amplifica gli odori.
 
Ci sono immagini e filmati delle suore di Madre Elisa Baldo, che con la loro presenza nei vicoli e case assicurano un’accoglienza sempre calorosa ed ospitale, dove un abbraccio ed un sorriso  attirano questi meravigliosi bambini che sgusciano dappertutto e corrono incontro festanti.
Sguardi di bambini che hanno giĂ  il segno di aver visto le cose piĂą tragiche ed angoscianti, bambini abbandonati dai padri e costretti ad arrangiarsi con ogni mezzo per sopravvivere.
 
Certo, si legge sui giornali che il Brasile sta diventando una grande potenza economica, ma solo una piccola percentuale della popolazione ne approfitta, grazie allo sfruttamento intensivo del latifondo e della monocoltura industriale.
Al turista ignaro appaiono scene di infinita tristezza, ragazze che si prostituiscono per pochi soldi, bisogna stare attenti ad essere derubati perché ad una ingiustizia si risponde con l’illegalità, con la diffusione della droga e quindi della malavita organizzata. Proprio di queste ore è la tragica notizia di un Padre Piamartino assassinato proprio a Fortaleza.
 
Come diceva ancora suor Letizia nella presentazione della mostra, la televisione è presente in ogni catapecchia, e porta bagliori di finzione per edulcorale una buia realtà.
E la stessa suora giustificava la ribellione di parte della popolazione che durante il Mundialito si era riversata nelle strade per protestare contro le spese folli per il calcio e l’assoluta mancanza da parte dei governanti per progettare un mondo diverso. Alla violenza delle favelas si risponde con la violenze dei vigilantes.
 
Ecco allora che le suore hanno creato 4 case in cui si propone l’educazione come unica risorsa per frenare l’abisso.
200 bambini della scuola materna e 500 nelle scuole più “alte” rappresentano la sfida attraverso l'istruzione, unico mezzo attraverso cui si realizza l'uguaglianza sociale.
Non si tratta solo e unicamente di dare il necessario vitto e alloggio ai bambini, ma di responsabilizzare le persone per far loro riconquistare la dignitĂ  di uomini e donne.
 
La mostra di Taraborelli è allora una piccola goccia, per far conoscere questi progetti di speranza,  che vivono mediante i contributi che vengono dall’Italia (servono 500 mila euro ogni anno) anche attraverso le adozioni a distanza, strumento indispensabile per la loro attività.
Allora dalle immagini dei volti di bambini che ti sorridono, anche se hanno visto il buio della paura, traspare un barlume di speranza, anche per chi fatica a credere che un giorno qualche cosa cambierĂ .
 
John Comini
 


Commenti:
ID34176 - 17/07/2013 11:23:00 - ("Sandro" Salvadori) - COMPLIMENTI

Gli occhi della speranza sono gli occhi del cuore. La bravura di un fotografo credo sia anche quella di saper immortalare ci che non appare e per farlo bisogna appunto avere sensibilit d'animo... Dote che non manca ad Antenore e Giovanni. Bravi.

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