13 Luglio 2013, 07.00
Bagolino
Mostre

Lo sguardo dei bimbi delle favelas

di c.f.

"Gli occhi della speranza" è il titolo della mostra fotografica di Antenore e Giovanni Taraborelli che sarà inaugurata oggi pomeriggio a Bagolino, dedicata alla missione delle Umili Serve del Signore di Gavardo a Fortaleza, in Brasile

 

Dal 13 al 28 luglio a Bagolino,  presso la chiesa di S. Lorenzo, in via Parrocchiale, è allestita la mostra fotografica: “Gli occhi della speranza - perché il futuro di oggi sia migliore di quello di ieri†di Antenore e Giovanni Taraborelli, di Gavardo.

L’esposizione, promossa da Liberars Bagolino, è inserita in quelle attività culturali che animano l’estate bagossa.

L’inaugurazione si terrà questo sabato alle 17. La mostra sarà aperta al pubblico nei giorni feriali dalle 17 alle 19.30, la il sabato e i festivi dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.30.

Il contenuto della mostra ha come obiettivo la sensibilizzazione circa l’operato delle suore Gavardo della congregazione delle Umili serve del Signore di Madre Elisa Baldo.
Non è una novità assoluta in quanto la mostra fu presentata con gli stessi obiettivi nelle sale del museo di Gavardo nel dicembre 2011: pertanto si presenta come una sorta di mostra itinerante che si arricchisce di opere nuove (a Bagolino saranno esposte una trentina di foto in più rispetto all’esposizione Gavardese) in modo da suscitare interesse nuovo in vecchi visitatori, cercando di mantenere inalterato il suo obiettivo umanitario.

Gli autori hanno cercato di raccontare una realtà diversa da quella che comunemente è radicata nell’immaginario collettivo nel momento in cui si nomina una città come Fortaleza.

«Fortaleza – afferma Antenore Taraborelli – richiama alla mente immagini di spiagge lunghe e bianche, di grattaceli affacciati sull’oceano, di tramonti meravigliosi a bordo piscina con lo sguardo rivolto al mare.
La nostra Fortaleza è molto diversa da tutto questo. È la città che si sviluppa lontana dalle spiagge ed è popolata da centinaia di, migliaia di persone che vivono all’ombra di quegli edifici lussuosi e imponenti.
Le Suore di Gavardo hanno costruito una scuola nel quartiere di Serrinha, un punto di riferimento importante per famiglie abbandonate a se stesse».

A riguardo della mostra ha scritto John Comini, regista del Teatro Gavardo: «Gli amici Giovanni e Antenore, coordinati da Giuseppe, hanno allestito una mostra fotografica cercando (almeno questa è la loro speranza) di coinvolgere il visitatore in emozioni reali, senza suscitare compassione o facile sentimentalismo, emozioni che possano accendere il desiderio di cooperare con il progetto delle suore di Casa San Giuseppe. L’idea è nata da un viaggio fatto proprio in quei luoghi.
Ci sono impressioni difficili da dimenticare, come quando Giovanni e Antenore sono atterrati nella notte brasiliana, in una città enorme, fra milioni di luci riflesse dai lussuosi grattaceli che si affacciano sull’oceano e che via via, man mano che lo sguardo va verso l’entroterra, si affievoliscono fino a spegnersi.
Ma dove sembra non ci sia più luce, si sviluppa la città di Fortaleza, colma di vita, di angoscia e di speranza.
Ci sono odori strani che si colgono quando si aprono le porte dell’aeroporto, che ti proteggevano dal caldo e l’umidità dell’esterno con aria condizionata. Subito si sente un forte odore difficile da descrivere, un odore che potrebbe essere definito anche puzza, se non fosse che se ne ha un dolce ricordo.
Ci sono immagini impossibili da scordare, come quelle del quartiere di Serrinha, abitato da bambini, uomini e donne che vivono in case composte per la maggior parte da 2 stanze ed un cortile dove buttano i loro rifiuti ed espletano i propri bisogni, dove le fogne non esistono ed il caldo amplifica gli odori.
Ci sono sensazioni di squallore e di minaccia che ti avvolgono nelle notte, appena giunti dal lungo viaggio, ma che al risveglio si trasformano in un mattino di luce, di voci, di colori. Ci sono frammenti di vita nei quali si ha la fortuna di conoscere persone disponibili e accoglienti, che ti fanno sentire a casa, come le suore di Madre Elisa Baldo, grazie alle quali è possibile conoscere la gente in modo speciale».

«In occasione della mostra – afferma Antenore – dedichiamo un affettuoso saluto a don Arturo Viani, che da qualche tempo non gode di buona salute, e che ci esortò a portare il nostro lavoro a Bagolino».



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