11 Agosto 2010, 09.00
Vestone Odolo
Compleanni

Scoccano i 95 per Candida

di Giancarlo Marchesi

Il marito Gino, odolese, fu uno dei più rinomati "maester" della lavorazione del ferro. Con lui girò tutta l'Italia.

 
Candida Marchesi Peroni, che tra pochi giorni a vestone taglierà il traguardo delle 95 primavere, nel corso della sua vita ha peregrinato, per ragioni di lavoro, lungo tutta la Penisola.
Giovanissima, a 17 anni, sposa l’odolese Gino Peroni, abile artigiano, maestro nella lavorazione del ferro, impiegato presso la rinomata azienda vestonese «Oliva e Guerra».
Gino era specializzato nel realizzare attrezzi rurali di qualsiasi tipo, dalle vanghe utilizzate nell’Italia Centrale ai badili impiegati nelle campagne del Meridione.
Grazie alla sua abilità, nel 1935 è ingaggiato, con la promessa di maggiori guadagni, dall’imprenditore siciliano De Matteis.
 
Gino, la giovane moglie, e il piccolo Luigi, nato quello stesso anno, si trasferiscono a Tremestieri, località del catanese.
Candida accudisce alle faccende domestiche, mentre il marito è impegnato in fucina per realizzare attrezzi che vengono impiegati nelle saline della regione.
Nel 1938 Candida e Gino lasciano la Sicilia per il Lazio.
L’artigiano odolese è chiamato da Mariano Spada a Ronciglione, in provincia di Viterbo, per prestare la propria opera nelle sue officine metallurgiche.
 
Nella campagna viterbese i giovani coniugi sono raggiunti dai genitori di Gino, Luigi detto Sisto, esperto metallurgo, e da mamma Rosina.
Anche nelle ferriere di Ronciglione i Peroni, padre e figlio, danno prova della loro abilità, frutto della tradizione metallurgica bresciana.
Tuttavia la Seconda guerra mondiale sconvolge i loro progetti, tanto che sono costretti a riparare in Valsabbia.
Gino trova impiego in un’azienda locale, ma con la fine del conflitto torna a Ronciglione.
 
L’immediato Dopoguerra, tuttavia, si presenta denso di problemi: la rapida meccanizzazione dell’agricoltura laziale porta con sé un brusco calo delle richieste di attrezzi rurali.
Così Gino e Candida accettano l’offerta dell’imprenditore calabrese Callipo, e si trasferiscono a Pizzo Calabro.
Il lavoro non manca, tanto che il giovane Luigi affianca il padre nel lavoro al maglio.
Ma nel 1950 Gino si ammala: è ricoverato all’Ospedale di Napoli, il migliore del Meridione. Malgrado ciò, la diagnosi medica non lascia speranze: è affetto da un male incurabile.
 
La famiglia Peroni è obbligata a lasciare la Calabria e Gino trascorre gli ultimi giorni di vita nel suo paese natale, Odolo.
Dopo aver ripercorso tutta la vita le strade produttive tracciate dagli artisti bresciani del ferro nel ‘500 e nel ‘600, lavorando nelle antiche località metallurgiche di Sicilia, Calabria e del Lazio, Gino ha voluto tornare alla casa paterna, dove si è spento nel 1951.
 
A soli 36 anni, Candida ha sulle sue giovani spalle l’onere di mantenere 5 figli. Ma, grazie all’aiuto del primogenito Luigi, alla disponibilità della mamma Annunciata e delle sorelle Artemisia e Bruna, Candida, riesce, con non pochi sacrifici, nell’impresa di far studiare gli altri 4 figli e trovare loro un impiego.
Oggi Candida vive serena, in compagnia del primogenito, a Mocenigo vecchia, ma il suo pensiero è ancora rivolto al marito, che è morto proprio quando nella sua Odolo stavano nascendo i «Laminatoi» e con la produzione di «tondino» gli odolesi iniziavano a raccogliere le prime soddisfazioni economiche, dopo lunghi sacrifici.
Candida è certa che, se il destino non lo avesse strappato prematuramente alla vita, Gino avrebbe potuto essere uno dei protagonisti della rinascita odolese.
 
Giancarlo Marchesi


Commenti:
ID3357 - 11/08/2010 09:30:00 - (CHRISTIAN) - Auguri

Tanti Auguri dai tuoi nipoti Christian e Daniela ciao ciao nonna

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