20 Febbraio 2010, 18.36
Vobarno Valsabbia
Pedofilia

Trentenne in manette per violenza sessuale

di Ubaldo Vallini

Almeno due i casi accertati a danno di due ragazzine di Vobarno che all’epoca avevano 13 e 14 anni.

 
Storie di violenza sessuale in Valle Sabbia, ai danni di due ragazzine di Vobarno che hanno tenuto a lungo segreta la vicenda, fino a quando non ce l’hanno più fatta ed hanno raccontato tutto ai genitori.
Le famiglie si sono rivolte ai carabinieri e questi, svolgendo con discrezione e sensibilità le delicate indagini, sono riusciti a raccogliere sufficienti elementi per far emettere l’ordine di carcerazione.
Le manette sono scattate giovedì scorso ai polsi di un trentenne valsabbino che vive in un paese della Conca d’Oro e che di lavoro fa il rappresentante.
 
I fatti
Il primo episodio ricostruito dai carabinieri è avvenuto a gennaio dello scorso anno, quando una ragazza di 14 anni ha deciso di accettare un passaggio in auto verso Desenzano offertogli dall’uomo, che per altro conosceva bene essendo lui l’ex fidanzato di un’amica di famiglia.
Dopo pochi chilometri però ecco la sorpresa fatta di avance sempre più spinte e di tentativi di palpeggiamento, ai quali la ragazzina si è sottratta solo grazie alla sua prontezza di riflessi e ad una precipitosa fuga a piedi.
 
Ad agosto, sempre del 2009, il secondo episodio, questa volta nei pressi di uno dei supermercati che aprono a Vobarno.
La vittima, una ragazzina di 13 anni, è stata avvicinata dal trentenne mentre era in compagnia di un’amica. Le due si sono subito accorte delle intenzioni dell’aggressore, anche perché lo conoscevano di fama, e si sono date alla fuga.
La più giovane, terrorizzata, si sarebbe però messa in trappola da sola, nascondendosi nei servizi igienici del supermercato, dove il ragazzo l’ha raggiunta e ha preso ad insidiarla.
Solo l’intervento dell’amica, tornata sui suoi passi in suo soccorso, ha messo fine agli sgraditi palpeggiamenti e alle pedofile avance.
 
L'indagine corre su Facebook
L’intera vicenda è venuta a conoscenza dei genitori delle due ragazzine solo alla fine dello scorso mese di gennaio ed hanno sporto denuncia. Qui le cose sono precipitate, anche perché il fatto che i carabinieri avessero avviato le indagini è stato rivelato su facebook da una delle due vittime.
Tramite il popolare network, la voce è arrivata anche all’orecchio dell’aggressore, che ha contattato una delle due vittime chiedendo un incontro.
 
L’appuntamento è diventato però una trappola: proprio quel colloquio, infatti, attentamente monitorato e registrato dai carabinieri, ha finito col fornire le prove inequivocabili di quello che era successo mesi prima.
Il trentenne, incensurato, ma conosciuto nell’ambiente giovanile per questa sua morbosità sessuale più volta manifestata nei confronti delle ragazzine, si trova ora in stato di custodia cautelare in carcere e dovrà rispondere violenza sessuale ai danni di minori.
 


Commenti:
ID1503 - 20/02/2010 22:52:00 - (arcobaleno) -

MI PIACEREBBE SAPERE PURE IL NOME DI QUESTA SOTTOSPECE DI UOMO

ID1504 - 21/02/2010 00:30:00 - (gianchi68) - la praivassi per chi?

con la scusa della praivassi siamo arrivati al punto che i delinquenti hanno più libertà delle vittime (vedi il caso dell'onorevole con la droga) ci impongono le leggi che vogliono loro per sono i primi che le infrangono, io proporrei di togliere questa praivassi e dare giustizzia a coloro che hanno subito il torto, una persona che sbaglia va giustamente giudicata fino a prova contraria con le prove, ma chi viene preso con le mani in pasta è giusto che venga idetificato cosi facendo tutti possiamo guardarcene bene. spero per che questa persona con la scusa del malato venga liberato e non finisca ancora a fare quello che faceva prima (giustizzia venga fatta veramente come si deve)

ID1505 - 21/02/2010 21:43:00 - (arcobaleno) -

Sono pienamente daccordo con te... salvorestando che qualche minuto di paura mi piacerebbe farglielo provare personalmente

ID1510 - 22/02/2010 11:44:00 - (Pothos) - Guardiamolo in faccia. (Pothos)

L'unico sistema per far fronte a questi continui abusi è di rendere pubblica la persona in oggetto, mediante Nome, Cognome e relativa fotografia, che tutti sappiano con chi si ha a che fare.

ID1512 - 23/02/2010 01:54:00 - (alfredo) - alfredo

"le pene..devono tendere alla rieducazione del condannato" (lo dice la costituzione, non io). (per fortuna) non siamo più nel medioevo, quando i criminali erano esposti al pubblico ludibrio, o nel far west dei manifestini "wanted" con nome, cognome, fotografia dei ricercati. non sto dalla parte di chi delinque, tanto meno se il reato in questione è tanto spregievole, ingiustificabile e immondo. non ho un'incondizionata fiducia nella legge (e tanto meno nel sistema penale), ma non credo le cose andrebbero meglio se ognuno iniziasse a farsi giustizia da solo.

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