30 Ottobre 2015, 09.26
Valsabbia
Pensiero

Il mostro

di LoStraniero

La parola ”mostro” (dal latino monstrum) indica, un prodigio, un segno divino, e deriva da monere: avvisare, ammonire


Il mostro è l'apparire, il manifestarsi, il mostrarsi improvviso di qualcosa di straordinario, di divino, che è un ammonimento e un avvertimento per l'uomo.
Il presagio suscita un senso di meraviglia e di stupore e può essere gaio o funesto, generando perciò conforto o spavento.

Mostro può essere anche qualcuno che ha caratteristiche eccezionali tali da collocarlo a un livello molto superiore al normale, oppure qualcuno o qualcosa che minaccia la nostra sicurezza e la nostra sopravvivenza.

La mia personale accezione di “mostro” è invece molto più ampia e soggettiva.
Per me il “mostro” è qualcosa o qualcuno con cui devo necessariamente avere a che fare, ma che non conosco e non capisco. Ciò mi obbliga a compiere uno sforzo preliminare di comprensione e di conoscenza notevole e impegnativa.

Una volta però conosciuto, il mostro non è più mostro, anche se ad averci a che fare è sempre un’impresa: un’impresa complessa.

Il mostro più mostruoso di tutti è il sistema complesso perché è formato da un numero elevato di elementi tra loro collegati e intrecciati.
Se il numero di elementi è elevato, quello dei collegamenti è elevatissimo, tutti intrecciati tra loro in un groviglio inestricabile senza capo né coda.
A guardare il disegno di un sistema complesso ti viene il mal di testa e qualche volta anche di stomaco.
Un intervento, dall’esterno, su uno o più dei suoi elementi si ripercuote sugli altri in misura e in maniera diversa, ma complessivamente non proporzionale.

Il comportamento del sistema è dinamico perché evolve nel tempo.
E’, inoltre, flessibile: assorbe senza scomporsi disturbi esterni anche per lungo tempo. A volte, imprevedibilmente, è scosso da perturbazioni violente che mettono a repentaglio la sua stessa esistenza.

Avere a che fare con oggetti del genere è dura. Tutto perché il nostro cervello non è attrezzato per farlo.
Le nostre strutture mentali formatesi nel corso di millenni di evoluzione secondo una logica lineare, come quella del pensiero greco, non sono adatte per risolvere problemi complessi.
Eppure questi problemi sono sempre esistiti. Per la loro risoluzione gruppi di esperti, seduti intorno a un tavolo, dopo lunghe ed estenuanti discussioni e varie e alternate riflessioni, riescono, quasi sempre, a non  decidere e quando lo fanno, la loro decisione, se non sbagliata, è il più delle volte unilaterale, approssimata e confusa.

Guardate i nostri organi istituzionali: Governo, Parlamento, Regioni eccetera.
Si tratta di soggetti che decidono. Decidono poco, ma costano molto. Quello che però è più grave è che la maggior parte delle loro decisioni genera effetti opposti a quelli dichiarati provocando danni gravissimi alla collettività.
E questo quando sono in buona fede. Non parliamo di quando lo fanno a posta.

Il fatto è che per capire qualcosa dei sistemi è necessario cambiare il modo di pensare
. E questo credo che sia un problema ancora più complesso.

Noi siamo immersi dal capo ai piedi in sistemi: da quello biologico a quello atmosferico, da quello ecologico a quello economico e a quello sociale. Noi stessi siamo un insieme di sistemi: nervoso, circolatorio, digerente, eccetera. Com’è possibile che la maggior parte delle persone non sappia nulla o quasi di come funzionano i sistemi?

La cosa è sconcertante.

Bisognerebbe sottoporre preventivamente le persone
deputate a prendere decisioni a test specifici di conoscenza dei sistemi complessi e della scienza della complessità per evitare che arrechino danni.
Questa nuova scienza poi, non può essere relegata solo in qualche ateneo, perché i sistemi fanno parte di noi stessi, della nostra vita di tutti giorni, della realtà che ci circonda da vicino e da lontano. Andrebbe diffusa a tutti i livelli: familiari, scolastici, economici, aziendali, sociali.

Mah!

S’è fatto tardi, ma non è mai troppo tardi.
Dalla finestra penetrano già le ombre della sera. Alto, oltre il profilo severo dei monti, un tremolare di stelle, che forse non esistono più, sussurra forse un messaggio: debole, flebile, fioco.
Come il ricordo di una patria lontana che, ormai, non c’è più.

LoStraniero




Commenti:
ID62250 - 30/10/2015 11:17:01 - (Dru) - L'apparire

è sempre un sopraggiungere, ogni apparire, anche quell'apparire che è un permanere. Il mostrarsi, il manifestarsi è del mondo, di tutte le cose. Non ci sono le cose che non si mostrano, questa la convinzione e non ci sono più quelle che non si mostrano più. Ma sarà davvero così? Cosa ci dice in fondo la morte, la morte ci dice che un apparire di un essente non appare più, non ci dice che questo non esiste più, eppure noi identifichiamo lo scomparire con l'annullarsi delle cose.

ID62251 - 30/10/2015 11:28:42 - (Dru) - È questo annullamento il mostro.

noi siamo angosciati nel profondo perché pensiamo che l'essere sia nulla, quando è nulla, questo l'annullamento dell'essere, dell'esistere, di ogni esistere, non solo di quando moriamo, anche di ieri: con la morte dell'ieri l'io ha una speranza, ha la speranza dell'io di domani. La morte dell'io no, non ha il domani, così la morte dell'io di ieri. La morte dell'io non ha il domani, la morte dell'io di ieri ha il domani non nell'ieri ma nell'io. In definitiva io sono stato ieri e sarò domani, che muoiono sono modi di essere dell'io, in questo caso specifico lo ieri: Aristotele qui direbbe dell'io che lo ieri è per accidens, restando la sostanza, l'io. Ma l'io di ieri muore e ci angoscia per quel tanto che riduce quel modo di essere dell'io, ma purtroppo, o per fortuna, muore anche l'io, questo sappiamo della cultura Occidentale, questo conosciamo, che l'io va nel nulla, come di tutte le cose e di tutti i momenti. Ma sarà proprio vero?

ID62252 - 30/10/2015 11:37:29 - (Dru) - L'essere non è nulla, ma il nulla è suo principio per il nichilista

questo pensiero sopra non pretende di dire che quindi l'essere, quando è nulla, è nulla. Se ad un nichilista chiediamo, ma l'essere è nulla? Ovvio che questo ci dirà che la domanda ha una risposta ovvia, no, l'essere non è nulla. Però ad un caro defunto il nichilista dice che non c'é più, la sua esistenza si è spenta. e nessuno oggi scommetterebbe più nulla della propria vita nell'esistenza di quel caro defunto. Eppure del caro defunto la sua esistenza non appare più, non è vero che non c'è più. Se apparisse l'annullamento, ciò che appare è il non apparire e questo produrrebbe un regressus ad indefinitum, tale che davvero avrebbe ragione la filosofia orientale con il velo di Maya. Ma purtroppo, o per fortuna, ha torto. Ma questa è una lunga storia...

ID62253 - 30/10/2015 11:41:53 - (Dru) - Per concludere

quello per cui noi viviamo con tanto affanno e in cui noi crediamo più profondamente, tutti dico, non è vero, cioè appunto non è affatto evidente, non si mostra il mostro, è frutto della nostra fervida immaginazione o deduzione, teoria al dunque, ma non si manifesta affatto, la morte degli esseri non è manifesta.

ID62255 - 30/10/2015 11:59:19 - (Dru) - Ora l'obiezione potrebbe replicare

è vero, quando si produce l'annullamento, questo è impossibile che appaia, in quanto se lo fosse, allora si annullerebbe lo stesso apparire, che non potrebbe così mostrarsi . Ma questo non significa che necessariamente l'essere che scompare dall'orizzonte dell'apparire sia, potrebbe anche non essere. Questa seconda necessità, poiché la prima è dettata dalla fenomenologia cioè dall'impossibilità, sempre logica, che nell'apparire appaia ciò che non può apparire, dicevo che questa seconda è una necessità del logos o logica. Se vi fosse un tempo in cui l'essere non è, significherebbe che i differenti sarebbero identici, ma è proprio questo l'impossibile.

ID62256 - 30/10/2015 12:02:41 - (Dru) - L'avviso è il de visu

ma come vediamo le cose? Capisci allora Leretico che questa è la super etica?

ID62258 - 30/10/2015 14:39:12 - (LoStraniero) - Caro Dru

del tuo commento non ho capito quasi niente. Il che vorrebbe dire che qualcosina ho capito. Tieni presente però che l'accezione comune di "quasi" ha il significato di "meno" e perciò la parola, posta accanto a niente dovrebbe significare che ho capito meno di niente. Come la mettiamo?Adesso dimmi che c'entra Leretico. Potrebbe entrarci solo se assomigliasse al prezzemolo.

ID62259 - 30/10/2015 15:02:49 - (Dru) - Elementarizzo

essere e apparire dell'essere, questo il phainestai, questo il fenomeno, questo il manifestarsi.

ID62260 - 30/10/2015 15:03:49 - (Dru) - Da una parte l'essere

cioè il mondo delle cose tutte.

ID62261 - 30/10/2015 15:04:24 - (Dru) - Dall'altra il loro manifestarsi

la coscienza o presenza.

ID62262 - 30/10/2015 15:06:02 - (Dru) - Il mondo delle cose non può essere

se non appare

ID62263 - 30/10/2015 15:06:33 - (Dru) - Il mondo delle cose non può apparire

se non è.

ID62264 - 30/10/2015 15:07:08 - (Dru) - Questa la fenomenologia

cioè la logica del fenomeno.

ID62265 - 30/10/2015 15:10:30 - (Dru) - Il principio di ogni fenomenologia

È impossibile la negazione di ogni evidenza del contenuto che appare.

ID62266 - 30/10/2015 15:12:02 - (Dru) - L'Obiezione

bello detto il tuo principio, ma cosa realmente appare del contenuto evidente dell'apparire.

ID62267 - 30/10/2015 15:13:55 - (Dru) - Metafisica tutta, da Aristotele e prima a Leopardi e dopo

appare che il contenuto è l'essente che oscilla tra l'essere e il nulla.

ID62268 - 30/10/2015 15:15:04 - (Dru) - Verità

l'essente non è il niente, è impossibile l'apparire della metafisica.

ID62269 - 30/10/2015 15:16:53 - (Dru) - Perché superetica?

l'etica è l'alleanza con la superiore potenza.

ID62270 - 30/10/2015 15:18:16 - (Dru) - L'uomo mortale non può nulla contro la morte

perché è morte da sempre e per sempre, identificando i differenti, identificando l'essere al nulla, questo è il diventare altro di ogni cosa.

ID62271 - 30/10/2015 15:20:18 - (Dru) - L'uomo veritativo

può tutto. Può tutto significa che fin dall'origine è vero che non è quel tutto che appare non come tutto, ma soprattutto non è nulla.

ID62272 - 30/10/2015 15:21:53 - (Dru) - Allora l'obiezione replica

Il fatto è che per capire qualcosa dei sistemi è necessario cambiare il modo di pensare. E questo credo che sia un problema ancora più complesso.

ID62273 - 30/10/2015 15:22:25 - (Dru) -

Appunto.

ID62274 - 30/10/2015 15:51:12 - (Dru) - Id62271

che l'uomo non sia tutto è vero, ma gli è parte. È vero significa è necessario.

ID62275 - 30/10/2015 16:00:16 - (Dru) - Sempre tale id...Che l'uomo non sia nulla

è altrettanto vero, cioè è altrettanto necessario. Ma mentre dire che l'uomo è nulla (diventa nulla) è contraddizione, dove il contraddittorio si mostra quando l'uomo che è uomo è anche nulla, si che l'essente uomo è altro da sé, quel nulla che non è uomo, e la cancellazione o negazione della contraddizione è appunto il toglimento del predicato, dell' esser nulla. Al contrario dire che l'uomo è tutto è la contraddizione C, dove per C si distingue questa dalla contraddizione normale, quella precedente. Si che l'uomo che è tutto, o diventa tutto, si toglie,come contraddizione C, non negandone il contenuto, ma amplificandone all'infinito il suo apparire.

ID62276 - 30/10/2015 16:02:39 - (Dru) - Dunque

credere che l'uomo sia nulla, insomma che la morte porti l'esser uomo nell'esser nulla' è operazione che entifica il nulla o nullifica l'ente,mè l'impossibile.

ID62277 - 30/10/2015 17:02:49 - (Dru) - Leretico c'entra

in quanto sostiene che il mio discorso intorno la storia del mortale vuole contraddittoriamente insegnare la strada del suo percorso, giocando sporco, giocando una partita che andrebbe giocata su un piano, quello ontologico, sul piano del nichilismo . Allora ho preso in prestito la fenomenologia da te prodotta, perché di questo parla il tuo articolo, per mostrare a Leretico che concepire nella storia il suo essere non significa per forza ontologizzarla, almeno per ciò che concerne l'impossibile ontologizzazione.

ID62279 - 30/10/2015 17:21:57 - (Dru) - Traduco

Leretico sostiene che la vita del mortale è una scelta, lo sostiene sulla base degli studi di filosofia. Vivere significa scegliere,cioè significa allontanarsi dall'abbraccio mortale della barriera che impedisce di agire.Vivere significa quindi agire. Fin da principio. Fin da principio il mortale vive in quanto agisce contro la barriera, ogni barriera che lo impedisce. La volontà di vivere esige il diventar altro, altrimenti l'uomo muore. L'uomo si convince che le cose, per quanto stanti nella barriera divina, "non sono di per sé ostili al cambiamento". L'avvisare è il vedere ciò che ancora non è disponibile disponibile..La visibilità del mondo è innanzitutto la visibilità del diventar altro.

ID62280 - 30/10/2015 17:22:15 - (Dru) -

Questa non è l'ultimatività, ma un conto è l'evidenza della vita come diventar altro, e questo, che è della follia nella verità, è la verità della follia, e un altro è dire che questo sguardo è impotente sulla follia, in quanto si è allo stesso modo folli nel credere di poter incidere.

ID62282 - 30/10/2015 20:04:24 - (Dru) -

S’è fatto tardi, ma non è mai troppo tardi. Dalla finestra penetrano già le ombre della sera. Alto, oltre il profilo severo dei monti, un tremolare di stelle, che appaiono incerte, appaiono e scompaiono, sussurra forse un messaggio: debole, flebile, fioco nella loro sempiterna gloria. Come il ricordo di una patria lontana che, ormai, non appare più nella stessa lucentezza, perché oltrepassata nell'orizzonte dell'apparire.

ID62283 - 30/10/2015 20:49:04 - (Tc) - ...

azz...ma siete tutti dei mostri...io purtroppo dall'alto della mia ignoranza sono mostruosamente restato indietro...:-D

ID62284 - 30/10/2015 22:14:52 - (Capitano) - Ottimo spunto LoStrarniero

io starei comunque tranquillo dato che tra una decina di anni al massimo e le decisioni non le prenderanno piú gli uomini.. Gli uomini faranno quello che una simulazione al pc gli dirá di fare.. L'uomo é ormai superato.. guardiamo avanti con fiducia

ID62285 - 30/10/2015 23:19:39 - (Dru) - Una radicalizzazione del ragionamento sopra esposto

anche la coscienza è, in quanto oggetto del mondo, un essente, anche l'apparire di un essente è un essente. E anche un essente è il suo apparire. Questo intreccio, che è il vero sistema complesso, non è complessificazione o complicatezza, ove si tenga presente che l'apparire dell'essente è, come è dell'essente l' essente stesso, il contenuto dell'apparire come l' apparire dell'essente, si che il contenuto è e l'apparire dell'apparire e l'apparire dell'essente.

ID62286 - 30/10/2015 23:24:45 - (Dru) - Ora

ciò che rende l'intelletto come l'astratto del ragionamento è quell'apparire dell'essente come base dell'apparire, di ogni apparire. Considerare, come fa l'intelletto (astratto), dell'apparire solo l'essente, è complicare il complesso, che se visto nella sua verità è il vero semplice.

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