Madonna de Manghèr o del Malgher?

E’ una vecchia disputa che si trascina da anni a Vallio Terme e che è riemersa in occasione della benedizione delle Santelle della Via Crucis avvenuta domenica 9 settembre scorso, posizionate nel parco del Santuario. Orbene questo tempio votivo è dedicato alla B.V de Manghèr nome che si trasforma spesse volte in Malgher. Come era da prevedersi la popolazione del piccolo paese di Vallio si è schierata su due fronti opposti capeggiati ognuno da due appassionati di storia locale: Gabriele Ferandi che propende per “Malgher” e l’autore del presente articolo che sostiene essere “Mangher” il termine esatto”.

A parere di quest’ultimo si può dirimere la disputa consultando antichi documenti depositati per volontà delle signore Vittorina e Lucia Bresciani nel Fondo XXIV° della famiglia Agostini. Orbene nel doc. 2 di detto fondo, un antico registro delle offerte del Santuario di Vallio, nella lunga e pignola elencazione che spazia dall’anno 1722 all’anno 1765 compare alla data del 4 febbraio 1722 la scritta “B.V.M. di Mangheri”; tale nome si ripete poi alle date: 11 giugno 1726, 16 marzo 1927, 27 luglio 1927. Da precisare che la lettera “i “ con relativo puntino appare sempre molto chiara. E’ solo una supposizione dell’autore della ricerca, che non è un esperto in materia, ma Mangheri potrebbe essere il cognome di una lontana famiglia e forse (altra supposizione) quella del pastorello al quale era apparsa la Vergine.
A datare dal 9 settembre 1727 sul manoscritto il nome “ Mangheri” perde la “i” finale e si trasforma in “Manghèr” e tale rimane fino al 1765 anno in cui termina il manoscritto.

In un altro documento (N. 8 dello stesso fondo), un estratto conto dei pagamenti dell’Oratorio della B.V. datato 24 agosto 1801”, appare il termine “Malgher”. Però i documenti N. 60/bis e 60 datati 12 ottobre 1889 e 27 dicembre 1900 (riguardano il Capitolato dei diritti e dei doveri del Sagrista della Chiesa Parrocchiale di Vallio) riappare l’antico termine “Manghèr”.

Il prof. Gualtiero Laeng ( 1888 – 1968) , M.O. dell’Ateneo di Brescia e del C.A.I, alpinista e storico italiano celebre per avere segnalato per la prima volta nell’anno 1909 l'esistenza delle incisioni rupestri della Valcamonica) nel suo opuscolo “Appunti relativi alla conca della Vrenda di Vallio e suoi toponimi” alla voce Manghèr scrive: «Il nome appare scritto in forma diversa sulle varie edizioni delle tavolette militari: per es. Manghèr nelle più antiche, in bianco e nero; Mangher, non accentato, nelle più recenti a colori. Il Gnaga fornisce anzi il dialettale Malghèr, confermatoci anche da autorevoli persone del luogo; ma in qualunque modo il nome ci sembra incompleto se non è preceduto dalla specifica: “Madonna del”, da cui è venuto anche il nome al rivo che scorre al di sotto del Santuario. Nel primo caso (nome accentato) ed accogliendo anche la versione dialettale del Gnaga) l’etimologia che si presente più spontanea è quella del vocabolo medievale margarius o malgarius, ossia “casaro” o “malghese”, mandriano. Strano è comunque l’insistente apparire della lettera “n” al posto della “l” nella nomenclatura cartografica; fatto che fa pensare e suggerisce la possibilità di una popolare fusione (o meglio, confusione) di due nomi orecchiabili, di cui forse l’originario rispondeva a manghen, ossia mangano, l’arnese nato nell’industria tessile per la quale il non lontano centro di Gavardo vanta una lunga e gloriosa tradizione».

Nelle numerose lettere della maestra Maria Pilati (1867- 1931), insegnante a Vallio per molti anni, compare sempre l’antico termine “Mangher”, ma, per la verità occorre precisare che, seppure in un solo scritto, viene usato anche il termine “Malgher”. Virginia Berardi in Agostini (1895- 1997), madre di colui che scrive, quando affrontava l’argomento raccomandava ai suoi figli di non incorrere nel facile errore dialettale “Malgher” e tanta sicurezza derivava sicuramente in lei dal prozio don Lorenzo Berardi, illustre professore di latino e di italiano, nativo di Porle, vissuto a cavallo del XIX e XX secolo che ben conosceva l’antico nome del Santuario. Nell’ampio epistolario di Virginia Berardi (verdi in particolare le lettere scritte nel periodo della Grande Guerra), il Santuario riporta sempre “Manghèr” e tale risulta anche negli scritti dell’allora fidanzato Angelo Agostini (1895-1966), che diverrà Segretario Comunale di Vallio dal 1922 al 1938, persona conosciuta per la pignolesca precisione che non avrebbe modificato o storpiato un nome così importante per la storia del paese.

Siamo nel 2012 e la polemica continua rinfocolata da entrambi i fronti. Porvi termine è forse una pretesa ma, come dice Gabriele Ferandi, se dovesse estinguersi si perderebbe il gusto della contesa. Gli arbitri dovrebbero essere il Parroco ed il Sindaco di Vallio Terme che a loro volta dovrebbero far consultare da alcuni volonterosi i polverosi archivi della Parrocchia e del Comune che sicuramente riportano il nome del Santuario. Il materiale dovrebbe essere poi affidato ad un illustre studioso per la sintesi finale, ma ben difficilmente la gente del paese si adeguerà al responso per cui continueremo a sentire indifferentemente nominare “Manghèr” o “Malgher” con buona pace di tutti. Quello che conta è che la Beata Vergine continui ad elargire le sue grazie come ha fatto fin dal giorno della Sua apparizione per i nostri avi, i nostri nonni ed i nostri genitori.

Luigi Agostini

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