24 Luglio 2015, 15.07
Provincia

Produzione industriale, si consolida la crescita

di Redazione

L’attività produttiva delle imprese manifatturiere bresciane – secondo le rilevazioni del Centro Studi di Aib - ha registrato nel secondo trimestre dell’anno un nuovo incremento, che segue quello rilevato nei primi tre mesi del 2015


Si consolida quindi il recupero dell’industria provinciale, sostenuto, tra l’altro, dalla domanda interna, come emerge dall’aumento delle importazioni. Le misure straordinarie di politica monetaria recentemente approvate dalla BCE e la maggiore fiducia di famiglie e imprese hanno inoltre favorito la crescita degli investimenti. Il rinnovato relativo dinamismo del mercato domestico contribuisce allo sviluppo del fatturato e la debolezza dell’euro alimenta le vendite sui mercati esteri.

Nel dettaglio, la produzione industriale in provincia di Brescia ha sperimentato un incremento congiunturale dell’1,7%; il tasso tendenziale (ossia la variazione dell’indice nei confronti dello stesso periodo dell’anno scorso) si attesta a +0,7% Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2015, è pari a +2,0%. Nonostante i progressi che caratterizzano l’attuale fase ciclica, la distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) rimane molto elevata e si attesta intorno al 27%.

Le previsioni a breve termine sono moderatamente positive. Al netto della tradizionale  chiusura nel mese di agosto della maggior parte degli stabilimenti produttivi provinciali, il  made in Brescia è atteso quindi proseguire nel proprio movimento di risalita, favorito da una serie di fattori esogeni, quali: basse quotazioni delle materie prime industriali, condizioni finanziarie quanto mai vantaggiose, prospettive di accelerazione della domanda mondiale, cross euro-dollaro destinato a rimanere su livelli tali da non compromettere la competitività delle nostre imprese.

Tale scenario è tuttavia minato da una serie di incognite, legate in prima misura alla frenata che caratterizza i principali Paesi emergenti (Cina e Brasile in particolare) e alle persistenti tensioni geopolitiche nel Mediterraneo e in Ucraina. Il rischio Grexit appare al momento superato: un improbabile riacuirsi della crisi produrrebbe comunque limitati effetti diretti sul tessuto produttivo locale, alla luce della ridotta incidenza degli scambi commerciali da e per l’economia ellenica.

La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi superiori alla media per le imprese maggiori (+9,5%) e medio-piccole (+4,4%); quelle piccole (+1,5%), medio-grandi (+1,0%) e quelle grandi (+0,5%) hanno evidenziato variazioni positive, ma inferiori a quella complessiva; quelle micro sono state protagoniste di una evoluzione negativa (-2,0%).

Con riferimento alla segmentazione della dinamica congiunturale per settori, l’attività produttiva è aumentata significativamente nei comparti: agroalimentare e caseario (+4,3%), materiali da costruzione ed estrattive (+3,9%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (+3,9%), meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (+2,1%); è cresciuta con minore intensità per gli operatori appartenenti al tessile (+1,6%), al maglie e calze (+1,1%), al calzaturiero (+0,5%), al legno e mobili in legno (+0,5%). È invece diminuita nei comparti abbigliamento (-0,9%), carta e stampa (-0,4%), chimico, gomma e plastica (-0,3%), metallurgico e siderurgico (-0,2%).

Il tasso di utilizzo della capacità produttiva, attestatosi al 72%, è rimasto invariato nei confronti della rilevazione precedente, mentre è cresciuto rispetto a quanto riscontrato nel secondo trimestre del 2014 (71%).

Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 33% delle imprese, diminuite per il 27% e rimaste invariate per il 40%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono incrementate per il 25% degli operatori, scese per il 23% e rimaste stabili per il 52%; quelle verso i Paesi extra UE sono cresciute per il 24%, calate per il 17% e rimaste invariate per il 59% del campione.

I consumi energetici sono cresciuti per il 38% degli operatori, con una variazione media dell’1,7%. Le giacenze di prodotti finiti sono ritenute adeguate alle necessità aziendali dall’81% delle imprese; le scorte di materie prime sono giudicate normali dal 90% del campione.

I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per l’8% delle imprese, con un decremento medio dello 0,2%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dall’8% degli operatori, per una variazione media dello 0,1%.

Il costo del lavoro è cresciuto per l’8% delle aziende, è rimasto invariato per il 91% ed è sceso per l’1%. Dopo alcuni mesi di stagnazione, gli investimenti sono tornati a salire: risultano in aumento per il 21% delle imprese, diminuiti per il 5% e invariati per il 74%.

Le aspettative a breve termine appaiono coerenti con la prosecuzione della fase di espansione del manifatturiero provinciale, nonostante alcune incognite legate primariamente all’intensità del rallentamento delle economie emergenti. La produzione è prevista in aumento da 24 imprese su 100, stabile dal 64% e in flessione dal rimanente 12%. Segnali particolarmente confortanti per l’industria provengono dai comparti: abbigliamento, maglie e calze, metallurgico e siderurgico, meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche, legno e mobili in legno. L’attività produttiva è attesa sostanzialmente stabile per gli operatori del calzaturiero, carta e stampa, chimico, gomma e plastica, materiali da costruzione ed estrattive, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto. Le previsioni sono invece negative per le imprese dell’agroalimentare e caseario e per quelle del tessile.

Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono attesi in aumento dal 24% degli operatori, stabili dal 57% e in calo dal 19%; quelli dai Paesi UE sono in crescita per il 22% degli operatori del campione, invariati per il 64% e in flessione per il 14%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in incremento per il 15% delle imprese, stabili per il 70% e in diminuzione per il 15%.



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