A Palazzo Bianco Speroni a Nuvolera ritorna l’appuntamento annuale in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio
Tornano sabato 24 e domenica 25 settembre le Giornate Europee del Patrimonio (European Heritage Days), la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa promossa dal 1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea.
Nelle due giornate, visite guidate, aperture straordinarie, iniziative digitali sono state organizzate nei musei e nei luoghi della cultura pubblici e privati, seguendo il tema “Patrimonio culturale sostenibile: un’eredità per il futuro”.
Lo scopo della manifestazione è far apprezzare e conoscere a tutti i cittadini il patrimonio culturale condiviso e incoraggiare la partecipazione attiva per la sua salvaguardia e trasmissione alle nuove generazioni.
Anche sul nostro territorio, com’è ormai tradizione, ogni anno aderiscono all’iniziativa moltissimi luoghi della cultura: per esempio il Museo Archeologico di Gavardo e il sito del Lucone, complessi monumentali, biblioteche e archivi, costruendo un’offerta culturale estremamente variegata, basata su un tema di riflessione comune, ogni anno diverso e con un calendario che supera i mille eventi su tutto il territorio nazionale.
Si compone così uno straordinario racconto corale, che rende bene l’idea della ricchezza e della dimensione “diffusa” del Patrimonio culturale nazionale: da quello più noto dei grandi musei alle meno conosciute eccellenze che quasi ogni località può vantare e deve valorizzare. Il tema italiano: “Patrimonio culturale sostenibile: un’eredità per il futuro” riprende e amplia lo slogan europeo “Sustainable Heritage” con una riflessione sul patrimonio culturale come eredità per le generazioni future.
La tematica è di attualità e propone una riflessione sulla gestione sostenibile del patrimonio culturale e del paesaggio e, allo stesso tempo, su come questo possa contribuire a un futuro più sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico, anche in funzione del raggiungimento degli specifici obiettivi fissati dalle Nazioni Unite per il 2030.
I luoghi della cultura oltre a impegnarsi per introdurre pratiche sostenibili negli spazi che gestiscono, sono oggi chiamati a svolgere il ruolo di promotori della cultura della sostenibilità e a promuovere su tale tema un dialogo con la comunità di riferimento al fine di incoraggiare scelte consapevoli e responsabili in vista di un futuro migliore. I naturali interlocutori sono dunque gli enti locali, le scuole, ma anche i portatori di interessi pubblici e privati nel territorio.
E’ così a Nuvolera dove il Palazzo Bianco Speroni si apre ogni anno ad ospitare eventi ed iniziative diverse. Una costruzione antica - nota anche come “il Castello” – quella di Nuvolera che vede le prime pietre posate nell’anno 1.100 per ordine del Monastero di Santa Giulia che qui vantava grandi proprietà agricole, è tutt’ora circondata da un grande parco di oltre 30.000 metri quadrati parzialmente boscato con le varietà autoctone del territorio bresciano. E’ possibile riconoscere le piante più importanti: l’Acero, il Biancospino, il Carpino bianco, il Ciavardello, il Ciliegio selvatico, il Corniolo, la Farnia, il Frassino, il Ligustro, il Nocciolo (che attira numerosi scoiattoli), l’Olmo, l’Ontano, il Prugnolo, la Rosa canina, il Sambuco, il Sanguinello, il Sorbo e il Tiglio.
Un parco che racchiude al proprio interno il Palazzo austero che da secoli vive in simbiosi con il territorio circostante, il bosco che in passato garantiva la possibilità di sostentamento (con raccolta di frutta e funghi, di legna da ardere e la caccia) oggi è prevalentemente un ambiente che tutela il rispetto della natura per offrire un luogo di pace e di tranquillità, lontani dai rumori del traffico.
La gestione di un luogo così prezioso dove la natura è parte dell’insediamento abitativo contempla la necessità di adottare un’ottica “green”, in rapporto, ad esempio, alle pratiche di raccolta differenziata, al sistema di gestione dell’area verde con particolare riguardo all’impegno nella salvaguardia della biodiversità; all’attenzione per il risparmio delle risorse naturali – in particolare l’acqua - ed energetiche; all’impiego di materiali riutilizzabili e resistenti alle intemperie o di risorse rinnovabili; alla riduzione delle emissioni nocive.
Nell’ambito della propria peculiarità storico-artistica presso il Palazzo Bianco Speroni è stata proposta una attività di approfondimento basata sui contenuti delle opere; sull’importanza delle prassi di conservazione e di restauro; sul recupero e sulla trasmissione di pratiche, saperi e tradizioni.
La celebre sala della musica, nota per l’acustica perfetta, ha offerto ancora una volta l’occasione per scoprire e visitare un luogo della cultura che, grazie ad un recital pianistico del Maestro Takahiro Yoshikawa, ha permesso di gustarlo con occhi diversi, facendo leva anche sulle emozioni, sulle suggestioni, sul piacere di condividere un’esperienza culturale e di ritrovarsi insieme.
Il Maestro Takahiro Yoshikawa divide la sua attività di concertista tra l’Italia e il natio Giappone. A Tokyo si è diplomato e dottorato in pianoforte presso l’Università delle Arti di Tokyo, a Milano ha proseguito i suoi studi con insegnanti come Anita Porrini e Silvia Bianchera Bettinelli, frequentando l’Accademia Teatro alla Scala. È impegnato in una intensa attività concertistica e discografica in Italia e in Giappone come solista e in formazioni cameristiche.
Numerose le sue esibizioni al Teatro alla Scala e in concerti con i Solisti della Scala, che gli hanno guadagnato l’apprezzamento del pubblico e della critica, dal Corriere della Sera (“Le meravigliose pagine mozartiane sono state esaltate dal perfetto pianista Yoshikawa”) a Repubblica (“momenti di vibrante poesia, sull’Adagio del Concerto per pianoforte e orchestra K. 488 di Mozart, suonato in modo magistrale”) tra gli altri. Suona in duo da più di 15 anni con il primo clarinetto solista del Teatro alla Scala Fabrizio Meloni. Nel prossimo mese di febbraio 2023 sarà nuovamente protagonista al Teatro alla Scala eseguendo i Valses poéticos di Enrique Granados, ispirato all’universo di Federico García Lorca, per il balletto Remanso, con l'étoile Roberto Bolle