L'inedito Picasso e gli altri a palazzo Martinengo

Si sa, i titoli delle esposizioni spesso si rifanno principalmente agli autori di punta presenti, ma qui nonostante lo spessore di quest’ultimi, c’è molto di più.

Un viaggio che ripercorre il Bresciano attraverso delle “istantanee” su tela, che accompagnano i visitatori in un percorso disposto per epoca e stili, che stanza dopo stanza appassiona supportato dalla sublime cornice degli affreschi del palazzo.

L’esordio presenta Basiletti, neoclassico già in odore di romanticismo, nonché fautore della riscoperta del foro capitolino. Successivamente troviamo Inganni ed il suo realismo raffigurante Brescia e gli stili di vita (rupestre e mondana) di un tempo.

Joli ci racconta il Risorgimento, mentre Filippini ci trasporta tra le valli e i laghi, insieme a Bertolotti e agli altri vedutisti. Tutti, come i precedenti, bresciani.

Hayez, Fattori, Zandomeneghi, Boldini e De Nittis ci accompagnano nelle stanze successive, dove tra Soldini e gli ultimi artisti “di casa”, ci si approccia ai più famosi.

Romani accanto a Boccioni, col De Chirico prima espressionista-surrealista, poi metafisico come lo conosciamo. Accanto ad esso il fratello, Alberto Savinio, e un assaggio corposo di Futurismo con Depero, Severini e Balla.

Più in là l’ordine ritorna in voga, complice la presenza di Morandi; qui domina il gruppo “Novecento” con Casorati, Sironi, Oppi e Campigli a far da apripista per l’opera di copertina, l’inedito Picasso, “Natura morta con testa di toro”.

In conclusione l’astrattismo, con l’Informale dei maestri Tancredi, Capogrossi, Vedova e Burri; ci si congeda con Manzoni e la sua “merda d’artista”, prima di salutare il tutto tra i tagli di Fontana.

Un riassunto semplice, alquanto minimalista, quasi un trailer, ma di certo non esaustivo; perché questa mostra non la si può raccontare: va visitata. Essa propone un viaggio intenso e completo, dal neoclassicismo all’astrattismo, assolutamente vivace e mai banale.

Due secoli d’arte racchiusi in una cornice, quella di palazzo Martinengo, che si può ammirare anche visitandone la parte sotterranea, tra storia antica e tempi moderni.

Non perdetela, sarebbe un peccato.

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