17 Febbraio 2023, 09.20
Provincia
Confindustria Brescia

Automotive, per il made in Brescia opportunità e incognite

di Redazione

A evidenziarlo due gruppi di lavoro di operatori del settore organizzati da Confindustria Brescia e Intesa Sanpaolo, che hanno coinvolto 12 realtà bresciane, con un fatturato complessivo di quasi 1,5 miliardi di euro.



Sul futuro dell’Automotive – in particolar modo per le aziende bresciane del comparto – si pone fortemente il tema degli investimenti legati all’innovazione e alla riduzione delle emissioni, finora poco condivisi con le grandi case produttrici, ed emergono alcune incognite come la scadenza del 2035, che imporrà lo stop alla vendita in Europa di automobili benzina e diesel.

A far emergere tale scenario
sono stati due incontri organizzati nelle scorse settimane da Confindustria Brescia e Intesa Sanpaolo. I gruppi di lavoro – entrambi presieduti dal Direttore Generale di Confindustria Brescia, Filippo Schittone, e dal Direttore Regionale Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo, Marco Franco Nava – hanno visto la partecipazione complessiva di 12 imprese bresciane del comparto, con un fatturato complessivo di quasi 1,5 miliardi di euro.

Si tratta del proseguimento della ricerca “La transizione tecnologica nell’Automotive: le sfide da vincere per la filiera bresciana”, inizialmente rivolta a un campione di 24 realtà leader della filiera bresciana dell’Automotive, e successivamente estesa a ulteriori 20 aziende della provincia e a oltre 160 operatori appartenenti ad altri territori nazionali specializzati nella produzione di componentistica auto.

I focus group hanno confermato i risultati dell’analisi quantitativa, condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Tre quarti delle imprese bresciane intervistate considera la transizione elettrica un’opportunità se accompagnata da rilevanti investimenti; il 25,0% delle realtà bresciane ha invece dichiarato una certa perplessità a riguardo, contro il 14,3% nazionale. Allo stesso tempo va sottolineata la grande consapevolezza, da parte delle imprese bresciane, di essere soggetti di riferimento per l’intera filiera regionale nel processo di trasformazione tecnologica, indicato dal 65,9% delle aziende intervistate.

Più nel dettaglio, durante gli incontri con le imprese sono emersi alcuni punti di attenzione:
  •     Gli investimenti in innovazione sono poco condivisi con le grandi case produttrici e ricadono in particolare sul primo livello della filiera.
  •     L’incognita temporale del 2035: i problemi riguardano soprattutto l’attuale tasso di sviluppo della dotazione infrastrutturale (rete elettrica, numero colonnine), nonché la fonte di provenienza dell’energia elettrica impiegata per il funzionamento dell’auto elettrica.
  •     Il paradigma di consumo da parte delle nuove generazioni cambia la percezione del prodotto automobile e si affacciano nuovi comportamenti, con effetti sul parco circolante.
Allo stesso tempo, sono emerse alcune opportunità segnalate dalle aziende:
  •     il mercato su cui le imprese possono competere non si limita a quello dell’auto venduta nell’Unione Europea: ci sono prodotti (truck, premium car, racing e motocicli) e aree geografiche di sbocco nei quali il motore endotermico continuerà a essere utilizzato.
  •     Sul mercato dell’auto si stanno affacciando nuovi player specializzati nei comparti elettrico ed elettronico, ma con limitate competenze sulle parti meccaniche, i cui mercati continueranno a essere presidiati dagli operatori più tradizionali.
  •     La transizione impone un cambio nel modo di fare impresa, superando le logiche del passato verso una mentalità più aperta alla collaborazione (partner, competitor e università).
  •    I cambiamenti epocali in arrivo permetteranno, a chi li leggerà con anticipo, di cogliere grandi opportunità, beneficiando così di posizioni di leadership di mercato.
  •     Gli impianti legati alla produzione di motori a combustione interna sono destinati ad avere vita attesa più lunga rispetto al recente passato, in quanto gli sviluppi su tale tecnologia si sono fermati. Questa tendenza libera risorse finanziarie per la filiera che possono essere traslate a processi di innovazione nell’elettrificazione o nell’idrogeno.   

“Il via libera definitivo dei giorni scorsi, da parte dell’Eurocamera, sullo stop alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035 apre una serie di riflessioni: seppure la strada sia stata tracciata, ci sono stati infatti ben 279 voti contrari al provvedimento – commenta Filippo Schittone, Direttore Generale di Confindustria Brescia –. Un dato significativo, che conferma i nostri dubbi sulla decisione di puntare tutto sull’elettrificazione, senza privilegiare invece la via della neutralità tecnologica, come più volte avanzato da Confindustria. Il rinnovo della Commissione Europea del 2024 apre ulteriori incertezze, e sarà sicuramente da valutare lo stato di avanzamento dei lavori sul Fit for 55, calendarizzato per il 2026. In questo senso, credo che le indicazioni emerse dai gruppi di lavoro siano quanto mai significative e interessanti, poiché giungono da player coinvolti in prima persona nel processo in atto. A maggior ragione per lo scenario sin qui descritto, la collaborazione con Intesa Sanpaolo non vuole esaurirsi in questa analisi, ma si pone l’obiettivo di un costante monitoraggio e dialogo con le imprese interessate da questa transizione, lungo il percorso di avvicinamento alla scadenza del 2035 indicata dall’Unione Europea.”

“Con questa iniziativa, Intesa Sanpaolo conferma la propria attenzione ai territori in cui opera e alle peculiarità delle filiere produttive per essere parte attiva nel sostenere e anticipare i cambiamenti strutturali che le imprese devono affrontare a favore della sostenibilità, dell’innovazione tecnologica, della specializzazione di prodotto e della crescita dell’intera filiera – aggiunge Marco Franco Nava, Direttore Regionale Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo –. La nostra Banca non ha mai smesso di accompagnare il sistema produttivo e proprio alle filiere ha dedicato Sviluppo Filiere, un programma sottoscritto già da oltre 200 filiere lombarde che generano un giro d’affari complessivo di oltre 24 miliardi di euro e grazie al quale oggi 4.200 fornitori beneficiano del rating creditizio della capofila e godono di condizioni vantaggiose di credito”.

 



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