Lavori all'incile

Due mesi di tempo per ripristinare l’ideale deflusso delle acque del lago d’Idro nel suo emissario.
E’ quanto prevedono i lavori consegnati mercoledì scorso ad una ditta che avrà il compito di togliere dal fondo dell’alveo, in località Ruine, nel comune di Idro, dove il lago finisce ma non è ancora fiume Chiese, i detriti accumulati negli anni, riportando il fondo alla quota di 367 metri sul livello del mare.

«Un intervento finanziato con 200 mila euro da Regione Lombardia che in questo modo ha risposto in modo tempestivo alle segnalazioni degli enti competenti, confermando così la grande attenzione della Giunta Maroni per il territorio bresciano in materia di difesa del suolo e dissesto idrogeologico» ha dichiarato l’assessore regionale al Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo e Città metropolitana Viviana Beccalossi.

«Fra il ponte di via Bertini e la traversa di regolazione, dalla sponda sono scesi detriti che limitano la possibilità di deflusso delle acque, soprattutto ai livelli di minima regolazione – ha spiegato l’ingegner Luigi Miller di AiPO, Agenzia Interregionale per il fiume Po, l’ente che ha curato la progettazione dei lavori -. Si tratta di ripristinare l’alveo preesistente.
Verrà anche realizzata una piccola vasca di decantazione che tratterrà nuovi sedimenti, impedendone così l’accumulo lungo tutto l’incile».

Quanto ai livelli del lago, conclusa ormai in gran parte la stagione irrigua, sarebbe scongiurata l’ipotesi di una deroga al deflusso minimo vitale avanzata una prima volta alla fine di giugno, quando la prolungata siccità e le previsioni meteo avare di precipitazioni avevano fatto temere il contrario.

Per luglio e agosto, infatti, il lago è rimasto costantemente al di sopra di metri 367,50 sul livello del mare.
Una condizione per la quale hanno avuto un ruolo determinate gli accordi intercorsi con la Provincia autonoma di Trento.

Convenzione che da sola però non sarebbe stata sufficiente.
Per mantenere il lago a livelli accettabili, infatti, HDE (Hidro Dolomiti Energia), che produce energia elettrica in Trentino ed è di proprietà pubblica, in alcuni frangenti avrebbe “turbinato” e quindi rilasciato dai bacini montani più dei 5 metri cubi concordati, raddoppiandoli e anche più quando la sete della Bassa si è fatta maggiormente sentire.

Una “cortesia” che sarebbe dovuta anche al fatto che a governare i livelli del lago non sarà più un commissario scelto dai Consorzi di Bonifica, quindi in sostanza dagli agricoltori, ma la stessa AiPO, agenzia che oltre alla Lombardia coinvolge Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, della quale per altro l'assessore Beccalossi è presidente.

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