Pieretto, il gelataio buono

E' ancora nella mente di molti ragazzi. Erano gli anni 70 e la trombetta del Pieretto si sentiva da lontano, l’udito era buono allora!! Per bambini come noi la vacanza estiva era l’aiuto ai genitori e agli e zii per raccolta del fieno. Quando si udiva la trombetta suonare era il momento d’inventare… sete.. fame, mal di testa improvviso, a volte anche dissenteria. Ogni scusa era buona per andare a casa.
Pieretto si avvicinava sempre più, solo a pensarlo si deglutiva di gusto. C’èra da trovare l’idea giusta per racimolare i soldini e poi restava solo l’imbarazzo della scelta del gusto.

Finalmente ecco il Pieretto, il Gelataio ambulante: un Motorino Gerosa, lui dietro, davanti due grossi coperchi a campana, nelle vasche il gustoso squisito gelato.
Sul banco del motorino si posavano a malapena le 15, a volte 20 lire, dipendeva dalla generosità o dai servizi prestati.
Con una paletta d’acciaio raccoglieva il gelato e riempiva il cono.

Pieretto ci guardava e noi piccoletti, che eravamo come sulle braci ardenti, non sentivamo nemmeno le sbucciature sulle ginocchia causate dalla fretta per raggiungerlo il piazza. Gardavamo solo la sua mano… sperando che ne mettesse ancora un poco. La mano quasi ferma ripartiva sempre, in un gesto di generosità e compassione, ed ecco che un po’ di gelato gratis finiva ancora sul cono.
Che goduria: fresco, dolce, saporito. Solo Pieretto era un mago a fare il gelato. Corporatura piccola, magrolino, rosso di capelli e sempre vestito di bianco, un sorriso che trasmetteva bontà. Tutti gli volevano bene, anche le nonne che erano golose come i bambini.

Lo aiutavamo alla spinta del suo “biroccio” durante le salite di più impegnative delle frazioni di Gavardo, il suo motore 48cc era vicino alla fusione: impegnato a tutto gas, il motore sembrava chiedesse pietà.
Pieretto era il nostro gelataio di fiducia quando ancora i gelati confezionati non esistevano. Era lui. puntuale e preciso, il nostro fornitore. Spuntava quando era caldo, percorreva la strade di Gavardo e le sue frazioni allontanandosi fino a Vobarno.
Il suo punto fisso di riferimento la portineria dell’ospedale: lì non mancava mai.

Il suo laboratorio era in via Capoborgo a Gavardo. Pochi gli attrezzi indispensabili: una mescolatrice in ghiacciaia, cucchiai, una frullatrice. C’era anche l’immancabile sorella Gina, sua complice ed aiutante in laboratorio, fabbrica di gusto e di felicità.
Poi gli anni sono passati, Pieretto è invecchiato e non ce la faceva più a spingere il motorino. Le occasioni per incontrarlo si fanno più rare, finchè, mentre noi stavamo diventando grandi, corre voce che Pieretto chiude: tanto rammarico, tanti ricordi. Il tempo corre e non possiamo fermarlo. Però lo possiamo ricordare, Pieretto, il gelataio buono, forse più del suo gelato

Nerino Mora

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