La sedia di Garibaldi

Il nipotino, intento ad aiutare i nonni nei preparativi del pranzo di Natale, entra nella sala in cui sono soliti pranzare nelle grandi occasioni, orgoglioso di poter offrire il suo contributo nell’apparecchiare la tavola, e impaziente che arrivino tutti i membri della famiglia per poter scartare i regali. Incuriosito da una vecchia sedia malandata, posta a lato dello stanzone, ci si siede sopra, e…

- Nonna (lasciando cadere a terra per lo spavento il cesto di panini che teneva in mano): «Cosa fai?! Scendi subito di lì!»
- Nipote (sbigottito): «Perché?»
- Nonna: «Ma non sai che quella è la sedia di Garibaldi?»
- Nipote: «E il signor Garibaldi ne è così geloso da non farmela neanche provare?»
- Nonna: «Vai in cucina dal nonno e fatti raccontare la storia di questa sedia… qui ci penso io»
Alla richiesta del nipotino, il nonno, che non avrebbe potuto desiderare di meglio, prende dallo scaffale “Appunti di storia di Gavardo”; sfrondando qua e là per non annoiare il bambino, inizia a leggere con aria solenne, gesticolando abbondantemente: «Il 17 giugno 1859, Garibaldi, l’eroe dei due mondi, attraversò il ponte di Gavardo, ottimamente ristabilito dai più esperti e animosi abitanti (dopo che venne fatto saltare il 14 giugno dagli Austriaci, per ritardare l’avanzata dei Franco-Sardi).
Lasciato un battaglione di formazione a Salò, ricevette l’ordine di accorrere in Valtellina, e, il 20 giugno, fece ritorno nel nostro paese con la IV divisione Sarda; qui, durante una breve sosta, il generale si rifocillò con un po’ di frutta in una bottega sita all’estremità orientale del ponte.
Il luogo di ritrovo degli ufficiali di stanza e di passaggio era nelle trattorie “Tre spade” e “Corona”. Il passaggio di Garibaldi fu ricordato dal comune con l’erezione della fontana-monumento fra i 2 ponti, inaugurata nel settembre 1882.»

- Nipote: «Ma tutta questa storia cosa c’entra con la sedia?»
- Nonno: «La sedia non è sempre stata in questa casa: prima che la portassimo qui, si trovava in Via Capoborgo, nella soffitta della casa che ora sta al numero 32. Al tempo in cui Garibadi si trovava a Gavardo, vi abitava una signora che aveva sposato un certo Marinelli, padre di Michele Marinelli, che lavorava al setificio in via Carlo Sormani e che era il papà della tua bisnonna.
Garibaldi voleva evitare di prendere la via che conduce a Brescia per Paitone e Rezzato, per non aumentare l’ingombro delle strade su cui marciavano in senso inverso i Franco-Sardi, e così salì proprio nella soffitta di quella casa, dalla cui feritoia (oggi tappata) era possibile controllare tutta la via che porta a Sopraponte.
Si sedette proprio su quella sedia e guardando dall’apertura scelse, per scendere a valle, la via di Vallio, Coste di Sant’Eusebio. La padrona di casa prima che se ne andasse si rivolse al generale dicendo: «non mi lascia nemmeno un ricordo?» e lui: «ti basti aver servito la Patria», ma la signora, insistendo: «almeno un segno…», così Garibaldi, quale uomo d’azione che era, estrasse la spada dal fodero e con un solo colpo incise la sedia. Vai pure a vedere se non ci credi…».

Il nipote corre in sala, rigira con attenzione la sedia e con grande stupore vi trova un solco profondo, che solo una spada brandita dal forte braccio di un condottiero avrebbe potuto recare.

Clara Simoni
dal Gattopardo

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