Il tema delle regole a casa, a scuola e nell'attività sportiva al centro dell'attenzione del secondo incontro di Genitori in cammino, condotto da Ilaria Marchetti e Simone Susio.
Ottima affluenza di genitori giovedì 11 ottobre al secondo incontro di â€Genitori in cammino†presso l’Auditorium Cecilia Zane organizzato da A.Ge. Gavardo in collaborazione con il Comitato Genitori e l’Istituto Comprensivo con il contributo dell’Amministrazione comunale.
Relatrice la dott.ssa Ilaria Marchetti, mediatrice in ambito famigliare e penale, coadiuvata dal dott. Simone Susio, laureato in scienze dell’educazione, intervenuti sul tema: "Regole a casa, a scuola, nell’attività sportiva: la gestione positiva del conflitto normativo".
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Nel contesto sociale, regole e norme sono alla base della nostra vita civile e democratica, esordisce la relatrice, dove tuttavia la regola è appresa in quanto utile alla convivenza ed al benessere del singolo e della collettività mentre la norma giuridica pone limiti e divieti ben precisi a tutela della libertà e delle prerogative pubbliche o private opponendo, in caso di non ottemperanza, punizioni o riparazioni.
Per il bambino la regola costituisce il limite di sicurezza entro il quale egli può muoversi. Se non ci sono regole chiare il bambino si trova disorientato ed è difficile per lui comprendere l’ambiente che lo circonda. Per questo motivo le regole devono essere chiare, positive e rispettabili. Il messaggio deve essere comprensibile, espresso in modo positivo più che vietare delle azioni e rispettabile, ossia l’ambiente deve offrire le condizioni necessarie al rispetto delle regole. Difficile tenere la voce basa in un ambiente caotico, o essere ordinati dove regna il disordine ecc.
 La regola, inoltre, deve essere sentita come qualcosa di “utile†affinché possa essere stimata e fatta propria. In questo caso l’educazione basata sul premio o punizione non paga perché alla lunga il bambino impara che le regole si rispettano solo quando qualcuno lo controlla e risponde ad una utilità finale (premio o punizione) senza mai raggiungere l’autonomia normativa. Diverso se la regola gli è proposta in modo autorevole e fermo dall’adulto in un contesto di relazione educativa dove la regola è “in-contrataâ€Â e stimata dal piccolo nella misura in cui quell’adulto è stimato. Incontrare una regola significa incontrare qualcuno che la stabilisce e con il quale poter discutere della sua validità e della sua utilità .
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Siamo abituati a pensare che le regole hanno l’unica funzione di prescrivere qualcosa: in verità le regole hanno tre funzioni, ed un bambino di pochi anni è già in grado di utilizzarle tutte e tre: le regole hanno una funzione prescrittiva, descrittiva e negoziale. Prescrittiva in quanto definisce il confine entro il quale agire, descrittiva è quando il piccolo racconta ciò che fa o come agiscono gli altri, un atteggiamento che gli permette di testare prima di interiorizzare. In questo periodo utilizza il gioco come contesto dove iniziare a costruire le regole dentro la relazione con gli altri e a partire dai tre anni in poi utilizza la parte negoziale
della regola ossia sa entrare in relazione di scambio che gli permette di definire con l’altro le regole di convivenza. La parte negoziale è essenziale per poter interiorizzare la regola perché permette al minore di modificare in parte la regola in base ai suoi bisogni e ai suoi desideri.
Si badi bene che la gestione della negoziazione della regola non significa cedere ad un ricatto bensì implica entrare in relazione con il figlio sia esso di giovane età o adolescente pur mantenendo ferma la parte costitutiva della regola . Significa stare con lui nel conflitto da lui dichiarato non appena gli sembra sconveniente rispettare la regola. Se il bambino sente che siamo disponibili a modificare la parte regolativa o periferica della regola che abbiamo consegnato distingue ciò che è necessario e sente di poter fare propria la regola stessa personalizzandola, esprimendo una liberà di adesione che lo condurrà lentamente all’autonomia normativa. D’altro canto la negoziazione è propria di chi è sicuro della posta in gioco e sa dove in-contrare le controproposte dell’altro, la regola infine avrà un valore e un sapore diverso da quella decretata da chi usa la forza o la minaccia.
Educare alle regole vuol dire confliggere: il potenziale di apprendimento all’interno di un conflitto è enorme se ben condotto, più che la regola in se o la punizione.
Lo sport educa molto in questo senso, interviene il dott. Susio, attivo con uno sportello di ascolto per ragazzi e genitori presso l’Associazione Calcio Gavardo. Oltre alla funzione socializzante ha una funzione emotiva, dove i ragazzi esprimono i propri stati d’animo (gioia, paura, sconfitta) nonché la funzione di apprendimento tecnico e normativa del gioco stesso, regole della squadra, dell’allenatore e del campo. L’apprendimento di tutte queste regole è automatico e immediato, permette di conoscere i propri punti di forza e i propri limiti, permette di essere riconosciuto fra i pari per l’osservanza delle regole stesse, oltre che al raggiungimento della consapevolezza dei propri punti di forza e dei propri limiti. Lo sport, infine, si pone come obiettivo non solo la crescita armonica fisica dell’atleta ma anche la sua componente emotiva e sociale, fungendo da ponte insostituibile fra scuola e famiglia.
A contatto con contesti diversi i nostri figli apprendono sin da piccoli regole diverse da applicare a secondo dei vari ambiti: casa, scuola, sport. Così facendo si costruiscono un loro tessuto interno di tante regole (tessuto normativo). Questo è un percorso molto faticoso, che non risparmia forti contraddizioni, basti pensare alle regole ben diverse che vigono a scuola e in casa. Pertanto noi adulti: genitori, insegnanti ed allenatori dobbiamo aver ben chiaro questa loro fatica e comprendere a quale sforzo sono sottoposti.
Dobbiamo essere anche disposti a lasciare assaporare le conseguenze amare di una trasgressione alla regola perché è l’esperienza, in ultima analisi, che fa capire ai nostri figli l’utilità dell’obbedienza alla regola, più di qualsiasi minaccia o punizione, senza per questo sentirci sminuiti nella nostra funzione genitoriale ed educativa.
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di Angela Grillo