23 Marzo 2021, 07.39
Barghe Salò Valsabbia
La nostra storia

Il Colpo dell'Ospedale di Salo, 1945

di red.

Oggi, 23 marzo, una rappresentanza dell'Anpi Medio Garda porterà dei fiori all'ospedale di Salò per ricordare gli eventi di quel giorno 1945. Verrà affissa una foto di Ippolito Boschi, il partigiano Ferro che morì quella notte, accompagnata dal testo che pubblichiamo volentieri


Nella notte tra il 22 e 23 marzo si compiva uno tra gli episodi più incredibili, dal punto di vista dello smacco subito dai repubblichini salodiani e forse dell’intera RSI: la liberazione ad opera di 5 compagni d’armi Partigiani, del salodiano Carlo Mombelli comandante V° guppo della Perlasca, che era stato braccato e ferito a Levrange dopo una delazione, agli arresti nell’ospedale salodiano e destinato il 23 alla fucilazione in onore del Duce, nel giorno dei “fasci di combattimento”.

Protagonisti del disperato tentativo furono il salodiano Angio Zane (Diego), Marcello Vezzuli (Niko), Luigi Michelini (l’Alpino), Pelizzari Bernardino (Dino) che erano di Roè Volciano ed Ippolito Boschi (Ferro) di Barghe.

Supporto organizzativo lo diedero don Angelo Bianchi di Roè Volciano e diversi componenti della famiglia Zane di Salò, le salodiane Rina Ebranati e Carolina Baldi (che nascosero e curarono i feriti partigiani), il dottor Cesari (che forni i camici dell’ospedale), Luigi Ferretti parroco di Salò (che avvisò Mombelli), il muratore salodiano Enrico Bonetti (che murò nella casa Ebranati il corpo di Ferro per occultarlo) e altri tra cui il partigiano Renato Mapelli (Mosè).

La vicenda è nota: con la collaborazione di una guardia che doveva aiutarli, poi sostituita all’ultimo momento, i 5 sarebbero dovuti entrare all’interno dell’ospedale da una porta di servizio e li liberare, con l’aiuto della sorpresa, Mombelli che era ferito e non poteva camminare. La guardia sostituita invece riconobbe uno dei partigiani, che non poteva essere un medico, e vi fu un conflitto a fuoco ove il Ferro venne ferito gravemente.
L’operazione continuò nella camera del Mombelli che fu comunque liberato. Si ebbero due partigiani feriti e 2 morti tra i carcerieri.

Il Partigiano Ferro morì di li a poco, quando il gruppo partigiano trovò rifugio a casa Ebranati accudito da due donne, Rina e Carolina, che dimostrarono tutto il loro sangue freddo e la forza di spirito in una situazione così drammatica e pericolosa.

Fu un’azione di guerra, per liberare un prigioniero destinato a fucilazione, ma i morti non erano stati cercati (a Salò persiste la diffamazione, nata nel ‘45, che avessero ucciso le guardie a sangue freddo potendolo evitare).
Il prezzo fu pagato anche da Ferro, giovanissimo partigiano valsabbino, tra i primi a sparare di fronte alla reazione dei militi. Morì con un pensiero anche per loro “io non volevo uccidere” che esprime la differenza con chi si è sempre compiaciuto delle proprie vittime.

E’ un episodio incredibile: un esempio di vera amicizia, di sentimenti ed ideali.

Il salodiano Mombelli non doveva essere fucilato, la brutalità della Rsi non doveva vincere, non dopo l’eccidio di Provaglio Valsabbia ove italiani della RSI torturarono e fucilarono 9 giovanissimi partigiani matteottini … compiacendosene.

Non era un’operazione da auspicarsi dal punto di vista militare, troppo pericolosa in un momento in cui servivano tutte le energie per concludere la guerra, ricordiamo voluta dai fascisti, ma fu condotta lo stesso, nulla li avrebbe fermati.

La storia è lunga ed articolata, ma oggi più che ricordarla nei dettagli vogliamo chiedere pubblicamente come mai la comunità salodiana si ostini a dimenticare queste storie, che hanno coinvolto salodiani e molti altre persone che loro malgrado ebbero il proprio destino segnato dalla RSI e alle camice nere presenti sul territorio, mentre si fa l’opposto, per altre storie, per altre vicende che di edificante non hanno nulla.
C’è qualcosa che non va.

Il 23 marzo è un giorno da ricordare
, come lo sono Ferro, i martiri di Provaglio Valsabbia, i partigiani e le partigiane tutte, le donne come Rina e Carolina e i molti altri che sul Garda, e a Salò, sembrano essere stati completamente dimenticati e rimossi.

Anpi Medio Garda
Antonio Bontempi

.in foto: due immagini del funerale del partigiano Ferro; Carlo Mombelli (Renato): Ippolito Boschi (Ferro).




Commenti:
ID82564 - 29/04/2021 10:55:43 - (roberdux) - PARTIGIANI

tutte quelle combinate dai partigiani (vedi Val di Chiana) non vengono pubblicate, ci sarebbe un elenco lungo 1600 km.

ID82565 - 29/04/2021 11:02:08 - (roberdux) - stragi compiute dai partigiani

Il 25 marzo 1944, dodici ex Carabinieri Reali inquadrati come militi nella Guardia Nazionale Repubblicana al servizio del governo della Repubblica Sociale Italiana vennero trucidati dopo inenarrabili sevizie, dai partigiani titini a Malga Bala in Slovenia, sopra la Val Bausiza, nel circondario di Plezzo................UNA DELLE TANTE, c'è da scivere per una settimana intera.

ID82566 - 30/04/2021 06:58:14 - (bernardofreddi) -

Se sapessi di cosa stai parlando, sapresti che sulle malefatte vere o molto più spesso presunte dei partigiani sono stati scritti decine di libri, di solito da giornalisti in cerca di sensazionalismo quanto privi del più elementare metodo storico. Già il fatto che tiri in ballo i titini dimostra che sei a corto di argomenti riguardo ai veri partigiani italiani; noi non abbiamo bisogno di disturbare Auschwitz per dimostrare la bestialità (nel doppio senso di violenza brutale e scarsa intelligenza) delle camicie nere del passato e dei loro eredi attuali.

ID82572 - 03/05/2021 14:00:25 - (Domenico69) - Rispetto

Sembrate tifosi di calcio che fate a gara a chi è stato più bravo, ne uno ne l'altro onorate chi è morto.(tifosi di calcio nel senso più brutto del termine)

ID82573 - 03/05/2021 14:12:43 - (ubaldo) -

Senza voler fare il tifoso di calcio (nel senso più brutto del termine), direi comunque che ci sono morti da 'onorare' e morti dei quali avere 'compassione'. I morti sono tutti uguali, vero, ma le storie di OGNI morto sono differenti e non va dimenticato chi è morto facendo qualche cosa di 'onorevole' e chi invece no.

ID82574 - 03/05/2021 14:46:26 - (bernardofreddi) -

Mi dispiace, Domenico, ma qui non si parla di una partita di calcio. Si parla di VALORI e prima ancora di VERITA' STORICA. Se un rigore c'è o no non cambia la vita; se i fascisti convincono i ragazzi - come purtroppo stanno facendo alla grande - che i partigiani erano tutti comunisti assassini e i fascisti eroi della patria, la vita cambia, eccome!

ID82575 - 03/05/2021 14:51:10 - (bernardofreddi) -

Comunque potrei rispondere come i partigiani nel 1945: non ho cominciato io.

ID82577 - 07/05/2021 16:21:51 - (Domenico69) - Scusa

Chiedo scusa per la metafora, ma se sono convinto che solo cultura si combatte l'ignoranza. Se tanti ragazzi pensano bene del nazi-fascismo dobbiamo chiederci perché, se fai una legge che non si può fare il saluto romano aumenterai il numeri di chi lo fa. La legge ci deve essere ma non puoi pensare che sia quella che ti liberi dall'ignoranza. Se alcuni sono morti buoni e altri sono morti con dei valori sbagliati secondo me sbagliamo Se poi parliamo di verità storiche addio ..... la storia non è matematica.Se poi voliamo vedere chi ha cominciato continuano a parlare di calcio e del rigore che nel '72 non ci hanno dato........Questa è la mia opinione senza volere offendere nessuno da una parte e dall'altra.

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