30 Luglio 2013, 06.31
Bagolino
Disgrazia

«Ciao Cili, ora guardaci da lassù»

di Ubaldo Vallini

Ieri sera la salma di Matteo Fusi stata portata nella camera mortuaria del Ricovero di Bagolino, in attesa dei funerali che saranno celebrati in San Giorgio questo mercoled pomeriggio

 
Saranno celebrati mercoledì pomeriggio alle 15 nella cattedrale che i bagossi hanno dedicato a San Giorgio i funerali di Matteo Fusi, l'elettricista di Bagolino morto in seguito ad una caduta in montagna domenica pomeriggio, mentre con due compagni stava effettuando un'escursione sul Monte Bruffione, al confine fra il territorio di Bagolino ed il Trentino.
 
Da ieri sera la salma riposa nella camera mortuaria della Casa di Riposo di Bagolino e questa sera alle 18 è in programma la veglia.
Ancora l'intero paese si chiede sgomento come possa essere successo.
Il 36enne, infatti, era un tecnico esperto del Soccorso Alpino, sodalizio del quale faceva parte fin dal 1997, e l'incidente è avvenuto lungo un sentiero facilmente percorribile.
 
«Matteo stava camminando davanti a noi e ad un certo punto non l'abbiamo più visto. L'abbiamo invece notato mentre rotolava giù per il canalone e aveva già preso una velocità impressionante. Dev'essere scivolato o forse si è inciampato e non ha trovato appiglio».
Questo in sintesi il racconto reso ai Carabinieri di Condino dai due compaesani che erano con lui poco sopra Malga Bondolo: un imprenditore originario di Collio Valtrompia, Massimo Paterlini, ed un suo giovane operaio.
 
Una banale caduta, che però ha originato un volo di una trentina di metri che non gli ha lasciato scampo.
Matteo è morto probabilmente sul colpo, dopo aver ripetutamente battuto la testa sulla roccia.
 
I due superstiti non si sono persi d'animo: uno gli è rimasto accanto, l'altro è tornato veloce sui suoi passi per cercare un punto dove poter lanciare l'allarme col telefonino.
Quando ha trovato campo erano ormai passate le 19.
Sul posto è intervenuto veloce il Soccorso Alpino di Pieve di Bono con l'elicottero dei Vigili del Fuoco di Trento, ma ormai non c'era più nulla da fare.
 
Il buio è arrivato prima del permesso da parte del magistrato di rimuovere la salma, quindi la decisione di rientrare tutti quanti a valle e riprendere le operazioni il giorno dopo.
 
Avrebbero voluto i colleghi del Soccorso Alpino della Valle Sabbia, quando hanno saputo della disgrazia, raggiungerlo e stare con lui, ancora una notte in montagna, come quelle trascorse insieme a cercare e a soccorrere decine e decine di escursionisti.
Sarebbe stato troppo pericoloso anche solo cercarlo, in quella zona, così alla fine hanno desistito.

Il volo di recupero è avvenuto prestissimo ieri mattina.
La salma alle 6 era già nella camera mortuaria del Ricovero di Storo dove per tutto il giorno è stato un viavai di amici e conoscenti, stretti attorno ai familiari, a Cristina, la sua compagna.
 
«Ciao Cili - così gli amici chiamavano Matteo -, hai raggiunto la vetta più alta, ora guardaci da lassù» ha scritto un amico sul suo profilo Facebook.
Qualcun altro lo ricorda col suo mandolino al Carnevale.
 
Dicono che per un'alpinista morire in montagna sia la cosa più bella che possa capitare.
Non così presto però.
 


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