I violini dell'Orsi, liutaio per passione

Paese di confine diviso tra la montagna e il lago, Ponte Caffaro riserva una sorpresa: la bottega di due liutai per passione. A iniziare l’attività è stato, nel 1982, l’oggi 73enne Claudio Orsi. «Il primo violino - racconta - l’ho realizzato nel ’56 sugli insegnamenti di papà Antonio: era un suonatore del Carnevale, e costuiva strumenti per uso proprio. Ma poi mi misi a fare il fornaio, e ai violini non ci pensai più».

Poi arrivò il 1982: «Su una rivista vidi la fotografia di un violino Stradivari. Mi piacque troppo, e decisi di provare a riprodurlo». Da allora, sempre da autodidatta, Claudio Orsi ha iniziato a fabbricare anche viole, liuti, violoncelli, mandolini e bassi. «Ogni volta che terminavo uno strumento e lo sentivo suonare, provavo una indescrivibile sensazione. E così ora continuo, usando solo scalpelli come strumenti di lavoro».

Da pensionato, Orsi ama la campagna e i suoi animali. Ma passa molto tempo nel piccolo laboratorio artigiano: «I legni con la giusta risonanza sono quelli di pioppo, acero e abete. E per realizzare un violino ci metto in media 20 giorni». Una passione, la sua, che per scelta non ha riscontri economici: «I miei strumenti non sono fatti per essere venduti. Semmai li regalo. E oltre che realizzare, a me piace sperimentare, inventare. Se qualcuno mi chiede di realizzargli un pezzo a pagamento non ci riesco. Io devo poter lavorare in libertà, senza obblighi».

Orsi non vuol definirsi un musicista: «So semplicemente strimpellare chitarra e fisarmonica, e sono un "sunadur" del Carnevale di Ponte Caffaro».
Inutile dire che oggi tutti gli strumenti usati dai sunadur caffaresi sono opera artigiana dell’Orsi. Al quale un anno fa si è avvicinato Marco Buccio, un musicista 34enne che, dopo gli studi al Conservatorio, insegna musica in più scuole: «Anch’io faccio parte dei sunadur. E un giorno del 2006, di fronte a una chitarra battente a 5 corde, mi venne voglia di provare a realizzarne una copia con manico in acero, fondo in mogano e tavola armonica in abete».

Così, sotto l’occhio vigile del maestro Claudio, Marco ha realizzato il suo primo strumento. E adesso, il laboratorio di liuteria sulle rive dell’Eridio ha trovato una occasione di continuità.
 
Massimo Pasinetti da Bresciaoggi

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