L’associazione Habitar in sta terra ha acquistato un immobile per farne la sede del museo etnografico. Molti contributi dall’estero.
«Habitar in sta terra» ha comprato una casa nel centro storico di Bagolino. L’associazione culturale presieduta da Luca Ferremi ha potuto dar corso all’operazione grazie ai contributi degli associati, per la maggior parte versati da persone che risiedono fuori dalla nostra provincia, se non addirittura all’estero. Dopo gli opportuni interventi, il sodalizio potrà così ospitare la propria raccolta etnografica nel cuore del grosso centro della Valle del Caffaro.
Una collezione di pregio
Attualmente il museo, avviato nel 1994 e inserito nel Sistema museale di Valle Sabbia, è ospitato in alcuni ambienti dell’edificio già sede delle scuole elementari del paese. Le collezioni comprendono oggetti d’uso comune e strumenti di lavoro, per documentare nel modo più esauriente i diversi aspetti della cultura bagolinese. I materiali sono organizzati per sezioni, ulteriormente dettagliate in sottosezioni: la metallurgia, la filatura e tessitura, l’allevamento e alpeggio, il legno e la sua lavorazione, l’agricoltura, l’abitazione, i costumi, la vita nella comunità. Alcuni mobili e suppellettili sono composti a formare ricostruzioni ambientali (cucina con fuoco, attrezzato per la lavorazione del latte, stanzino annesso come deposito dei prodotti caseari e degli utensili, soppalco a vista dove si può osservare la zona notte).
Visto le tipologie degli oggetti che formano la collezione, l’associazione ha voluto acquistare una struttura con tutte le caratteristiche delle abitazioni tradizionali bagosse: una cucina di ampie dimensioni e una grande cantina, elemento peculiare delle antiche abitazioni di montagna, che consentiva la conservazione dei cibi. La scelta è caduta su una casa che è rimasta chiusa per oltre trent’anni, perché i precedenti proprietari, verso la metà degli anni Settanta, sono emigrati all’estero e non hanno più fatto ritorno. L’immobile ancora ai nostri giorni, nonostante le grandi trasformazioni urbanistiche, rispecchia pienamente l’architettura locale del passato: non a caso le finestre dell’abitazione hanno ancora i vetri piombati, come si usava un tempo.
L’acquisto della sede è solo l’ultimo, importante traguardo raggiunto da «Habitar in sta terra»: dal 1990, anno di fondazione, l’associazione ha stanziato quasi 500 milioni delle vecchie lire a favore d’interventi di valorizzazione delle bellezze culturali e architettoniche di Bagolino: dal restauro delle santelle al recupero del cimitero napoleonico, dalla pubblicazione dello «Stradario di Bagolino con cenni storici» alla stampa di alcune cartoline legate a mestieri scomparsi.
Attaccamento alle radici
Un’attività intensa, che si è potuta concretizzare grazie alle quote raccolte tra i trecento soci, la maggior parte dei quali non risiede in Bagolino. I contributi maggiori, infatti, provengono da amici del sodalizio che abitano oltre i confini della nostra provincia e in molti casi all’estero. Questo dato evidenzia, più di mille parole, il forte attaccamento degli associati alla propria terra.
Il presidente Ferremi, che recentemente è succeduto a Nerio Richiedei, non nasconde che l’associazione «ha avuto molto coraggio ad acquistare, in questo momento di crisi economica, la nuova sede. Tuttavia il sodalizio che presiedo ha voluto dare un segnale di fiducia nel futuro, per rivitalizzare il centro storico del paese». Come è accaduto nel recente passato, Ferremi si augura che anche in questa occasione non venga meno il sostegno dei tanti bagolinesi sparsi per il mondo, ma con il cuore ancorato nella Valle del Caffaro.
Giancarlo Marchesi dal Giornale di Brescia
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