Il comportamento puň rappresentare uno degli aspetti piů problematici della demenza. A cura del Consultorio Psicogeriatrico Valsabbia vi proponiamo un vademecum per il familiare
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Il malato di demenza perde progressivamente la capacità di comprendere ciò che accade intorno a sé e non è più in grado di rispondere in modo appropriato alle situazioni che si presentano.
Ad esempio, può accadere che il malato attribuisca intense emozioni a situazioni per noi neutre o può spaventarsi di fronte alle immagini di guerra trasmesse dal telegiornale, perché teme che lo coinvolgano direttamente ed accadano nella sua casa.
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In sintesi, la persona malata adegua le proprie risposte cognitive ed emotive non alla situazione reale ma alla situazione che le sue facoltĂ le consentono di percepire.  Â
Per il familiare che si occupa del malato, l’insorgenza dei disturbi comportamentali è un momento doloroso e stressante, perché si creano situazioni che rendono irriconoscibile la persona cara, che da mite e dolce può diventare, in alcuni momenti, aggressiva.
Come prevenire o limitare i disturbi del comportamento?
In molti casi il disturbo del comportamento è espressione di un disagio che la persona prova quando è turbata da qualcosa a cui non riesce ad attribuire un significato o quando un’azione che non riesce a svolgere diventa fonte di frustrazione.
Osservare il proprio caro e analizzare la situazione permetterà di individuare delle costanti rispetto a dove, in quale momento o in presenza di chi si scatena il disturbo comportamentale.
I disturbi comportamentali piĂą frequenti sono:
RIPETITIVITĂ€. Il malato ripete molte volte la stessa domanda o la stessa osservazione.
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Cosa fare?
- A volte, invece di continuare a rispondere alla domanda, è meglio rassicurare il malato che va tutto bene e che penseremo noi a tutto.
- Sforziamoci di capire se vi sia un bisogno fisico o un disagio (ansia), in quanto la persona può essere preoccupata per qualcosa che non riesce ad esprimere.
- Anticipiamo le domande fornendo piĂą informazioni possibili. Esempio: scrivere il menĂą su una lavagnetta.
- Riformulare la domanda affinché lui stesso trovi la risposta, aumentando così le probabilità che la ricordi nel tempo. Esempio: se il malato chiede in continuazione quale sarà il pasto serale, rispondere chiedendogli “Stasera c’è il tuo piatto preferito. Qual è?”.
TENDENZA ALLA FUGA. Il malato, confuso e disorientato, mescola il passato con il presente e si convince di vivere situazioni che in realtà appartengono al passato. Può pensare, ad esempio, che i suoi genitori lo stiano aspettando o che non riconosca la casa in cui abita come propria.
Questo determina l’esigenza di andare in quello che il malato ritiene essere il suo posto.
La tendenza alla fuga si manifesta con maggior frequenza nelle situazioni in cui alla persona malata vengono a mancare punti di riferimento, come accade nel caso di un trasloco, una vacanza o l’inizio di un programma di assistenza in un Centro Diurno.
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Cosa fare?
- Spesso è difficile dissuadere il nostro caro perché si rischiano atteggiamenti oppositivi. Se possibile è bene aiutarlo a ritrovare il senso di realtà : rivolgiamogli alcune domande, come il nome dei figli, la professione che ha svolto, per calmarlo e aiutarlo ad acquisire informazioni su di sé.
- Nel caso in cui il malato tenda a perdersi, assicuriamoci che abbia sempre con sé un biglietto, una catenina o un braccialetto con incisi il nome, il numero di telefono e l’indirizzo.
- Prestare particolare attenzione a traslochi, trasferimenti e cambiamenti: può essere utile introdurre il malato gradualmente nel nuovo ambiente o introdurlo nel modo più tranquillo possibile.
ACCUSE DI FURTO. A causa dei problemi di memoria, la persona malata smarrisce i propri oggetti o li ripone in luoghi inusuali, non ricorda di averlo fatto e accusa i familiari di averlo derubato.
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Cosa possiamo fare?
- Per evitare che il malato possa smarrire oggetti, cerchiamo di organizzare l’ambiente: riporre gli oggetti sempre nello stesso posto riduce la possibilità di perderli. Possiamo togliere di mezzo oggetti di valore, come anelli o argenteria. Evitiamo di tenere ingenti somme di denaro in casa e facciamo copie di riserva degli oggetti più utili, come chiavi e occhiali.
- Se il malato è poco consapevole delle proprie difficoltà di memoria, può pensare di essere stato derubato e accusa le persone che gli sono vicine. Per i familiari questo comportamento è molto doloroso e faticoso da accettare, ma è bene ricordare che le accuse non sono intenzionali, ma una conseguenza della patologia. Cerchiamo di comprendere lo stato d’animo del nostro caro, rassicuriamolo e aiutiamolo a cercare. Distogliamo l’attenzione proponendo attività piacevoli.
AGGRESSIVITÀ. Il malato può mostrare reazioni aggressive sia fisiche che verbali, solitamente come conseguenza alla frustrazione derivante dal non riuscire a farsi comprendere o ad eseguire alcune attività .
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Cosa possiamo fare?
- Sforziamoci di mantenere la calma: cerchiamo di evitare movimenti bruschi, di non alzare la voce e di non avanzare verso il familiare che si sentirebbe minacciato.
- Evitiamo di discutere, piuttosto cerchiamo di ascoltare così da far sfogare il nostro caro, mostriamo partecipazione emotiva (aiutiamolo a comprendere che siamo dalla sua parte).
- Semplifichiamo i compiti, chiediamo una cosa alla volta, non mettiamo fretta.
AFFACCENDAMENTO. Il malato compie movimenti ripetitivi e privi di finalitĂ come manipolare oggetti, lembi di indumenti, rovistare nella borsa, spostando oggetti o tende a vagare senza una meta.
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Cosa fare?
- Ricordiamoci che è un modo per scaricare l’ansia, sforziamoci quindi di non contrastare questo bisogno, assicurandoci sempre che il nostro caro possa agire in totale sicurezza
- Quando è possibile, coinvolgiamolo nello svolgimento di alcune attivitĂ , ad esempio quelle domestiche o di giardinaggio.Â
- Catturiamo il suo interesse piuttosto che imporgli di interrompere l’attività .
SINDROME DEL TRAMONTO. Verso sera la persona può apparire più confusa, ansiosa, irrequieta. Questo accade perché nelle ore serali ci si sente più stanchi e fragili e la diminuzione della luce aumenta le difficoltà visive e/o interpretative, causando errate interpretazioni degli stimoli ambientali.
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Cosa fare?
- Evitiamo di formulare richieste impegnative nelle ore serali. Piuttosto proponiamo attivitĂ in cui il nostro caro possa essere passivo, come ascoltare musica
- Riduciamo gli stimoli ambientali e aumentiamo l’illuminazione, facendo attenzione che non si creino zone d’ombra interpretabili in modo erroneo.
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Articolo a cura del Consultorio Psicogeriatrico Valsabbia
Villanuova s/C, via Bostone 2/O (presso Consultorio familiare Nodi).
Aperto ogni sabato dalle 8.00 alle 12.00
telefono: 036563011 - 327 5999834
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