19 Novembre 2011, 18.01
Gavardo
Corsa

Tito Tiberti, cinque chilometri al passo coi campioni

di Andrea Alesci

Il saretino che corre per l'Atletica Gavardo ha partecipato alla sua terza maratona di New York City, riuscendo nell'impresa di stare per i primi 5 km insieme ai big mondiali, tra cui il vincitore Geoffrey Mutai

Non capita tutti i giorni di prepararsi a dovere per correre la maratona di New York City. Non capita tutti i giorni di rimanere in testa per i suoi primi cinque chilometri. Non capita, soprattutto, tutti i giorni che là davanti ci sia un valtrumplino. Quel giorno è arrivato e già filato via veloce come i passi compiuti dagli atleti lungo i 42.195 metri della storica gara quest’anno giunta alla 42° edizione. Eppure, rimarrà aggrappato al ricordo del 6 novembre 2011, una domenica, quel primo pezzetto di gara condotto insieme ai migliori da un saretino doc: Tito Tiberti.
 
Classe 1981 e ormai uno dei podisti italiani migliori in circolazione, quella domenica 6 novembre Tito Tiberti ha percorso i primi chilometri da Staten Island verso Brooklyn insieme al gruppo nel quale c’era il recordman mondiale (e poi vincitore) Geoffrey Mutai. “Correre con i migliori del mondo – ha dichiarato il 30enne di Sarezzo – è stata un’emozione grandissima e comunque una soddisfazione. Volevo provare a tenere quel ritmo di gara per una decina di chilometri, ma quando Mutai ha sparato un quinto chilometro (in salita) a 2’56’’ ho dovuto desistere. Certo, se non avessi pensato di mettere in pratica davvero quella sparata iniziale, il risultato all’arrivo sarebbe stato decisamente migliore: probabilmente sarei riuscito ad arrivare a ridosso dei primi venti”.
 
Una “pazzia” che il saretino ha pagato a caro prezzo, concludendo al 1805° posto assoluto (344° di categoria) col tempo di 3h08’51’’, molto lontano dal personale di 2h23’09’’. C’è da dire che la settimana prima aveva corso i 42 chilometri di Francoforte in 2h24’14’’ e anche la stanchezza ha presentato il conto (nonostante a New York abbia fatto segnare 1h11’07’’ dopo 21 chilometri). Alla terza esperienza nella maratona della Grande Mela, il forte corridore dell’Atletica Gavardo si è guadagnato anche la pagina della Gazzetta dello Sport e un momento lungo cinque chilometri che difficilmente dimenticherà. 
 
Per ulteriori informazioni sullla biografia del giovane saretino è possibile visitare il suo sito web.
 
Di seguito riportiamo alcuni estratti dal racconto che Tito Tiberti ha scritto e poi pubblicato sul sito di podisti.net.
 

"Non è nel mio stile, ma m'intrufolo in qualche maniera nei corral precedenti approfittando di attimi di distrazione degli addetti alla sorveglianza. Arrivo con Teo nel secondo spezzone, sono le 9.00... Ci muoviamo verso la zona di partenza, tutti ammassati, si cammina ma non è “riscaldamento”: siamo tutti compattati come pinguini dietro il cordone di sorveglianza... A 10' dal via, siamo ormai vicini al gruppo dei pettorali 1000-1999: come faccio a partire più avanti? Con faccia tosta approfitto dell'inno nazionale e scappo fuori, mi faccio largo tra gli energumeni dei Police e Fire Dept (poliziotti e vigili del fuoco). Raggiungo Giorgio Calcaterra e gli faccio l'in bocca al lupo; vediamo i top schierati davanti, ma tra noi e loro ci sono 30 metri e 300 persone...

Colpo di cannone allora, mi butto quasi ciclisticamente sul lato delle transenne, rischio di cadere ma sono troppo determinato, dopo 200 metri mi bruciano le cosce, ma sono quasi fuori dalla folla dei podisti, i top sono davanti, lontani! Ai 300m circa (viva il gps!) vedo spazio, mi butto al centro della strada, mi tolgo la maglia a maniche lunghe e il berretto. Il sole mi vuol baciare il testone pelato e devo andarmelo a meritare questo bacio! Testa bassa, le cosce già bruciano. “Si chiama acido lattico, bellezza!”, mi dico, ma tiro dritto. Sul riferimento empirico di un pilone del ponte ho preso il distacco: 12” ora! Ai 1000m suona il gps, leggo di sfuggita un parziale di 2'48” e so che ormai ho meno di 5” da recuperare.

Strappo ancora a tutta e chiudo il buco, mi accodo per poco al gruppo dei top, sono 22 mostri sacri della maratona mondiale, sulla schiena hanno spillato un dorsale riportante nazionalità e bandiera. I primi due che ho letto, incollandomi alle loro calcagna, sono Morocco 6 e USA 7, Gharib e Keflezighi: il cuore fa un tuffo! Le cosce bruciano, ma cosa ho da perdere? Primo miglio, cambio di pendenza, chiedo al cuoricino di chetarsi e allo stesso tempo di darmi due colpi in più per darmi la forza di passare. Mi lancio davanti, spostato sulla destra del plotone: ho paura di farli inciampare o d'intralciare... io sto facendo la “goliardata”, loro si giocano la vittoria (e alcuni anche un po' del futuro proprio e delle famiglie: non posso dimenticare che in Kenya la corsa è una strategia di emancipazione dalla povertà...).

Guardo il sole e penso che a Genova il diluvio si è portato via delle vite. Intanto passano metri e secondi preziosi... Guardo per terra e so che qualcuno a casa sogna di correre e non può. Mi giro di lato e c'è Matteo (Matthew Kisorio) che corre facile, butto l'occhio più in là e mi scappa da ridere: cosa ci faccio qui? Leggo i nomi sui pettorali e scuoto la testa mentre corro: Mutai G., Mutai E., Kebede, Meb, Rothlin, Barrios, ancora Gharib, Gebre, Moran, Sisay, Kibet...

Ma le gambe tengono e il pubblico mi tiene in piedi. Però oggi fanno proprio sul serio... dopo la tirata iniziale ho recuperato un pochino in discesa, ma so che non avrò vita lunga. Il quinto chilometro, in leggera ascesa, sui 2'56” segna la mia “resa”... ma 5 km in testa alla NYCM sono impagabili. Non perché io pensi di aver fatto qualcosa di eroico o straordinario (ho semplicemente corso), ma perché – cari signore e signori podisti e amanti della corsa – io mi sono DIVERTITO come non mi capitava da anni... Trovare delle ragioni di divertimento nella fatica è davvero difficile. Certo, per farlo ho dovuto fare allenamenti massacranti e qualche sacrificio fuori dal normale... ma alla fine sono stato ripagato. Riuscire di nuovo a divertirmi correndo è una ricompensa migliore di qualsiasi medaglia. 5000 metri a tutta e mancano 37 km... Aiuto!".

 
Nelle foto, dall'alto in basso: tre momenti dei primi 5 km vissuti da Tito Tiberti al comando della gara, la pagina della Gazzetta dello Sport dello scorso 8 novembre 2011 con la foto dedicata all'impresa dell'atleta saretino.


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