Consegnate alla Consulta le firme per i referendum sull'acqua pubblica. Buona la raccolta sul Garda, meno in Valsabbia.
Nella mattinata di ieri, i rappresentanti dei Movimenti per l’acqua pubblica si sono ritrovati a Piazza Navona per festeggiare insieme la consegna alla Consulta di oltre un milione di firme raccolte per la campagna referendaria.
«Questo percorso - afferma in una nota il comitato Bresciano -, iniziato circa tre mesi fa, ha comportato lo sforzo di centinaia di persone che si sono mobilitate in tutta Italia.
Entusiasmante raccontare questa avventura che comitati, in tutti i territori d'Italia, da Nord a Sud, uomini e donne hanno messo in piedi, in un apparato organizzativo così serio, fatto di sforzi, di quotidianità ed impegno, per costruire un modello di democrazia, al di là delle strutture e sovrastrutture classiche della politica, per il proprio territorio, per i propri diritti e per il proprio futuro. Per il futuro di tutti i cittadini!
Raccolta firme
Sono state oltre 1.400.000 a livello nazionale le firme raccolte e certificate e consegnate alla Consulta: di queste 235.000 della Lombardia. Brescia è tra le aree che hanno sorpreso di più: con un obiettivo di 15.900, la raccolta ha superato quota 44.000. Grande e fortemente emblematica il risultato della Valle Camonica che ha contribuito con oltre 12.000.
Garda e Valsabbia
Buona la raccolta anche la zona del Garda, un po’ meno, per ragioni organizzative, nella zona della Valle Sabbia. «Buoni risultati li abbiamo ottenuti in centri come Sirmione e Desenzano, dove abbiamo avuto il sostegno anche del Pd – spiega Mariano Mazzacani del Comitato “L’acqua di Prevalle” che ha coordinato la racconta nella zona –. Buoni riscontri anche a Gargnano, San Felice del Benaco, Salò. Nella città benacense sono state organizzate più iniziative da diverse organizzazioni, raccogliendo più di mille firme».
Banchetti di raccolta sono stati organizzati anche a Prevalle (400 firme), Paitone, Gavardo (500), Villanuova, Odolo e anche Bagolino ha ottenuto buoni risultati. «È rimasta un po’ scoperta la zona centrale della Valle Sabbia, dove abbiamo riscontrato difficoltà a trovare contatti».
«Dobbiamo dire che la mossa del comitato nazionale di non coinvolgere in prima persona i partiti è stata vincente, in questo modo la raccolta è stata trasversale».
Del comitato hanno fatto parte diverse formazioni di vario orientamento culturale, unite però nel difendere il valore pubblico dell’acqua: il fronte cattolico, quello ambientalista, dei consumatori, dei movimenti per l’acqua, ai quali hanno dato supporto organizzativo i sindacati e anche i partiti come il Pd e altri della sinistra.
All’atto pratico ciò ha consentito a molti consiglieri comunali di offrire la propria disponibilità per la certificazione delle firme.
«A Prevalle, ad esempio – prosegue Mazzacani –, la campagna referendaria ha avuto il sostegno sia della maggioranza di centrodestra sia dell’opposizione di centrosinistra, con il voto unanime del consiglio comunale alla proposta dell’opposizione a sostegno del referendum».
Segnali di “resistenza”
Segnali di “resistenza” si registrano anche a livello istituzionale: lo scorso aprile il Consiglio Comunale di Milano ha approvato all’unanimità un Ordine del Giorno che conferma l’affidamento fino al 2027 all’azienda totalmente pubblica Metropolitana Milanese, ignorando gli obblighi di privatizzazione imposti dal Decreto Ronchi; Molti comuni, anche in Lombardia, hanno dichiarato la loro volontà di non volersi allineare ai vincoli imposti dall’art. 23 bis. La “resistenza” dei sindaci va in controtendenza rispetto alla volontà del Governo che punta a ridurre l’autonomia degli enti locali. La norma, votata dal Parlamento a febbraio 2010, che prevede la soppressione degli A.T.O. (Ambiti Territoriali Ottimali) dall’aprile del prossimo anno, di fatto sottrae ai Comuni le competenze in materia di servizio idrico per consegnarle alle Regioni (e da queste alle province), allontanando dalla partecipazione democratica le decisioni su un bene essenziale per tutti i cittadini.
Stop agli affidamenti
In ragione del sorprendente andamento della raccolta firme il Comitato Promotore chiederà al Governo una moratoria su tutti gli affidamenti, in pratica un doveroso stop alla legge, in attesa del referendum, che dovrebbe svolgersi tra il 15 maggio ed il 15 giugno 2011, il cui esito potrebbe rappresentare la chiave di volta di un cambiamento paradigmatico sui processi decisionali riguardo la gestione di tutti i beni pubblici.
CHE TANTO SI E' PRODIGATO
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