Un malore si porta via l'Angiolino Dusi

Erano le 17 e i lavori al capanno, almeno per quel lunedì, potevano essere considerati conclusi. Non per l’Angiolino Dusi. E chi riusciva a tenerlo fermo quello: 66 anni e ancora l’argento vivo addosso.
“Aspetta un attimo che c’è da piantare un paletto” ha detto al figlio Marco, 37 anni, che si trovava nella balza subito sotto.
Poi più niente, non una voce, un grido.

Trascorso solo un attimo il figlio è risalito quei pochi metri, più che altro incuriosito dal silenzio.
Papà era rotolato a terra e si era fermato lì, adagiato sull’argine: “Gli ho guardato in bocca se magari c’era la lingua a strozzarlo – raccontava Marco al maresciallo di Gavardo, salito fin lassù mezz’ora dopo -, ho visto che aveva una botta sulla fronte e che di pulsazioni alle giugulari non ce n’erano. Ho chiamato il 118, ma sapevo che non c’era più nulla da fare”.

Aveva ragione, la vita di Angelo Dusi, pensionato dopo una vita alla Falck, era già scappata via.
Veloce l’elicottero da Brescia, atterrando nel “piazzale della fontana” nei pressi dell’abitato di Bondone, microscopica frazione di Villanuova sul Clisi sul costone fra il Chiese e Vobarno. In un attimo la dottoressa e gli altri soccorritori hanno divorato i duecento ripidi passi per salire fino alla posta.
Il tentativo di rianimazione, lodevole oltre che obbligato, è però risultato vano.

Come sia andata poi non si è capito bene.
Fatto sta che alle 19, alla Posta del Dafì come da quelle parti chiamano quel capanno che Angelo ed il figlio curavano da una manciata d’anni, è salito anche un tecnico della prevenzione sui luoghi di lavoro: “Ma come, qui ci vuole un igienista, non è mica un infortunio sul lavoro” diceva, fra una telefonata e l’altra, forse ai dirigenti Asl.

Così, mentre già sul posto dallo sterrato per i 4x4 era arrivata la bara, tutti sono stati costretti ad aspettare.
Intanto lungo lo stretto sentiero era salito mezzo paese, a portare conforto al figlio Marco e alla moglie Augusta, tutti increduli per quello che era successo: “C’è ancora una figlia, Monica, 39 anni, era partita giusto ieri per la Grecia e adesso sta cercando un aereo per tornare veloce. Non bastano le disgrazie, bisogna anche tribolare a questo modo?” dicevano.

E intanto cominciavano a ricordare quell’uomo del quale avevano imparato ad apprezzare la spontaneità, la voglia di darsi da fare nel volontariato in ogni campo: nell’organizzare la festa della frazione Valverde come nel fornire appoggio logistico alla compagnia teatrale “Il Risveglio” di Vobarno alla quale si sentiva particolarmente legato.
Nell’attesa del medico giusto, quello “legale”, è venuto buio: erano le 20 e 30 quando è arrivato: infarto.
Con lui è arrivato anche il nulla osta al trasferimento dell’Angiolino a casa, in via Valverde, dove è stata allestita la camera ardente.

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