Questo qualcuno è un osservatore. L’osservatore si guarda intorno e osserva. Osserva e descrive
C’è un operatore al computer che inserisce da tastiera la lettera “O”.
Sul video appare la lettera “O”. L’osservatore osserva e annota.
Ma che cosa è avvenuto all’interno del computer?
Se lo scomponessimo nei suoi componenti elementari, esaminandoli attentamente, scopriremmo che alcuni di essi hanno subito un cambiamento di stato.
Della lettera “O” nessuna traccia. La lettera “O” non esiste.
Il cambiamento di stato interno ha prodotto un cambiamento nell’ambiente, osservato e descritto dall’osservatore come trasformazione dell’input in output.
Il computer è un sistema, ma anche l’osservatore è un sistema: un sistema vivente.
“L’osservatore è un sistema vivente e qualsiasi comprensione della cognizione come fenomeno biologico deve rendere conto dell’osservatore e del suo ruolo in esso”
“Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno”
Queste dichiarazioni sono tratte da “L’albero della conoscenza” di Maturana e Varela da cui, qui sotto, riporto anche la metafora del sottomarino:
“Immaginiamo un soggetto che è vissuto per tutta la sua vita in un sottomarino e che, non essendone mai uscito, è perfettamente addestrato a guidarlo.
Ora noi siamo sulla spiaggia e vediamo che il sottomarino si avvicina ed emerge dolcemente alla superficie, prendiamo la radio e diciamo al pilota che sta all’interno: “Congratulazioni, hai evitato gli scogli e sei emerso con grande eleganza; le manovre del sottomarino sono state perfette”.
Il nostro pilota all’interno, però, è sconcertato: “Cos’è questa storia di scogli e di emersione? Tutto quello che ho fatto è stato muovere leve e girare manopole e stabilire certe relazioni fra indicatori in una sequenza preordinata in accordo con le mie abitudini.
Io non ho effettuato alcuna manovra e tu mi parli di un sottomarino, per di più mi sembra quasi una burla”.
Che cosa significa tutto questo?
Prima di Maturana sapevamo che il nostro sistema nervoso captasse dall’ambiente informazioni per derivarne comportamenti adeguati, idonei alla sopravvivenza.
Non è più così?
Che cosa vogliono farci capire gli autori con quanto sopra riportato?
Ve lo dico io con le loro stesse parole:
“Come osservatori possiamo vedere un’unità in domini differenti, secondo le distinzioni che facciamo. Così, da un lato possiamo considerare un sistema nel dominio di funzionamento dei suoi componenti, nel dominio dei suoi stati interni e dei suoi cambiamenti strutturali.
Da questo punto di vista, per la dinamica interna del sistema, l’ambiente non esiste, è irrilevante.
Dall’altro lato possiamo anche considerare un’unità nelle sue interazioni con l’ambiente e descrivere la sua storia di interazioni in esso.
Da quest’altro punto di vista, in cui l’osservatore può stabilire relazioni tra certe caratteristiche dell’ambiente e il comportamento dell’unità, la dinamica interna di quest’ultima è irrilevante”.
L’osservatore, dunque, osserva. Osserva e descrive quello che vede.
Lo descrive sulla base della sua capacità di osservare, delle sue competenze, del suo punto di vista e del suo linguaggio, distinguendo i differenti domini: quello interno e quello esterno.
L’osservatore è “un essere umano (…) che prende in considerazione simultaneamente l’entità che osserva e l’universo nel quale esso si trova, (…) capace di interagire indipendentemente con l’entità osservata e con le sue relazioni”.
“Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno”
Questo qualcuno è un osservatore. E’ un osservatore che dice qualcosa a un altro osservatore o anche solo a sé stesso.
Questo è un assioma, cioè una verità così evidente che non necessita di alcuna dimostrazione.
L’osservatore è un essere vivente che ha la capacità fondamentale di fare distinzioni. Distingue fra differenze.
Che cosa differenzia un essere vivente da un essere non vivente?
Che differenza c’è fra un cane vivo e un cane morto?
La differenza è a livello dell'organizzazione dei componenti interni, che cambia nel momento in cui il cane è vivo rispetto al momento in cui il cane è morto.
Questo particolare tipo di organizzazione viene definito da Maturana e Varela "organizzazione autopoietica".
Un sistema vivente è un sistema autopoietico, è cioè un sistema che ha componenti che hanno fra loro relazioni tali che consentono di riprodurre attraverso queste stesse relazioni sia le componenti del sistema sia le relazioni che le tengono insieme.
L'organizzazione autopoietica è quel tipo di organizzazione per cui in un sistema le relazioni che legano le componenti e le componenti stesse sono in grado di riprodurre a loro volta componenti e relazioni.
Si tratta come vedete di un percorso circolare.
Un cane vivo è un cane che ha questo tipo di relazioni: per cui le componenti e le loro relazioni continuano a produrre componenti e relazioni; un cane morto, invece, è morto: non ha questo tipo di organizzazione.
Dinanzi a una stessa struttura, osservatori diversi possono vedere sistemi diversi e lo stesso sistema può essere descritto in modi differenti.
Perciò i sistemi non “sono”, ma si osservano. Non sono perché sono descrizioni dell’osservatore.
L’albero della conoscenza segna una svolta decisiva nella storia del pensiero moderno, scava un solco profondo, provoca una frattura tra il pensiero lineare e quello circolare.
Io stesso ho accennato più volte a questo argomento sulle pagine di questo giornale con articoli come “Io non turbo, perturbo” o come “La sesta disciplina”.
Si parla di circolarità cioè di un percorso di conoscenza circolare.
Un primo percorso circolare si riscontra quando si afferma una indissolubilità del legame tra struttura individuale e visione del mondo: “ogni atto di conoscenza ci porta un mondo tra le mani… ”ogni azione è conoscenza e ogni conoscenza è azione”.
Un secondo percorso circolare si riscontra quando si afferma un’organizzazione autopoietica.
Come già detto un sistema dotato di organizzazione autopoietica si produce continuamente da solo, è costituito da componenti molecolari correlati da una rete continua di reazioni che i biochimici hanno denominato metabolismo.
Un terzo percorso circolare è quello che si manifesta nel rapporto produttore-prodotto. Un sistema autopoietico è dotato di una rete dinamica di trasformazioni chimiche che produce i propri componenti.
Il quarto percorso circolare consiste nella costatazione che l’essere e l’agire di un sistema autopoietico sono inscindibili.
L’ultimo percorso dello stesso tipo lo troviamo alla fine del libro dove si parla della “conoscenza della conoscenza”. La conoscenza genera la domanda della conoscenza.
Come si acquisisce la conoscenza?
Prima bisogna capire, poi bisogna imparare ma …
tra il capire e l’imparare c’è di mezzo lo studiare
Capire la realtà vuol dire costruirne un modello coerente che abbia senso.
Imparare significa utilizzare il modello che si è capito.
Si tratta dunque di due attività differenti.
Per imparare bisogna studiare.
Si impara da soli o, tutt’al più, con l’ausilio di un testo o di un docente che forniscano spiegazioni.
Le spiegazioni sono l’oggetto principale dell’insegnamento per contribuire alla costruzione di un modello mentale che permetta di capire il mondo.
Si capisce se si vuol capire.
Conoscere (o sapere) vuol dire che si è appreso il modello e lo si può usare.
Qui ci soccorre la saggezza orientale che sostiene che
“si sa se si sa fare”.
Ricordate la massima di Confucio? “
Se ascolto dimentico, se leggo ricordo, se faccio capisco”.
E quella di Han Fei? “
Difficile non è sapere, ma saper fare uso di ciò che si sa”.
Vi sono metodi che consentano di capire e imparare meglio? Si.
Essi sono basati sull’ipotesi che le persone più intelligenti abbiano acquisito, anche a loro insaputa, una visione sistemica del mondo: ragionano cioè per sistemi.
Ho cercato di indicare una strada, una via che conduce a qualche conoscenza.
Spero di non aver riempito un vaso, ma di avere acceso almeno una piccola, anche flebile, fiammella.
LoStraniero
ID73718 - 12/10/2017 09:36:21 - (Dru) -
"Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno" è detto. RIflettici