Ad Acquatica, frazione di Prevalle, sono stati recentemente scoperti alcuni affreschi quattrocenteschi. Singolari le immagini, ma anche le scritte bibliche, di Cassiodoro, Socrate e Sallustio
Lì nella piazzetta di Acquatica, da dove occhieggia un portale che richiama l’altero portale di un castello, le case addossate una sull’altra hanno ormai quasi cancellato le linee dei palazzoni rustici che segnavano le proprietà di poche, grandi famiglie.
E’ in una di queste case, appartata nell’angolo sinistro, che si apre una stanza che conserva e ostenta veri e propri tesori d’arte e di cultura.
Affreschi quattrocenteschi che coprivano ogni porzione delle pareti e che a dispetto degli anni mettono in mostra colori, costumi, scene e messaggi di rara intensità e pregio.
La casa è di proprietà della famiglia Lombardi (il ramo noto con il soprannome di “Brachì”) da alcune generazioni.
A Prevalle ci sono due distinti nuclei di Lombardi (i Brachì e i… Brachinù che non sono nemmeno imparentati).
Racconta Adriano Lombardi (che mi ha guidato alla visita di molti angoli della casa) che il bisnonno era sicuramente già proprietario della casa e che prese in moglie una giovane Chiodi proveniente da Cantrina, frazione di Bedizzole di là dal Chiese.
Il giorno del matrimonio attraversò il Chiese guadandolo a piedi e altrettanto fecero i neo sposi al ritorno…
In origine, tuttavia, tutti i fabbricati sul lato sinistro della piazzetta di Acquatica, dovevano far parte di un unico grande nuclero padronale poi frammentato.
Lo si può notare dalla mappa di inizio ‘800 in cui ancora appare integro.
Difficile dare un volto e un ruolo a Battista de Casto, il committente degli affreschi, se non che potesse essere ricco e “nobile” (soprattutto d’animo, diremmo, leggendo le esortazioni fatte affrescare). Del resto non era raro che famiglie possidenti della Valle Sabbia avessero grandi proprietà in pianura e a Goglione in particolare (molte ve ne erano provenienti da Ono e molti segni ha lasciato la ricca famiglia valsabbina dei Butturini, per esempio).
Più indietro nel tempo, invece, la contrada di Acquatica/Quadega era abitata prevalentemente dalla famiglia Lancellotti (o Ancelotti), tra le più antiche delle originarie di Goglione e non dovrebbe essere lontano dal vero pensare che la grande abitazione padronale affacciata sulla piazzetta fosse la casa d’origine di questa famiglia.
In un registro di fine ‘500 l’80% dei nuclei famigliari di Quadega aveva cognome Lancelotti/Ancelotti.
Interessante è anche l’origine del nome della contrada che fu centro di proprietà lavorate e infeudate dai monaci di Serle. “Acuqaticum” era detto il censo che si pagava per esercitare un diritto d’acqua.
Ora, se pensiamo che la Roggia Abate, oggi denominata più precisamente Roggia Abate-Rudone, è forse la più antica seriola ad essere derivata dal Naviglio per opera di Donogerio abate benedettino del monastero di Serle nel 1301, non è peregrino pensare che quella terra lambita da quella “benedetta” acqua fosse il luogo ove era esercitato lo “jus aquaticum”.
Purtroppo non è stato possibile decifrare la scritta dove potrebbe essere segnalato l’autore, troppo rovinata la parte superficiale dell’affresco, per il resto ben conservato.
Il riquadro centrale offre una splendida Madonna con Bambino abbracciata da Sant’Anna, sullo sfondo una ricca costruzione rinascimentale. La data lasciata dal committente, Battista da Casto è 11 aprile 1436.
Questo riquadro non è stato martellinato come gli altri presumibilmente per il rispetto dell’immagine sacra.
Le altre scene ritratte rappresentano probabilmente una battuta di caccia con un cane che addenta una lepre sotto gli occhi del padrone con uno splendido copricapo, una damigella con un abito sgargiante di colori vivissimi, una coppia che si tiene per mano ed un’altra con una iconografia del tutto particolare: vi appare una giovane donna che porge il seno ad un uomo il quale, a sua volta, le porge un anello.
Una scena che sembra ricordare un controverso tema affrontato da Caravaggio in una famosa tela. Il pittore ritrae una donna che allatta un vecchio la cui testa sporge da una grata di ferro. E’ il mito di Perona che allatta il padre Micone prigioniero e sottolinea con una visione del tutta particolare la Carità.
Nel caso dell’affresco, tuttavia, le sembianze del vecchio non paiono riconoscibili, sembra un giovane anche se il dipinto è molto rovinato (in quasi tutte le figure ad eccezione di quelle del riquadro religioso) hanno gli occhi martellinati e cancellati. Inoltre l’uomo porge alla donna un anello, gesto nuziale o di promessa amorosa.
La casa Lombardi presenta, inoltre un’ulteriore curiosità: nel 1987 durante dei lavori in una nicchia accanto allo stipite di una porta venne ritrovato un foglietto con alcune scritte di epoca cinquecentesca accanto ad un coltellino avvolto in un piccolo fazzoletto con alcune macchie di quello che appariva forse sangue.
Il foglio riportava le note di alcuni crediti (un carro di fieno e un carro di vino da pagarsi alla scadenza del giorno di San Michele ad una persona della famiglia Camagini, antichi possidenti a Goglione). Una nota di contabilità accompagnata forse da un patto suggellato o forse, curiosamente, chissà cos’altro.
Infine, ecco la traduzione delle scritte che campeggiano nella sala sottolineate da un braccio che si allunga ad additarle con autorevolezza anche ai posteri:
Cassiodoro: Nihil potest esse fortius, nihil egregius quam audire noxia et non rispondere contraria (Niente è più forte e più nobile del sentire cose sgradevoli e non rispondere “per le rime”.
Socrate: Sicut exordium inimicitiae est male dicere, ita bene loqui principium amicitiae; così come l’inizio dell’inimicizia è la maldicenza, così il principio dell’amicizia è il parlare bene ;
Sallustio: Concordia parve res crescunt, discordia maxime dilabuntur, nell’armonia anche le piccole cose hanno una grande importanza, nelle grandi difficoltà anche le più grandi si dissolvono; è un richiamo all’unità nei momenti difficili.
Nel racconto della Guerra Giugurtina di Sallustio Micipsa, re della Numidia e alleato dei romani, decide di affidare il suo regno ai figli Aderbale e Iempsale, affiancando loro il nipote Giugurta; nel discorso che Micipsa fa ai tre giovani viene esaltata l'amicizia come unica fonte per conservare intatto e prospero il regno.
Poi c’è un frammento biblico che dovrebbe essere Siracide 41,1: O mors quam amara est memoria tua… o morte, quanto amaro è il tuo ricordo.
Poi ancora una frase ripresa e rielaborata dalla Prima lettera di Giovanni, omne quod est in mondo… est concupiscentia oculorum aut peccatum tum avaritiae aut [superbiae] vitae: tutto cio’ che è mondano o è concupiscenza degli occhi, o peccato di avarizia o superbia della vita.
L’ultimo frammento dice Noli dicere omnia… non dire tutto quello che… è incompleta ma potrebbe essere ripresa da una esortazione forte di S.Bernardo: Noli dicere omnia quae scis. (il quale poi prosegue, ma rivolgendosi evidentemente a religiosi nell’esercizio della loro missione monastica) ora, lege. fuge, tace,quiesce. Non dire tutto quello che sai (che conosci), prega, leggi, taci, riposa.
Non è ancora finita: fervono i lavori per fare luce sull’autore del pregevole affresco e delle perle di saggezza e di cultura.
Paolo Catterina