23 Settembre 2013, 07.09
Villanuova s/C Valsabbia
Briciole di Cultura

S. Maria della Neve a Prandaglio

di Alfredo Bonomi

La devozione mariana ha lasciato nel corso dei secoli segni tangibili nei molti santuari sparsi in ogni contrada d'Italia. Anche a Prandaglio, dove lo sguardo spazia sulla valle tra cielo e lago


La Valle Sabbia ha partecipato attivamente a questo fervore, specialmente a partire dai primi anni del 1500.
È quello del culto mariano un “universo spirituale†dove si concentra una fede genuina e popolare, che trova nelle preghiere indirizzate alla Vergine Maria un particolare timbro di intensità.
Nei momenti difficili, quando l’animo si smarrisce, quando le difficoltà incombono e le violenze trasformano gli uomini in “strumenti del maleâ€, la ricerca di aiuto alla Vergine è stata una costante.
Nei tempi di pace invece li ricorso a Colei che è diventata l’â€anello fondamentale†nel Disegno divino di Redenzione, si trasforma in un raccoglimento più quieto, vale a dire in un colloquio che conduce i figli a rendere conto alla madre del loro cammino quotidiano.
 
In questo quadro generale si inserisce la storia e l’attualità del santuario della “Madonna della neve†di Prandaglio, posto in alto, sulla sommità del monte Renico.
La posizione è splendida, con un orizzonte che si allarga alla pianura, al lago di Garda ed alle montagne delle Prealpi bresciane. Questo luogo si potrebbe ben definire un “lembo di Paradiso in terra“, tanto è gradevole ed affascinante.
 
Il monte è geograficamente strategico, probabilmente interessato da insediamenti antichi di controllo dei transiti importanti dalla pianura verso le Valli Trentine.
Sia venendo da Brescia, sia scendendo dalla valle Sabbia, gli occhi sono attratti dalla localizzazione di Prandaglio.
Le sue diverse frazioni, piccoli pugni di case sparsi sulle pendici, fanno quasi da corona al monte sul quale è appollaiata la chiesa della Madonna, come una sentinella vigile su chi si dirige verso la Valle Sabbia ed il Garda, o su chi scende verso Brescia.
 
Un bosco di faggi centenari, che richiama gli antichi boschi sani dei santuari della Grecia classica o quelli cari alla religiosità delle popolazioni dell’Europa Centrale, abbraccia la costruzione, che parla di vicende passate, di piccoli e grandi gesti di fede quotidiana.
Non si conosce l’esatta origine del santuario: l’ipotesi che sia stato eretto sui resti di una piccola rocca posta, come quelle di Vobarno, Sabbio e Nozza, a difesa della valle nel Medioevo, dovrebbe essere la più veritiera.
 
Se la data della prima costruzione rimane oscura, legata certo agli eventi della vita civile e religiosa di una zona a sua volta integrata in un organismo più vasto ed articolato, quale la struttura giuridica e territoriale della Pieve di Santa Maria Assunta di Vobarno, a partire dal 1500 però le notizie si fanno più certe.
Negli “Atti†della visita del vescovo Bollani del 1566 la chiesa è segnata con “S. Maria Nivisâ€. Questa è la prima testimonianza certa della dedicazione della chiesa alla Vergine e quindi del consolidarsi del culto mariano sulla sommità del monte Renico, che è poi diventata una costante sino ai nostri giorni per i fedeli di Prandaglio, di Sopraponte, di Villanuova, di Clibbio, di Roè Volciano e delle altre zone vicine, in un crescendo che ha visto un fattivo interessamento per la conservazione della chiesa e per il suo decoro artistico.
 
Nemmeno il terremoto del 2004 ha interrotto la consolidata devozione, anzi proprio da questa rovinosa calamità è nata la forza per far rinascere il santuario gravemente ferito e che aveva avuto il suo patrimonio artistico restaurato con cura, competenza ed amore nel 1999.
Dopo l’evento sismico, nel giro di pochi anni, grazie all’impegno dell’ Associazione “Amici della Madonna della neve†e dell’amministrazione comunale, con il generoso contributo di diverse realtà esterne, è stato condotto a termine un complesso intervento di restauro che ha garantito il pieno recupero dell’edificio.
 
L’uscita di una bella e completa pubblicazione permette ora di ripercorrere meglio la storia umana e di fede quotidiana che si è saldata intorno alla “Madonna della Neveâ€.
La chiesa è sostanzialmente di impianto romanico anche se ha subito parecchi modifiche nel corso dei secoli. L’ accesso presenta un piccolo proneo, affiancato da due piccole aperture create per consentire ai viandanti di pregare avendo la vista della venerata statua della Madonna con il Bambino Gesù. L’interno ha una sola navata scandita da due campate.
Nonostante gli interventi susseguitisi a partire dal 1600 e le diverse decorazioni, rimane la struttura tipica delle chiese del primo Cinquecento.
 
Adiacente alla chiesetta sorge una casa nella quale hanno dimorato nei tempi passati i custodi; è servita anche come ricovero dei pellegrini che, allietati dalla magnifica visione paesaggistica, godevano meglio della loro fede.
Naturalmente il cuore del santuario è la statua della “Vergine con il Bambino†posta in una nicchia al centro della più tarda soasa dell’altare. È un opera artisticamente pregevole; con molta probabilità è uscita dalla bottega di un intagliatore di valore nella seconda metà del 1500, con una datazione da ricercare tra il 1550 ed il 1560.
 
Allo stato attuale delle ricerche non è apparso il nome dell’artista che l’ha eseguita. Rimangono solo ipotesi.
Possiamo però affermare che l’espressione serena di questa madonna, lo sguardo di mamma placida, tranquilla e saggia, i tratti sostanzialmente riposati diventano elementi per una pista che, con ragionevole probabilità, ci porta ad un artista bresciano che ha però fatto tesoro degli insegnamenti avuti dalle Botteghe attive a Brescia e nel territorio in quel periodo.
 
La devozione alla “Madonna della Neve†è sempre stata profonda ed il pellegrinaggio, in gruppo o individuale, sulla vetta del monte Renico è stato un dato costante per le popolazioni dei paesi circostanti, naturalmente con più intensità per i fedeli di Prandaglio.
È interessante a questo riguardo un appunto del “Diario†di Petro Zani, il prolifico insegnante operoso presso l’Istituto di Educazione di Sabbio Chiese fondato dal fratello Antonio nel 1826. La nota ci ricorda come fosse frequente alternare le incombenze quotidiane con la visita alla “Madonna dalle Neveâ€: «17-8-1855. Detto mi alzai prima delle 6. Andai tosto all’Ufficio con messa solenne. Alle 7 era in camera. Ora sono le 7 ½  e medito andare alla Madonna della Neve di Prandaglio se a Dio piace. Andrò da Clibbio e pel ritorno forse terrò altro viaggio. Giunsi là in ore 2 ½. Ripartii al mazzodi e pel Magno di mezzo venni a Disa in due ore: qui alle 2 ¼».
 
Ancora oggi i diversi percorsi per giungere al santuario si snodano attraverso un ambiente naturale di notevole fascino che accompagna la fatica del fisico e la leggerezza dello spirito dei fedeli e di coloro che ricercano una parentesi di silenzio nell’assordante società che ci circonda.
 
Alfredo Bonomi


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