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lunedì, 3 aprile 2017 Aggiornato alle 18:06Blog - Ecomuseo di Valle Sabbia

L'apparizione della Vergine

di Emanuele Busi
Comincia oggi il nostro viaggio virtuale alla scoperta delle bellezze, materiali ed immateriali, della Valle Sabbia

Un partimonio, quello delle bellezze materiali ed immateriali, della Valle Sabbia, che nel suo complesso sarà necessario saper tutelare e valorizzare in vista della creazione dell’ipotetico Ecomuseo di Valle Sabbia.
Premessa per far ciò è senza dubbio conoscerlo.
Il cammino partirà dal sud della Valle e ci avvicineremo man mano verso il Lago d’Idro ed i confini settentrionali con il Trentino.

Iniziamo dunque da Paitone
che, nonostante sia uno dei più piccoli comuni valsabbini, custodisce una tra le più importanti opere d’arte ubicate in Valle Sabbia.

Stiamo parlando del dipinto del pittore bresciano Alessandro Bonvicino detto il Moretto (1498-1554) raffigurante l’Apparizione della Vergine al sordomuto Filippo Viotti, collocata sull’altar maggiore del santuario della Madonna di Paitone, chiesa edificata nel 1534, nello stesso luogo dove due anni prima vi era stata la miracolosa apparizione raffigurata dalla tela del Bonvicino.

Il dipinto dovrebbe risalire allo stesso anno di fondazione del santuario o forse a qualche anno più tardi.
Da come ci riferisce il Ridolfi, il Moretto, per la realizzazione dell’iconografia, sembra essersi ispirato al racconto dello stesso Filippo Viotti il quale, a seguito del miracoloso incontro, aveva riacquistato parola ed udito.

A destra, all’interno di un paesaggio campestre, è ritratta la maestosa figura della Vergine che, cinta di una veste perlacea, appare al giovane contadinello, colto in un’espressione stupita ma al contempo quasi impaurita per aver assistito a tale miracolo mentre era intento a cogliere more selvatiche (nella mano destra regge ancora il piccolo cestino).

Come spesso accade nelle opere del Moretto destinate “alla provincia”, qui viene soppresso ogni elemento miracolistico, andando incontro ad una trasposizione del sacro più “umana”, se vogliamo più “sincera”, attuata seguendo fedelmente il racconto del protagonista.
Il sacro non si rivela in sé, ma, come disse Guazzoni, si nasconde nell’umano, sotto apparenze quotidiane e comuni.

Come è stato giustamente osservato da numerosi studiosi, questa è una delle opere più delicate ed intimamente sentite del Moretto, è per questo che l’intera comunità valsabbina dovrebbe essere orgogliosa di avere nel proprio territorio un’opera di tale caratura.
 

 

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