26 Febbraio 2024, 08.00
Val del Chiese Storo
Il ricordo

Nino Scaglia era mio zio

di Giorgio Rossi

L’ingegner Giorgio Rossi nipote del dottor Nino Scaglia ricorda lo zio
VIDEO


Molte le sue passioni e i suoi interessi rimasti nella mia memoria.
Tra i primi, il suo modo di scrivere, ne ero affascinato fin da piccolo. Le lettere che mi inviava quando ero in collegio in occasioni particolari, facevano di lui un nuovo amico inaspettato e prezioso.
Con incredibile sensibilità si trasformava in un mio coetaneo dalle rocambolesche avventure, fantasioso e molto affezionato. Ancora adesso trovo raccolti in qualche libro questi preziosi ricordi che mi inteneriscono.

La sua grande passione ed evasione dal lavoro quotidiano di farmacista, “Spezial” come era chiamato a Storo, fu senz’altro la caccia
L’ha praticata per tutta la vita, nella sua stagione, da quando era ragazzo fino a quando la salute glielo ha consentito. Della caccia Nino Scaglia amava ogni aspetto, i paesaggi che sapeva descrivere in modo affascinante, l’ambiente naturale, le abitudini degli animali selvatici, e il lavoro dei cani.
Per decenni ha collaborato alla rivista “Diana” scrivendo articoli e racconti che costituiscono una parte significativa della sua produzione letteraria.
Per oltre trent’anni ho frequentato mio zio Nino per via di questa sua passione. Da piccolo ascoltavo i suoi racconti e, talvolta, lo accompagnavo al capanno poi, quando anch’io ho preso la licenza di caccia, andavamo insieme in montagna.
Caricare le cartucce, era un rito al quale spesso prendevo parte con i miei cugini e mio fratello. Mi piaceva osservare e collaborare alle varie operazioni. Si cominciava scegliendo le migliori tra le cartucce già usate e poi si caricavano di nuovo con un lavoro in serie: prima la capsula, poi la polvere dosata con un misurino tarato con la bilancina della farmacia, questa era un’operazione che lo zio faceva per tutti i cacciatori che glielo chiedevano, poi il borraggio, quindi i pallini con un altro misurino, indi un dischetto di cartone bianco a chiusura e infine l’orlo con una orlatrice a mano. Mi affascinavano le operazioni e ancora di più le storie che lo zio raccontava.

Da mio zio ho imparato quel poco che so della caccia: dalle abitudini degli animali, al riconoscere gli uccelli dal canto o dal volo.
Nino Scaglia amava soprattutto i luoghi che aveva frequentato fin da ragazzo e ritornarvi era sempre una nuova scoperta. Solo una volta, da giovane, era andato per qualche giorno a cercare la fauna migratoria a Peschici, in Puglia, probabilmente spinto da un amico, e per anni quell’avventura ha dato luogo a molti coloriti racconti. Ma poi ha sempre frequentato le sue montagne, quelle dei comuni di Storo e di Bondone, la zona dell’Alp in primo luogo, poi l’area di Faserno e un po’ meno la parte della Rocca Pagana, perché per lui il ripercorrere i luoghi della sua giovinezza era molto più importante che riempire il carniere.

Con lui e con i fratelli Sai siamo per anni andati alla ricerca di galli forcelli sotto la cima Tombea. Si partiva in macchina all’alba, si arrivava fino all’Alp, si lasciava la macchina poco prima del roccolo del Cocù e poi si proseguiva a piedi attraversando un largo tratto del territorio del Comune di Bondone, le Bùse, fino ad arrivare prima a Casimble, un luogo mitico per lui, e poi in val de Comù.

Nel centro di Casimble, molto nascosta tra la vegetazione, c’è una minuscola sorgente, l’acqua molto fresca sgorga a gocce.  Ricordo che una volta, quando ormai lo zio Nino per via dell’età non andava più a caccia, passando da quelle parti mi venne l’idea di riempire di quell’acqua una bottiglia termostatica, ci vollero parecchi minuti, e di portargliela la sera stessa. L’apprezzò come un regalo grandissimo e la sorseggiò come se si trattasse di un’acqua preziosa.

Proprio in Casimble, all’inizio della stagione di caccia, si accorse di avere perduto la vista dell’occhio destro e prese la triste decisione di abbandonare il suo passatempo preferito. Prendendo la mira, si usa chiudere l’occhio sinistro, si accorse di essere nel buio. Una successiva visita specialistica confermò la diagnosi e iniziarono per lui i problemi che tormentarono gli ultimi anni della sua vita.
Un’altra delle sue avventure che mi piace ricordare era la creazione del giornale locale, La Rocca Pagana. Usciva mensilmente e appariva redatto da numerosi giornalisti, esperti nei vari settori, ma era sempre lo “Spezial” che scriveva con vari nomi e pseudomini.
È  con questo ricordo che voglio lasciare l’estroso zio, sempre affabile, interessato alle persone e ai loro affanni, e arguto quanto bastava per dar sapore alla vita.

Giorgio Rossi

FOTO 1 Il farmacista Nino Scaglia di Storo con il cognato Gino Rossi
FOTO 2  Storo 1946 Il farmacista Scaglia e il dottor Rossi con le autorità civili e religiose di Storo e paesi limitrofi
FOTO 3 I bambini delle famiglie Scaglia e Rossi con la nonna.
FOTO 4 L’ Ingegner Giorgio Rossi nipote di Nino Scaglia

Video Serata commemorativa di Nino Scaglia nel ventesimo della sua morte 22 febbraio 2014-Produzione Capelli Videotecnica di Condino per Cedis tv di Storo




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