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venerdì, 7 novembre 2014 Aggiornato alle 12:32Lettere

Centrali e democrazia

di Marco Piccoli
Preg.mo Signor Direttore, mi consenta di esprimere qualche breve pensiero sul tema della “centrale a biomassa” di Gavardo, ampiamente trattato sulle pagine del Suo giornale

Ebbene, questa vicenda (e non solo questa) rappresenta plasticamente quanto (poco) sia valorizzata la partecipazione democratica alla vita civica.
L’Amministrazione comunale, nella persona del Sindaco, infatti, ha annunciato, con uno scarno comunicato stampa, la decisione di “sospendere” la realizzazione del progetto energetico milionario. Motivi? Sconosciuti.

Dalla scorsa primavera, moltissimi cittadini, di ogni schieramento, chiedevano conto ai politici locali delle loro intenzioni, dei costi e benefici, dell’impatto ambientale… Risposte? La centrale si fa perché è cosa buona e giusta. Chi non la vuole è solo mosso da spirito di contrapposizione e dalla intenzione di continuare la campagna elettorale.

La mobilitazione si è fatta dunque forma.
Raccolti autorevoli pareri tecnico-scientifici sul concreto progetto nel frattempo pubblicato sul sito del Comune, si è data (e si sta dando) voce a parecchie centinaia di pensieri contrari.
E, pochi giorni fa, il clamoroso annuncio-retromarcia dell’Amministrazione.

Cosa resta di questa triste storia?
La politica nostrana avrebbe certamente potuto esprimere un’apprezzabile autocritica sulla scelta e, sedendosi al tavolo della pubblica discussione, prendere atto con trasparenza, quanto meno, di qualche errore valutativo.
Per contro, così come non era stato fin dall’inizio palesemente condiviso il progetto, analogamente lo stesso viene ritirato senza dare alla cittadinanza compiuta spiegazione.

Forse solo interpellanze ed interrogazioni consiliari permetteranno di provocare qualche risposta, ben ponderata nella punteggiatura, e comunque al riparo da pubbliche assemblee.
Insomma, una democrazia ridotta a pura decisione: di fare e disfare.

Ma la politica del fare (e del disfare) deve necessariamente sacrificare e ignorare la politica del partecipare?
Efficienza e partecipazione sono dimensioni inconciliabili anche in un’amministrazione locale?

Non sono un sostenitore dell’assemblearismo permanente, ma di certo, affinché la Comunità non sia solo un mero riferimento topografico, è necessario alimentare senza sosta un rapporto di reciprocità dialettica tra la politica e la cittadinanza.
Questo ridarebbe dignità anche alla scheda elettorale mediante la quale poniamo, più o meno convintamente, la nostra fiducia in una persona chiamata a rappresentarci.

Dovremmo ricordare -e aiutare nell’impresa della memoria chi è portato a rimuovere il concetto- che il nostro voto non rappresenta un definitivo trasferimento di potere, ma una mera concessione pro tempore. In altri termini, con il voto non ci spogliamo per cinque anni di qualsiasi facoltà mentale ma conserviamo intatto il nostro diritto-dovere di esprimere pensieri, apprezzamenti, censure, domande, analisi e “persino” di riunirci con altri per elaborare progetti, indirizzi e percorsi di cittadinanza attiva, a sostegno o in dissenso che sia dalla maggioranza politica di turno.

L’agire responsabile in politica è l’azione consapevole del proprio limite che si apre al giudizio di un altro e lo esige” scrive M. Nicoletti in “la politica e il male” (ed. Morcelliana).

Ignorare questo principio, significa svuotare di sostanza la democrazia.
La politica diviene così continua amplificazione del meccanismo delegatorio in forza del quale esercitare il potere senza doverne rendere conto per l’intera durata del mandato elettorale.

Purtroppo, in questo modo, il discorso sui fini è sottratto al dibattito, al confronto, alla meditata valutazione della sensibilità civica. E’ concesso solo uno sterile discorso sui mezzi, per lo stretto indispensabile, nelle aule consiliari.
Nulla di illegale, certo, ma molto di triste e distruttivo per una Comunità che, nel lungo periodo, evidenzierà profonde fratture o, nella migliore delle ipotesi, diventerà indifferente a se stessa, alla propria storia, alla direzione del proprio cammino: al discorso sui fini.

Avv. Marco Piccoli (già consigliere del Comune di Gavardo)



 

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