Mercoledì, 22 ottobre 2025


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mercoledì, 22 ottobre 2025 Aggiornato alle 08:00Blog - Il Viaggiatore curioso

Nel cuore del tuo cuore, Verona!

di Roberto Maggi

Quando ancora ero un semplice supplente alle prime armi, in una scuola superiore di Verona, la sera passeggiavo per la città e cercavo un luogo che più di tutti mi conquistava: l’ansa dell’Adige, nei pressi di ponte Pietra

 

 

Qui è raccolta così tanta bellezza che, a volerla narrare, sarebbe come stilare un elenco di capolavori artistici e paesaggistici con il rischio di perdersi e confondersi. Io partivo dalla chiesa di San Giorgio in Braida che guarda, sull’altra sponda del fiume, il Duomo. Poi mi incamminavo lasciandomi a sinistra Santo Stefano, per giungere nei pressi di Ponte Pietra, il più antico della città. Ancora qualche passo e mi trovavo di fronte al Teatro Romano, con alle spalle il colle di San Pietro. Sull’altra sponda del fiume, la meravigliosa chiesa di Sant’Anastasia con lo slanciato, snello campanile, il più alto di tutta Verona.

 

 

E non valeva la pena andare oltre. 

A distanza di anni ripeto spesso questo rito, fermandomi in Santo Stefano.  Qua siamo alle origini, qui paganesimo e cristianesimo si incontrano e quasi si confondono. Dove un tempo si praticavano cerimonie di offerta agli dei, oggi si celebrano le lodi al Dio-Trinità. Santo Stefano, infatti, sorge dove anticamente sorgeva il Tempio di Iside. Sta a lato di una trafficatissima arteria cittadina, eppure sembra non accorgersene. Una volta varcata la soglia della chiesa, si è conquistati da un’atmosfera mistica di magia e di silenzio. 

 

 

Accanto alla gradinata di destra, accoglie il visitatore la colossale statua di San Pietro che originariamente riproduceva il dio Giano, e stava nel tempio sulla sommità del vicino colle. I cristiani la decollarono e gli sovrapposero la testa del santo pescatore.

 

 

La chiesa di Santo Stefano affascina anche per le sepolture che custodisce. Qui, infatti, vennero inumati cinque tra i primi vescovi della città di Verona, e sul finire del XII secolo, il Gran Maestro Templare, Arnoldo di Torre Rossa, venuto a Verona per incontrarsi con papa Lucio III e con Federico Barbarossa allo scopo di preparare una crociata. Maledizione o semplici coincidenze, sta di fatto che Arnoldo e il Papa morirono entrambi a Verona. Federico Barbarossa annegò nel corso della crociata stessa. 

 

In una cappella, invece, sono radunate le reliquie di quaranta martiri cristiani innocenti e, secondo quanto si racconta, le ossa di quattro dei bambini di Betlemme uccisi da Erode. 

 

Aspetti magici e riti strani caratterizzano tutta la zona di Santo Stefano, un quartiere suggestivo, ricco di viuzze strette, scale, ringhiere, silenzi inquietanti e insoliti in una zona centrale di vita cittadina.

La gobba stradale che caratterizza il retro della chiesa è quanto resta dell’antico cimitero; al centro di una piazzetta del quartiere sfida il trascorrere dei secoli la cosiddetta “Fontana Ferronia” dedicata alla dea della fertilità e compagna di Pan, la cui sorgente miracolava le madri sterili.

 

 

Dopo la passeggiata per il quartiere di Santo Stefano, respirando quell’aura di antica superstizione, giunge il momento di salire al colle di San Pietro. Ma non da soli! La scalinata che dal fiume porta alla sommità, seguendo un cammino che permette di ammirare tracce di sovrapposti stili architettonici e di tanto in tanto i resti dell’attiguo Teatro Romano, costituisce un “cammino del sentimento” che non può esser percorso da soli se non per ragioni prettamente poetiche.

 

 

Dico così, perché questa è la passeggiata romantica per eccellenza. Salire al colle di San Pietro vuol dire inoltrarsi in un percorso di luci e di ombre; vuol dire ascendere ai vertici del romanticismo e ricordarsi che Verona è città dell’amore per antonomasia. Ad accoglierci ci sono casette con piccole porte e terrazzini: abitazioni di chi ha il privilegio di godersi Verona dall’alto. Alberi, colori, rampicanti e il calco di un cranio bovino, accompagnano chi sale verso la sommità del colle. Un audace murales sotto il volto di una casa, detta un inequivocabile invito agli innamorati che qui passeggiano. Quel “facciamo l’amore?” che è dolce e leggero come l’abbandono.

 

 

E quando, infine, sarete arrivati lassù e vi sarete seduti a guardare Verona dall’alto, rimanete lì, affacciati al parapetto di quel belvedere. Aspettate la sera. Che scenderà dolce e malinconica, di fine estate o di autunno inoltrato. Le luci di Verona inizieranno ad accendersi. Nel tremolio delle acque si rifletteranno le finestre e i lampioni della città. E l’eleganza dei sentimenti si affaccerà alle porte dei vostri cuori.

 

Capirete quanto è difficile riuscire a cantare in versi poetici una tale bellezza! 

Non avrete altra alternativa che amarla!

 


 

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