Un pianto nella notte
Anticamente le chiamavano le isole diomedee perché si racconta che il re acheo, Diomede, concluse la sua parentesi terrena proprio su queste isole e qua venne sepolto. Sono le Tremiti: cinque isole e una manciata di scogli. Distano circa dodici chilometri dalle coste settentironali del Gargano. Sono: San Nicola, San Domino, Capraia, Pianosa e Cretaccio. Solo San Domino è abitata
Secondo la leggenda, l’eroe greco Diomede vi era approdato durante il viaggio di ritorno dalla guerra di Troia. Alla sua morte, i compagni d’armi e i suoi sudditi lo piansero talmente a lungo che Afrodite, dea dell’amore, li trasformò nei rari uccelli marini che popolano le isole Tremiti e che di notte diffondono un canto che ricorda il lamento di un neonato.
Svariate sono le versioni di questa leggenda a seconda se si legge Virgilio o Dionisio di Alessandria. Infatti alla metamorfosi per amore si oppone quella per vendetta. Ma a noi interessa che questi uccelli, che gli abitanti del luogo chiamano arenne, da quel giorno leggendario piangono per la scomparsa di Diomede.
Addirittura c’è chi sulle Tremiti organizza escursioni notturne per sentir “piangere” le diomedeee e provare una malinconica, dolorosa suggestione. Le diomedee tra l’altro sono uccelli che hanno dell’incredibile. Riescono a volare per ore controvento senza quasi sbattere le ali.
Comunque, senza il bisogno di avventurarsi di notte o al buio, a volte basta recarsi al tramonto sul Picco delle Diomedee sull’isola di San Domino per vivere un’esperienza fantasiosa e magica allo stesso tempo.
Sulle Tremiti non sopravvive solo la leggenda. Anche la storia fa la sua parte. Qui infatti l’imperatore Augusto vi esiliò la nipote Giulia che vi rimase vent’anni e che vi morì.
L’abbazia-fortezza dell’isola di San Nicola è invece testimonianza della presenza secolare di monaci, prima benedettini e poi cistercensi. Si racconta che su quest’isola un giorno giunse un uomo che la scelse come proprio luogo di eremitaggio.
Una notte, in sogno, gli apparve la Vergine Maria che, avvolta in un manto azzurro, lo fissava intensamente. Lo invitò ad alzarsi e lo portò ai piedi di un grande ulivo che si ergeva solitario sulla costa. Gli disse che sotto le radici di quell’albero, l’eroe greco Diomede aveva lasciato i suoi tesori. La Vergine invitò l’eremita a dissotterarli per costruire con essi un tempio a lei dedicato.
Svegliatosi, il buon uomo raggiunse l’olivo indicatogli in sogno, e tutto andò come la Vergine aveva rivelato. Recuperato il forziere dei tesori, l’eremita navigò fino a Costantinopoli e qui ingaggiò architetti e squadre di operai e con loro tornò sull’isola per dare inizio alla costruzione del tempio. E fu così che venne realizzata la chiesa dell’abbazia, che fu detta chiesa di Santa Maria del Mare.
Per quasi mille anni i monaci abitarono l’isola e su di essa è situato anche un cimitero libico, dove riposano circa cinquecento prigionieri africani qui deportati durante la guerra italo-turca del 1911-1912.
Le isole Tremiti sono un luogo dove la curiosità viene soddisfatta da tutta una serie di luoghi e racconti che lasciano stupiti e che impressionano per la loro tranquillità. Già il fatto che su queste isole non sono ammesse né le auto né le moto, contribuisce a creare un habitat unico nel suo genere ed estremamente pacifico e silenzioso.
Silenzio che si fa immenso soprattutto a Capraia, isola disabitata e dalle dolci suggestioni. Nei suoi fondali, avvolta dalla mistica tranquillità del mare, c’è la statua sottomarina più grande del mondo: un Padre Pio alto tre metri, del peso di dodici tonnellate, che se ne sta a braccia aperte, avvolto dall’incanto di quell’azzurra dimora.
In questi luoghi il visitatore, non distratto da svaghi mondani, può godersi in santa pace ciò che di più interessante queste isole offrono; e cioè le loro incomparabili bellezze naturali e le monumentali testimonianze della loro storia avventurosa.
In ognuna, le barche approdano a baie tranquille dietro le quali si stendono strisce di sabbia finissima incorniciate da piccole rocce grigie, da pendii di terra rossa con ciuffi di pini marittimi che si specchiano in un’acqua limpida e dalle trasparenze smeraldine.
Queste piccole insenature regalano visioni di sogno e ore di pace. Di rada in rada, si penetra ogni tanto in una grotta marina. Si segnalano: quella del Sale, quella delle Rondinelle, delle Viole dagli splendidi riflessi violacei, quella del Bue Marino che s’interna per settanta metri fra le rocce con magiche colorazioni di luce.
Numerose sono le calette raggiungibili in barca. La più bella è sicuramente quella di Pietre di Fucile a Capraia.
La Grotta di San Michele, sull’isola di San Nicola (conflitto di interessi tra santi?), inquieta soprattutto per la sua forma che richiama lontanamente quella di un teschio. Ma ancor più inquietante è il colore delle sue acque che varia dal verde a un azzurro fosforescente.
Monumento all’amore romantico è l’arco naturale di Cala del Reciso sull’isola di Capraia. Se attraversandolo con la barca, vi promettete l’amore, questo sarà destinato a durare in eterno. O così almeno vuole la leggenda!
Niente leggenda invece, ma storia, nei fondali di San Domino. Quando Garibaldi partì per la spedizione dei Mille, imbarcò i suoi uomini su due piroscafi. Uno di questi aveva nome “Il Lombardo”.
Compiuta la spedizione e ritiratosi a Caprera, Garibaldi affidò le sue navi a uso mercantile o altro. Nel 1864 “Il Lombardo” navigò verso le coste pugliesi. Aveva a bordo truppe dirette a Manfredonia e detenuti da confinare alle Tremiti. Nei pressi dell’isola di San Domino, una secca ruppe lo scafo in legno del piroscafo e lo fece affondare. E ora a venticinque metri di profondità, riposa con il suo carico di storia e di curiosità.