Martedì, 21 ottobre 2025


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martedì, 21 ottobre 2025 Aggiornato alle 07:07Eco del Perlasca

“Il Bianco e il Nero”, un realistico dramma

di Luciano Pace

Un prete sant’uomo, un avvocato fascista e molti semplici paesani hanno illustrato la difficile vita sotto il regime di Mussolini

 

 

Domenica sera dalle 20:45 presso il Teatro di Sopraponte di Gavardo la compagnia teatrale “Teatro Bambino” ha messo in scena lo spettacolo “Il Bianco e il Nero”, di fronte ad un nutrito gruppo di valsabbini attenti e assorti.

 

La trama, ispirata a fatti reali dell’epoca, racconta di un ipotetico paese della Valle Sabbia durante il ventennio fascista. 

Protagonista è un prete, don Giuseppe, parroco da tutti tenuto in grande considerazione per la sua devozione e bontà. Costui, a motivo della sua opposizione al regime, si trova a diventare bersaglio delle vessazioni dell’avvocato Mordenti, fascista convinto, sebbene capace ogni tanto di qualche conveniente gesto di umanità.

 

La vita quotidiana dei paesani è scandita dall’evoluzione del periodo fascista: spesso i cambi di scena sono segnalati da una camicia nera che entra sul palco con una radio dalla quale si ascoltano le novità introdotte da Mussolini: i Patti Lateranensi, la chiusura delle associazioni antifasciste, le leggi razziali, la guerra, l’armistizio di Badoglio, la fine della dittatura.

 

Nello svolgersi di questi eventi della “Nazione”, i paesani, riuniti intorno a don Giuseppe, fanno di tutto per resistere e per difenderlo: cercano di depistare i due squadristi dell’avvocato Mordenti, organizzano riunioni segrete dell’Azione Cattolica e tengono sempre in uno stato d’allerta il loro amato prevosto.

 

Nonostante questa rete di coraggiosa solidarietà, fatta per lo più da donne e uomini semplici e poco istruite ma di coscienza retta, don Giuseppe, alla fine, dovrà pagare per la sua squisita e cristallina testimonianza evangelica

Ne esce il profilo di un vero perseguitato per la giustizia, il cui cuore è scevro da ogni illusione ideologico-politica ed esclusivamente orientato all’amore verso Dio e verso il prossimo.

 

Così, lo spettacolo, recitato per lo più in dialetto bresciano con qualche incursione dell’Italiano, invita lo spettatore ad entrare in un mondo antico, ma non anacronistico: si percepisce molto bene quanto la storia faccia parte di ciò che siamo stati qui in Valle in quel periodo. 

Risuonano in essa le radici di chi siamo e dalle quali si resta affascinati.

 

L’intreccio della recitazione, molto ben congeniato, coinvolge chi la segue in un andirivieni di contrastanti emozioni: dalle risate per le chiacchiere delle paesane, alla rabbia verso la prepotenza degli squadristi, alla compassione verso chi, suo malgrado, non riesce a vincere la paura delle percosse e si macchia di tradimento.

 

Fra i protagonisti e gli scrittori della commedia, figura anche un insegnante del nostro Istituto: il professor Giovanni Savoldi, fine interprete dell’avvocato Mordenti. 

Al termine dello spettacolo, ha tenuto a notare che:
“Nonostante non si tratti di una commedia shakespeariana, il profondo realismo dell’intreccio conduce chi osserva e chi ascolta a cogliere bene la drammaticità delle storie messe in scena”.

 

Tale drammaticità rende la commedia “Il Bianco e il Nero” un’opera formativa pur non scadendo nel didascalismo: una vera occasione di approfondimento culturale, che invita a riflettere in maniera serena e pacata. 

Motivo per cui ci si augura che possa essere ancora messa in scena nella nostra Valle e, perché no, magari anche nella nostra scuola.

 


 

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