Pulmino a Capovalle, serve più onestà nel dibattito
Una lettrice interviene sul caso del trasporto scolastico: «Critiche ingiuste e troppa poca attenzione a ciò che il Comune già fa per tutti»
Gentile Direttore,
scrivo in forma anonima, ma con il desiderio sincero di rispondere alla lettera pubblicata nei giorni scorsi sul tema del pulmino dell’asilo a Capovalle.
Lo faccio perché credo che, in paese, spesso si dicano solo le cose “che conviene dire”, tralasciando ciò che non fa comodo. E chi prova a parlare con onestà, poi rischia solo di essere attaccato.
Quando i miei figli erano piccoli, c’era una regola chiara: le mamme a turno facevano da accompagnatrici sul pulmino. Io lavoravo, e mia madre si rendeva disponibile per coprire i miei turni.
Oggi, molte famiglie non vogliono più farlo, e quando si è presentato il problema dell’arrivo dei bambini dalla Valvestino, è iniziato il malcontento.
Ma io mi chiedo: sono meno bambini solo perché non sono di Capovalle? Non meritano anche loro attenzione e servizi?
Chi critica il cambiamento dovrebbe anche riconoscere l’impegno del Comune, che copre per tutti — capovallesi e non — le spese di trasporto fino alla seconda superiore. Non è una cifra da poco, e alleggerisce in modo importante le famiglie. Ma su questo, nessuno dice nulla.
Io non ho preferenze politiche e non sono amica del sindaco Giordano Ferraroni, ma vedo che da anni è presente, collabora con tutti, e ora che è sindaco si cerca in ogni modo di metterlo in difficoltà.
Si fanno dispetti anche su piccole cose, solo per screditarlo. Posso testimoniarlo personalmente: ho avuto problemi nella mia via, abbiamo parlato, non mi ha favorito, ma ha cercato di trovare una soluzione. Con correttezza.
Non è giusto prendersela sempre con chi prova a sistemare le cose. Non si può solo criticare: è giusto anche riconoscere il lavoro fatto, le difficoltà, e le scelte che si fanno nell’interesse dell’intera comunità, non solo del singolo.
Spero, Direttore, che possa comprendere e condividere questo pensiero, perché fare solo del male, senza mai vedere il bene, non aiuta nessuno.
Una lettrice di Capovalle
Colgo l’occasione per precisare una distinzione importante:
una lettera anonima è una lettera di cui la redazione non conosce l’autore o l’autrice, e che per questo motivo non può essere pubblicata.
Diverso è il caso in cui chi scrive chiede espressamente che il proprio nome non venga reso pubblico: in queste situazioni, la redazione garantisce l’anonimato ai lettori, pur conoscendone l’identità.
È il caso di questa lettera e della precedente alla quale la lettrice fa riferimento: abbiamo ritenuto di pubblicarle proprio perché firmate e trasmesse in modo trasparente, nel rispetto delle regole che tutelano tanto la libertà di espressione quanto la correttezza dell’informazione.
Ubaldo Vallini