Roma: trasgressiva ma eterna
Se le città potessero essere paragonate a delle donne, tu saresti senza ombra di dubbio quella che vorrei sposare. Diventeresti la moglie a cui darei tutto l’amore possibile. Le altre sarebbero semplicemente delle amanti occasionali
Roma!
Pronuncio il tuo nome mentre infinite immagini scorrono nel mio animo e nella mia mente. Sono quelle della tua quotidianità nella quale vissi e mi immersi per tre intensi anni della mia vita. Contenerne tutta la bellezza, la fantasia, l’irrequieta pace dei tuoi giardini o l’allegria chiassosa dei tuoi rioni è assai difficile. Tornerò spesso a parlare di te nelle prossime puntate di questo mio blog viaggiatore. Perché per conoscerti a fondo non basterebbero dieci delle nostre esistenze terrene.
Ci sono stati momenti, giornate, attimi di tempo libero in cui ho potuto dedicarmi allo studio, alla ricerca, all’esplorazione della tua secolare storia e dei segni che di essa sono rimasti tra le tue mura, nei i tuoi quartieri, nelle tue strade, nelle tue piazze. E così ho scoperto che il cuore pulsante dell’Urbe eterna batte nascosto tra le pieghe delle sue curiosità più interessanti.
Ora ne coglierò alcune. E quelle di oggi saranno legermente piccanti. Perché Roma sa essere anche città dalle mille contraddizioni.
Sto cercando di non farmi investire dal traffico caotico di piazza della Repubblica e della vicina stazione Termini, e mi dirigo verso il centro della piazza dov’è collocata un’immensa fontana dai leggendari getti d’acqua. Piazza della Repubblica – un tempo piazza Esedra per la facciata curva della chiesa di Santa Maria degli Angeli – è stata per lungo tempo un cantiere proprio in virtù di questa scenografica fontana. Ci vollero, infatti, dieci anni per realizzarla a fine Ottocento. Vi lavorò lo scultore Mario Rutelli, bisnonno di un altro Rutelli che è stato recentemente sindaco di Roma.
Al centro della fontana si erge la statua di Glauco (uno dei figli di Poseidone, che amò la ninfa marina Scilla), che stringe tra le mani una creatura marina, che dalla bocca lancia verso il cielo uno zampillo altissimo. La grande vasca è invece decorata con le statue di quattro ninfe: la ninfa dei laghi, quella dei fiumi, quella delle acque sotterranee e quella degli oceani. Tutte riproduzioni della medesima persona in pose diverse. Infatti, Rutelli scelse come modella la bellissima moglie Carlotta, esibendola completamente nuda.
Mai si erano visti esposti al pubblico per le strade di Roma dei nudi femminili così belli e così verosimili. Subito la piazza si riempì di giovanotti che andavano a lustrarsi gli occhi davanti a quelle quattro ninfe che giocavano maliziosamente con i getti d’acqua. Si dice addirittura che il 10 febbraio 1901, alcuni studenti, stanchi di aspettare, abbatterono la recinzione che nascondeva agli occhi dei curiosi le sculture, per poter godere della visione di quelle nudità.
Rutelli creò un’opera immortale. Ma all’immortalità consegnò soprattutto le magnifiche forme della bella Carlotta.
Mi sposto di qualche isolato ed eccomi in Santa Maria della Vittoria, pronto a perdermi nell’esplosione del gusto barocco prodotto dal genio del Bernini e di Carlo Maderno.
Doveva essere una chiesa dalla semplicità francescana, e si è invece trasformata in un tempio della bellezza esteriore. Forse pochi sanno che mentre si scavavano le fondamenta di questa chiesa, venne alla luce un residuo di antichità perfettamente conservato nelle viscere della terra: una splendida scultura di ermafrodito dormiente.
Un capolavoro dell’arte ellenisitica. La bellissima statua raffigura un corpo difficilmente identificabile per via della sua ambiguità. Nell’atto di girarsi nel sonno, mostra i caratteri di entrambi i sessi. Restaurato da Gian Lorenzo Bernini, fu affidato alla custodia del cardinale Scipione Borghese che vi fece apporre l’iscrizione “Troverai spesso due cuori nello stesso petto. Guardati dagli inganni”.
Purtroppo l’avventura romana dell’ermafrodito finì presto. La collezione Borghese fu venduta ai francesi e ora la splendida scultura si trova al Louvre. Quella che si può ammirare a Roma è semplicemente una copia.
In Santa Maria della Vittoria i turisti, però, entrano quasi unicamente per ammirare, nella cappella Cornaro, uno dei capolavori del Bernini: l’estasi di Santa Teresa.
Questa, che è una delle sculture più insigni di tutti i tempi, suscitò all’epoca un certo scalpore per la perfezione con la quale il Bernini riuscì a rendere l’esperienza di massimo piacere provato dalla santa durante l’esposizione all’estasi. Infatti essa trasmette una inequivocabile carica erotica che si infonde nell’atto mistico con l’intensità di un orgasmo.
Eppure, al di là dello scandalo suscitato e delle critiche rivolte a Bernini, quest’opera d’arte non subì censure. L'artista si difese dicendo che si era ispirato agli scritti di Santa Teresa stessa, che descriveva le sue esperienze mistiche come intense e fisiche. Se l’estasi di santa Teresa continua nel tempo ad essere esposta all’interno di una chiesa, è segno che quando l’arte è sublime e anche un po’ trasgressiva, sa andare oltre le critiche e le mormorazioni dei soliti sedicenti moralisti.
Sempre in Santa Maria della Vittoria, varcata una porta, ci si trova in una stanza attigua, e qui si possono ammirare alcuni trofei e bandiere. Guardando il grande quadro appeso al muro di quella stanza vi si vede raffigurato un affollato combattimento: è la battaglia che gli eserciti cattolici combatterono a Praga nel 1620, durante la Guerra dei Trent’anni. Ed è a quella vittoria, attribuita all’intervento della Vergine, che la chiesa, capolavoro del barocco romano, si rivolge.
Roma è fatta così. Sa essere moderna e dinamica e allo stesso tempo sa rendere onore al suo glorioso passato. È una città che offre qualcosa per tutti: storia, arte, cultura, divertimento e bellezza.
In sintesi, Roma è una città scandalosamente bella, provocante e piena di vita, che tra le tante cose ti fa desiderare di tornare ancora e ancora.