Adescamenti online: dare strumenti ai giovani per proteggersi
Tutti i minori fin da piccoli dovrebbero sapere come reagire di fronte a questi segnali preoccupanti sia in realtà che, ancora di più, in rete
Credo siano passati una quindicina di anni da quando mi son dovuto occupare con un trattamento psicoterapeutico di una quattordicenne vittima di adescamento online. L’aveva “catturata” in rete un cinquantenne che si spacciava per amica finendo col chiederle loro foto intime e video osceni.
Una storia triste, davvero pesante e scabrosa, documentata da un’incredibile raccolta di materiale pedopornografico rinvenuto nel suo PC.
La pedofilia esisteva già come pure l’adescamento. La novità era l’ambiente e lo strumento. Dai giardinetti e dalle caramelle alle ricariche telefoniche e allo smartphone, in quegli anni in rapida diffusione tra i giovani.
Me lo ha fatto venire in mente la storia di questo allenatore di basket 28enne, che con un falso profilo, adescava ragazzini.
Anche in questo caso, da quanto emerso, si è trattato di qualcosa di molto grave volto a raccogliere materiale pedopornografico. Il che fa pensare che, nonostante gli interventi messi in atto negli anni recenti per far conoscere ai minori la pericolosità del web, c’è ancora una carenza di informazioni e un’insufficiente educazione digitale da parte della famiglia e della scuola.
Per troppe volte ho sentito dire da bambini della primaria che il pedofilo è un “mostro” che uccide.
Ed è pericolosa questa visione dell’adescatore perché non fa cogliere la realtà delle cose, ovvero l’imbroglio che il pedofilo mette in atto e la sua maschera perversa.
Oggi la pedofilia si muove in internet e cattura lì le sue prede. La metodica usata è chiamata con parola inglese “grooming” e vuol dire “strigliare o curare il cavallo”. Indica l’attenzione e la dolcezza del contatto che si deve avere con un animale.
L’adescamento quindi non è mai una pratica violenta, ma delicata, camuffata di attenzione e delicatezza, necessaria per costruire una relazione di fiducia, così come accade tra l’uomo e il cavallo. E questo va detto a chiare lettere.
I bambini fin da piccoli dovrebbero essere educati a riconoscere il pedofilo che non ha intenzioni omicida, ma cerca un rapporto sessuale. Dobbiamo essere chiari nel dire che chi adesca imbroglia fingendo una relazione di affetto. Tutti i minori fin da piccoli dovrebbero sapere anche come reagire di fronte a questi segnali preoccupanti sia in realtà che, ancora di più, in rete.
È doveroso che gli adulti informino su come inizia la fase di avvicinamento che è tempo lungo ma necessario per instaurare quel clima amichevole in grado di neutralizzare la diffidenza della vittima designata.
Per difendersi deve sapere che se le viene chiesto materiale fotografico o video, oppure gliene viene inviato dalla pseudo-amica, si tratta quasi sicuramente di un imbroglio ed è altamente pericoloso continuare la relazione virtuale. Al contrario va interrotta immediatamente prima che l’adescatore faccia terra bruciata attorno alla vittima, per agire indisturbato.
Va detto inoltre al minore di ascoltare cosa prova da questo intrigo di materiale pornografico inviato e richiesto, perché ciò che sente imbarazzante è quello che serve per far cessare subito la relazione virtuale e segnalare senza timore o vergogna l’accaduto a un adulto affidabile.
Giuseppe Maiolo
Psicoanalista
Università di Trento




