Una gioventù che soffre: ascoltare il malessere
Non si è mai detto abbastanza sulla sofferenza e il disagio soprattutto negli anni della crescita
La recente Giornata mondiale sulla salute mentale anche quest’anno però, è stata un’occasione per ribadire l’importanza dello slogan “Non c’è salute, senza la salute mentale”.
Potremmo aggiungere “soprattutto quella in età evolutiva” perchè il malessere non diventi disagio e disturbo vero e proprio, continui e si aggravi in età adulta.
Benché il comune pensare sostenga che l’infanzia e l’adolescenza sono il tempo della spensieratezza e del divertimento, gli studi epidemiologici dicono che in Italia sono circa 2 milioni i bambini e i ragazzi che soffrono di un disturbo neuropsichiatrico e, a livello mondiale secondo l’OMS, la metà di questi ha un esordio prima dei 14 anni. Sconcerta trovare che 1 giovane su 4 soffre di depressione, 1 su 3 ha pensieri di suicidio e 1 su 10 lo ha tentato.
Allarma vedere che la gran parte controlla l’ansia facendosi del male, assume sostanze, mostra disturbi gravi dell’alimentazione ed è in crescita il numero di chi fugge e si ritira dal contesto sociale. E poi sconcerta quel silenzio totale sulla sofferenza giovanile che sembra (erroneamente) nata con la pandemia.
Di sicuro a leggere i numeri dell’emergenza il disagio appare come un’epidemia silenziosa che, nei casi più gravi, narra un tormento nascosto quando iniziano i grandi cambiamenti, la fatica delle trasformazioni del corpo, il mutamento delle relazioni e del pensiero.
Il malessere in quella fase, quando inascoltato, cresce in fretta e si aggrava, diventa disturbo e dolore che soffoca chiamato angoscia, ansia, depressione, fobia. Stati che mutilano l’energia o la trasformano in violenza contro di sé e verso gli altri. Una condizione che ribolle dentro le notti insonni ma non intercettate da famiglia e scuola ma scintilla come una miccia sempre accesa.
Non è detto che sia sempre malattia, ma spesso l’indifferenza e la distrazione di chi dovrebbe prestare attenzione può farla diventare patologia con cui si interrompe la crescita e si arresta il percorso evolutivo. È allora che le “fratture” interiori diventano comportamenti aggressivi e disturbati chiamati bullismo, gang devastanti, “giochi” estremi, assai poco giochi e piuttosto invenzioni micidiali del divertimento, volti a rimuovere solitudine e disperazione.
Ancora prima della cura allora, serve prevenzione in famiglia e a scuola. Prevenzione che è ascolto, attivo, intenzionale, accogliente. Ovvero stare dentro il malessere sottile del bambino, da bambino. Condividere ciò che prova, stargli accanto e di fronte per guardarlo negli occhi e affiancare le sue incertezze.
Ti conforta quando scopri che “L’ascolto” diventa il tema per un cortometraggio di 20 minuti preparato dal regista Giorgio Diritti, presentato il 15 ottobre 2025 alla Festa del cinema di Roma e contemporaneamente lanciato da Raiplay con cui si mostra quanto serve ascoltare le paure, le ansie, i sogni o gli incubi dei piccoli messi alla prova dal mondo che dovrebbe accoglierli e dalla guerra lontana e vicina.
Giuseppe Maiolo
psicoanalista
Università di Trento