Lunedì, 6 ottobre 2025


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lunedì, 6 ottobre 2025 Aggiornato alle 09:30Blog - Spaccadischi

L’arte di scegliere un profumo

di Armando Talas

Esiste una cultura del profumo incredibilmente trascurata. Ecco alcuni consigli frutto di esperienza diretta

 

 

 

 

Premessa fondamentale: questo articolo non è pubblicitario. L’autore - ovvero io - non ha preso un euro per reclamizzare un profumo piuttosto che un altro, quindi avete davanti un pezzo più unico che raro, perché di solito chi parla di profumeria non lo fa mai in modo davvero disinteressato. 

 

Allora perché scrivere di profumi? Perché esiste una cultura del profumo incredibilmente trascurata. Tutti - chi più chi meno - fin da bambini veniamo a contatto con queste magnifiche bottigliette, che spesso finiscono per racchiudere elisir di ricordi, a volte di inestimabile valore affettivo. Si cammina per la strada una mattina d’autunno e si sente per caso nell’aria il profumo della propria madre o del primo amore. Succede, soprattutto a chi ha naso e memoria olfattiva.

 

Tuttavia, i nostri profumi li scegliamo quasi a caso. Si entra in una profumeria, senza alcuna preparazione, e si annusa, si sceglie, magari seguendo il consiglio di una commessa che non può conoscerci. Poi quel profumo diventa un’abitudine, una costante sulla pelle, e così finisce per essere il nostro profumo. 

 

Oppure - succede davvero troppo spesso - qualche scriteriato sceglie per noi e ci regala un profumo, che possiamo adorare o detestare. Non esiste regalo più pericoloso, perfino sapendo con certezza che quel preciso prodotto il destinatario lo mette abitualmente, perché i gusti evolvono negli anni e si può avere la necessità, anche inconsapevole, di cambiare il proprio profumo. Si tratta di un biglietto da visita olfattivo con cui vogliamo farci percepire dagli altri. Se siete di mezza età e portate ancora, sempre, il profumo di quando eravate molto più giovani - lasciatevelo dire - avete un problema. Potete portarlo ogni tanto, per rivivere certe sensazioni, ma difficilmente può rappresentare il vostro presente. 

 

Questo breve articolo vuole dare qualche suggerimento pratico su come approcciarsi a questo mondo enigmatico ed estremamente complesso, senza farsi troppo prendere per il naso. 

 

Ci sono due regole base. Non le troverete su alcun manuale: sono le mie regole personali, frutto di una consolidata esperienza. 

 

Prima regola: non si compra mai un nuovo profumo subito. Non si compra subito nemmeno se vi manda in estasi mistica. Potrebbero piacervi solo le note di testa, quelle che colpiscono immediatamente, ma potreste non apprezzare altrettanto il cuore e la coda del profumo. Prima di effettuare l’acquisto è necessario sentire come il profumo evolve nel tempo.

 

Seconda regola: un profumo va provato sul proprio corpo, possibilmente più d’una volta. Nessun cartoncino messo sotto il naso può sostituire questo passaggio. Un nuovo profumo va sentito sulla propria pelle, saggiandone l’evoluzione e la persistenza a contatto con il proprio corpo. Aggiungo qui una nota per i neofiti assoluti: le Eau de Toilette non hanno intensità marcate e durano relativamente poco, mentre le Eau de Parfum presentano intensità e persistenza maggiori (ci sono anche i Parfum, ancora più concentrati, e le Eau de Cologne, le più leggere in assoluto). 

 

Esiste la possibilità concreta che un profumo vi piaccia, ma che non lo sentiate adatto a voi. Oppure, che un profumo vi piaccia sul momento, ma che dopo poco vi annoi o, addirittura, vi infastidisca. L’applicazione di queste due semplici regole permette di evitare questi problemi. Avere a disposizione dei campioni da provare risulta la modalità più sicura prima di fare qualsiasi acquisto, anche perché i profumi di alta qualità, prodotti principalmente con estratti naturali, hanno invariabilmente un costo ingente. 

 

Arriviamo adesso a considerazioni più profonde, che possono influenzare la scelta, indipendentemente dal gusto personale e dai giudizi emotivi, che dipendono dalla nostra storia.

 

Una prima distinzione va operata tra profumi “artigianali”, di produttori poco noti o del tutto sconosciuti, fuori dalle reti commerciali europee e globali, e i profumi delle grandi maison internazionali (non a caso uso un termine francese: i profumi francesi sono un riferimento globale). 

 

I piccoli produttori, che non hanno ancora una storia, possono sicuramente offrire prodotti particolari, inconsueti, poco diffusi. Può essere un vantaggio per chi ricerca primariamente l’unicità (più precisamente la rarità), ma bisogna stare attenti ad alcuni punti chiave. Non sempre artigianalità in questo settore vuol dire qualità e difficilmente ci si può inventare nell’arte della profumeria. Non bisogna avere preclusioni, perché spesso le grandi maison sono nate come piccole maison, ma attenzione a non farsi attrarre da bassi prezzi e marketing accattivante, che possono ammaliare clienti poco attenti, subito convinti di aver scoperto l’Eldorado. Ottima cosa esplorare produttori emergenti e sconosciuti, ma con grande attenzione e cautela. 

 

I grandi “nasi”, ovvero i pochi inventori di profumi di successo, hanno un raro talento e una specifica formazione. Quasi immancabilmente hanno costruito gradualmente il loro successo, lavorando molti anni per le maison internazionali. Non ci si inventa profumieri come non ci si inventa musicisti o pittori, senza aver studiato e senza un talento particolare. Molti appassionati danno il massimo rilievo al profumiere, considerandolo il creatore di un’opera d’arte, anche se ampiamente riprodotta e alla portata di chiunque voglia fare un piccolo investimento (a volte non proprio piccolo). Thierry Wasser, Francis Kurkdjian e Alberto Morillas sono oggi i miei profumieri prediletti, domani chissà. Una breve ricerca può svelarvi che profumi hanno inventato. Provare un loro profumo è sempre una buona idea. 

 

Ognuno può avere i suoi profumieri di riferimento, ma bisogna cominciare con lo scoprire chi ha creato un certo profumo, al di là dei nomi commerciali e del marketing. In questo i commessi di profumeria non sempre potranno aiutarvi, e magari vi indicheranno come garanzia un certo marchio piuttosto che un certo profumiere. Come dicevo, la cultura del profumo è incredibilmente trascurata. 

 

C’è un’ultima dimensione da esplorare parlando di profumi: il significato. 

 

Questo è un ulteriore livello, che potremmo definire concettuale, non adatto a tutti. La maggior parte di noi sceglie un profumo perché gli piace, non per quello che rappresenta o vuole esprimere. Qui devo necessariamente fare alcuni esempi, senza nessuna volontà pubblicitaria. 

 

Un profumo può essere scelto perché racconta una storia. Penso per esempio ad Ambre Éternel, un profumo del 2016, ormai introvabile. L’Ambra Grigia è un ingrediente estremamente raro e prezioso, perché viene prodotta naturalmente dal capodoglio, un tipo di balena a rischio di estinzione, e può andare alla deriva nell’acqua di mare per anni prima di essere trovata. Thierry Wasser riuscì ad ottenere alcuni blocchi di questa profumatissima sostanza naturale, facendoli acquistare all’asta, e creò un perfetto accordo d’Ambra Grigia. Da allora non riprodusse mai più questo profumo.

 

Qui l’arte della profumeria racconta un mondo che sta sparendo, perché i capodogli sono sempre più rari; narra una meraviglia segreta della natura di cui forse le generazioni future non potranno più godere. Può essere un buon motivo per acquistare un profumo. Spruzzandolo si può sentire un’eco degli oceani, i secoli passati, perfino - se si ha molta fantasia - trovarci a ripensare a Moby Dick e alla lotta titanica e distruttiva dell’uomo con la natura. Non crediate che l’Ambra Grigia sia presente solo in questo profumo introvabile, perché è un ingrediente classico, ma partite dal presupposto che oggi questa nota olfattiva è spesso riprodotta chimicamente: l’ingrediente naturale è raro e costosissimo. L’effetto è uguale? No.

 

Tuttavia, i profumi possono anche raccontare storie del tutto umane, come quella dell’emancipazione femminile. Prendiamo Tabac Blond, un profumo cipriato di Caron, datato 1919. Contiene, tra le tante, anche note di cuoio e tabacco. Prima della Grande Guerra una ragazza non poteva sapere di tabacco, ma dagli anni Venti le donne cominciano a fumare e assumono ruoli sociali che prima erano solo maschili, anche perché molti uomini erano caduti in guerra. Le note di cuoio e tabacco, così lontane da quelle tradizionalmente femminili di rosa e violetta, rappresentarono un completo ribaltamento del canone. Indossare Tabac Blond significava appropriarsi di un gusto maschile e piegarlo a un’identità femminile libera e indipendente. Portare oggi Tabac Blond, che è considerato un profumo unisex, vuol dire indossare la storia di quel cambiamento. Chi lo indossa non lo fa per caso. Con lo stesso spirito possiamo portare un profumo contemporaneo lontano dai canoni classici: i grandi capolavori di oggi spesso non hanno genere, e possono essere portati da chiunque li senta adatti a sé. Oggi una donna può portare tranquillamente, se lo sente suo, perfino Cuir Intense, creazione di Thierry Wasser, ben più estremo e muscolare di Tabac Blond.

 

Ma l’arte della profumeria può andare molto oltre, diventare spregiudicata e provocante, rappresentare una rottura totale degli schemi. 

 

Esempio emblematico è Sécrétions Magnifiques, che ho scovato in una profumeria artistica di Parigi l’anno scorso. Profumo non per tutti. Se volete fare arrossire qualcuno non avete che indossarlo. Facilmente qualcuno dirà, colpito dalla stranezza: “Buono, ma che strano! Mi ricorda qualcosa!”. A quel punto vedremo se avrete il coraggio di rispondere: “Sangue, sudore, sperma e saliva!”

 

Armando Talas


 

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