In compagnia di Jacovitti
Ancora in terra molisana e, dopo aver peregrinato per i luoghi di Re Bove, arrivo a Termoli, unico porto del Molise e uno dei principali per raggiungere le isole Tremiti. Conquistato dalla bellezza del luogo, decido di fermarmi e di ristorarmi un po’
Da una terrazza a picco sul mare ammiro il promontorio sopra il quale sorge il borgo antico, raccolto all’interno di una cittadella fortificata e protetta da un maestoso castello Svevo. Vi accedo da uno dei due ingressi, quello cosiddetto “Belvedere dei fotografi”, ai piedi della torre del castello; l’altro è costituito da un arco affiancato da un’altra torre che apre a una vista sul porto.
Laggiù, si protende sul mare il più caratteristico tra gli strumenti di pesca tipico di questi luoghi: il trabucco (o trabocco, secondo le varianti abruzzesi e molisane), una casetta sul mare cui si accede da una passerella. La grande rete calata in acqua è detta trabocchetto.
Mentre guardo in direzione della spiaggia, penso che proprio qua, sul litorale di Rio Vivo, si incrociano il 42° parallelo Nord e il 15° meridiano Est, quello centrale del fuso orario di Berlino, Parigi, Roma. Succede quindi che il meridiano denominato “Termoli-Etna” trasforma questo suggestivo borgo molisano in una Greenwich italiana. Alla faccia di quelli che dicono che in Molise non c’è nulla da scoprire!
Torreggia nel bel mezzo del borgo medievale il Duomo, cattedrale in stile romanico-pugliese edificata tra il XII e il XIII secolo. È sicuramente il monumento più importante di tutto il Molise. Qui sono conservate le reliquie dei santi patroni della città, San Basso e San Timoteo (quello a cui San Paolo indirizzò due delle sue lettere pastorali).
Nella piazza del Duomo mi fermo per la colazione. Mi siedo a un tavolino del bar gelateria Cocco Bill. Sorrido davanti all’insegna su cui campeggia un disegno frutto dell’inconfondibile penna del genio massimo dell’ironia fumettistica, ovvero il grande Benito Jacovitti (1923-1997).
Ma quale sorpresa quando, poco dopo, passeggiando per la città, scopro una lapide sul muro di una casa che rende ancor più interessante la mia sosta a Termoli. Leggo infatti che qui nacque il grande Jac.
Quanti pensieri affollano la mia mente!
Quante risate durante l’infanzia sfogliando le pagine del Corriere dei Piccoli o di fumetti come Zorry Kid, Cocco Bill, Pippo, Pertica e Palla, Jak Mandolino e tanti altri! Quanta surreale ironia tra quelle storie cosparse di salami affettati, di lische di pesce, di lombrichi con la sigaretta in bocca e tante altre particolari stranezze!
Sto ancora ridendo tra me e me al sol pensarci quando, improvvisamente, io e Jacovitti ci incontriamo per strada lungo il corso Nazionale. Il mitico Jac mi si presenta seduto su una panca, con l’iconico sigaro tra le labbra, intento a disegnare o a creare! Per un istante verrebbe da parlargli anche solo per sentire che voce ha un genio e per cogliere tra le righe, le sfumature del suo spiccato umorismo e della sua fantasiosa creatività.
Comunque sono felice di apprendere che il Liceo artistico della sua città natale porta il suo nome.
Sto per lasciare Termoli, ma prima voglio provare una particolare esperienza: attraversare (non senza fatica) “a rejecelle”, una via strettissima che, nell’intricato dedalo di viuzze del borgo antico, lo taglia letteralmente nel mezzo. La denominazione è un gustoso francesismo maccheronico. I molisani trasformarono il termine francese rue nel molisano rejecelle, ovvero stradina.
A rendere famoso questo vicoletto è il fatto che esso gareggia con la marchigiana città di Ripatransone, che vanta il vicolo più stretto d’Italia. Recentemente, grazie a nuove misurazioni, si è potuto definire che il primato spetta a Termoli e per soli due centimetri. Nel punto più stretto, infatti, la larghezza del vicolo termolese è di 34 centimetri. In ben due punti il vicolo è più stretto di quello marchigiano e in un punto è più o meno uguale.
Anticamente se due nobili si incontravano all’imboccatura del vicolo, il meno importante doveva cedere il passo al più titolato. Se di pari lignaggio, invece, si affrontavano in duello per il diritto a passarvi per primo.
Io non la faccio così difficile.
Quasi quasi preferisco il “Vicolo del Bacio” che si trova un po’ più a sud di Termoli, a Vico del Gargano, in provincia di Foggia. Qui, in quello stretto passaggio, è uso fermarsi al suo interno e baciarsi. Secondo me, se ci volete provare, con molta probabilità vi innamorerete. Anche perché, viste le dimensioni, non si può far altro che stare a contatto.