Mercoledì, 10 settembre 2025


Banner
ValleSabbiaNews logoBanner


 

domenica, 7 settembre 2025 Aggiornato alle 08:00Blog - genitori e figli

La scuola. Necessità di una nuova alleanza con la famiglia

di Pino Maiolo

All’inizio di ogni anno scolastico ci sono aspettative e ansie che non riguardano solo la riorganizzazione dell’attività, quanto piuttosto l’intero progetto educativo che richiede il coinvolgimento di tutti gli adulti di riferimento

 

 

Serve per riflettere insieme sul malessere scolastico e affrontare temi come l’insuccesso, le difficoltà di apprendimento e l’abbandono della scuola. Ma anche argomenti complessi come la violenza, il bullismo, l’autolesionismo, gli attacchi al corpo, il ritiro sociale e la solitudine in età evolutiva.

 

Temi scottanti, ormai sotto il microscopio delle discipline che aiutano e sostengono lo sviluppo, ma che hanno bisogno di uno sforzo in più come quello di una maggiore cooperazione tra scuola e famiglia e di una rinnovata alleanza educativa.

 

La scuola non è e non può essere il luogo dove si distribuiscono solo nozioni e si accrescono le competenze. Deve diventare sempre di più il posto in cui si contribuisce alla crescita di individui autonomi e responsabili, capaci di autoregolarsi e governare le proprie emozioni, gestire relazioni affettive e sviluppare un pensiero critico.

 

Scriveva Bertrand Russel, il grande filosofo premio Nobel per la letteratura, pacifista e pensatore originale che stimolò la mia prima formazione filosofica negli anni del liceo: “Una delle cose più importanti da sviluppare negli istituti scolastici di una nazione democratica è la facoltà critica degli allievi. La formazione di menti aperte, preparate ad ammettere e a rispettare qualsiasi opinione, dovrebbe essere scopo e vanto della scuola”.

 

In altre parole intendeva dire che non serve una scuola che fornisce risposte “pronto uso”. Non abbiamo bisogno di docenti che chiedono agli studenti solo di ripetere a pappagallo quello che è stato detto a lezione. Non è questa la scuola che forma e “costruisce” l’uomo, men che meno l’umano. Serve un luogo dove tutte le materie si coniugano con l’educazione e qualsiasi disciplina fa emergere la capacità di porsi domande e avere dubbi. La vera scuola è quella che insegna a pensare con la propria testa ed è il posto di cui, a distanza di tempo, si ricordano con gratitudine quegli insegnanti “che hanno toccato la nostra sensibilità umana” dove il “calore è l’elemento vitale per la pianta che cresce così come per il bambino” (Carl G. Jung, Lo sviluppo della personalità umana, Boringhieri vol. 17).

 

Perché questo avvenga c’è bisogno di alleanza vera tra scuola e famiglia, dove l’educare è progetto condiviso con i genitori, fondato sulla negoziazione educativa. Questa cooperazione può arrestare la guerra che caratterizza le relazioni tra insegnanti e genitori e dove domina lo scontro, la diffidenza, la sfiducia e l’offesa reciproca.

 

La gestione della collaborazione tra soggetti con funzioni diverse è il vero insegnare, quello che “lascia segni”, cioè tracce profonde nell’anima del bambino che dovrà diventare il futuro uomo. Il saper condividere con la famiglia il progetto educativo è la conferma che non si educa da soli e si cresce con la mediazione del mondo.

 

La dimensione di rivalità e di opposizione annulla l’idea di un dialogo costruttivo  perché i protagonisti di queste narrazioni umane sono su fronti opposti, si accusano e si rimproverano reciprocamente di incompetenza e di incapacità. 

 

I docenti rimproverano la famiglia e i genitori e di essere troppo permissivi, dunque responsabili degli insuccessi dei loro figli. Dall’altra i genitori accusano gli insegnanti di stressare gli studenti con richieste e pretese eccessive. Alle volte li considerano poco attenti ai reali bisogni dei loro allievi, mentre gli insegnanti rilanciano la palla attribuendo la colpa dei fallimenti alla famiglia iperprotettiva e alla genitorialità assente.

 

Quella mitragliata di accuse reciproche non aiuta assolutamente quel figlio-studente che sta nel mezzo, perché non va ad alimentare responsabilità che invece andrebbe educata. 

 

Per farlo c’è bisogno di coincidenza di intenti e di progetti comuni e partecipati sia dagli insegnanti che dai genitori.

 

Giuseppe Maiolo

psicoanalista

Università di Trento

www.officina-benessere.it


 

Leggi anche...