Riflussi
Ieri anche a Brescia gente di ogni estrazione sociale, età e credo politico si è mobilitata per dimostrare che un altro mondo è possibile
Le piazze parlano e lo fanno a voce alta, con educazione, intelligenza e presenza massiccia.
Chi prova ad ignorarle, o magari manca loro di rispetto, sa bene che non si tratta, né si tratterà di casi isolati, coincidenze o manipolazioni: c’è una parte di società civile che non accetta più la direzione verso la quale chi governa sta spingendo il mondo.
Quella riversatasi nelle piazze di tutta Italia, da nord a sud, è una marea di gente che dice basta allo sterminio del popolo palestinese per mano israeliana.
Cittadini che si sostituiscono al silenzio delle proprie istituzioni, complici e conniventi a fianco dello stato ebraico, e alzano la voce per chiedere giustizia, così come hanno fatto gli attivisti della Global Sumud Flotilla, arrestati in acque internazionali e perciò detenuti illegalmente dall’esercito israeliano.
Ieri a Brescia, e in tutta Italia, gente di ogni estrazione sociale, età e credo politico si è mobilitata (e già lo aveva fatto lo scorso 22 settembre) per dimostrare che un altro mondo è possibile, e lo è sempre stato.
Esseri umani schierati dalla parte giusta del Presente, un contrappeso naturale volto ad evitare che la nostra società non scada nella barbarie più totale.
Oggi per Gaza, la cui popolazione rappresenta tutti, domani per difendere chiunque su questa Terra sia vittima di soprusi.
Perché non è questo il mondo che abbiamo intenzione di consegnare alle nuove generazioni, anch’esse numerosamente presenti ai cortei.
Intorno ai primi anni Ottanta si assistette al fenomeno chiamato “riflusso”, con molta gente che decise di rintanarsi nel proprio privato abbandonando la partecipazione alle proteste che aveva caratterizzato la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta.
Nell’ultimo decennio la tendenza è stata più o meno la stessa.
Oggi assistiamo con immenso piacere ad un contro-riflusso, col popolo che ritorna ad occuparsi delle proprie cose, a scendere in piazza, per le strade e farsi parte attiva nel rivendicare pace e giustizia sociale.
Non stupisce che già in molti tra i banchi del governo si affannino ad additare come facinorosi, altamente pericolosi o fannulloni gente che ad alta voce chiede umanità e diritti in contrapposizione all’odio, al genocidio, all’usurpazione della terra ed alla guerra.
Se ne facciano una ragione: la sveglia è suonata.