L'estate dei preadolescenti
A leggere le cronache di questi ultimi tempi torridi per la calura e per la violenza diffusa, non stupiscono di meno le storie dei tredicenni che s’impongono alla nostra sonnolenta attenzione
Scopriamo ad esempio che ci sono preadolescenti fidanzate con fidanzatini violenti di cui nessun adulto si accorge, oppure sappiamo di bambini che rubano auto e correndo uccidono chi passa per caso. Ma questa è un’altra storia fatta per lo più di degrado ed emarginazione sociale.
C’è però il caso, di qualche giorno fa in Campania, di una “bambina” all’anagrafe che ancheggia come un’esperta modella su tacchi a spillo vertiginosi e concorre per diventare “miss”.
Non c’è dubbio allora che diventi virale quella narrazione giornalistica che solleva il velo (e le tante domande da farsi) sul perché una ragazzina con meno di 13 anni prenda parte a un concorso di bellezza riservato a un’età maggiore e cerchi riconoscimento e visibilità esponendo il suo corpo.
Ma che ti puoi aspettare di diverso se abbiamo cresciuto così i bambini, adultizzandoli precocemente e consentendo alle femmine una sessualizzazione fortemente anticipata attraverso la quale fanno a gara per sbalordire chi guarda e soprattutto per mettersi in mostra, truccandosi come dive.
Girando in rete ne trovi anche di più piccole con i capelli tinti dalle madri, che sponsorizzano prodotti cosmetici per bambini dai 9 ai 12 anni. È la baby skincare che sta spopolando negli Usa e vede bambine che da sole vanno a comprare i prodotti di bellezza con le loro piccole liste fatte di indicazioni precise diffuse dal social di tendenza.
Ma la domanda da farsi è allora: com’è potuto succedere tutto questo? Lo consideriamo il risultato di un’educazione volta a promuovere autonomia oppure il frutto di quella trascuratezza che si diffonde ogni giorno di più.
Non è facile rispondere perché le ragioni possono essere tante. Ma la prima cosa da fare credo sia riflettere sull’ambivalenza degli adulti che da una parte accusano (non senza ragione) la rete e l’uso precocissimo degli smartphone come responsabili dei rischi che corrono i bambini e i preadolescenti quando esposti continuamente al degrado di Internet e alla pericolosità della rete pedofila.
Adulti però che al tempo stesso sostengono con il loro modo di fare il valore della popolarità e alimentano l’idea della competizione necessaria ad emergere in questa nostra società.
Sappiamo bene che i dispositivi digitali con cui affrontiamo quotidianamente la vita hanno ormai sostituto Tv e radio come forma di intrattenimento e informazione rendendoci apparentemente più semplice l’esistenza, visto che oggi basta un click per procurarci ciò che desideriamo, ma proviamo a pensare a quanto stiamo facendo come genitori ed educatori per contenere nei figli in età evolutiva la paura di essere esclusi dalla community di appartenenza, se non si possiedono determinate caratteristiche fisiche.
Diciamo pure che la “morbidezza” dei genitori che sorvolano o trascurano quel comune “tormento” adolescenziale del corpo che a 13 anni si trasforma, può essere davvero portatore di grande sofferenza e solitudine.
Giuseppe Maiolo
Psicoanalista
Università di Trento