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lunedì, 21 maggio 2012 Aggiornato alle 08:00Pillole di Psicologia

I paesaggi dell'anima

di Sandra Vincenzi
C'è un panorama unico al mondo di cui dobbiamo parlare: quello che è costituito dai paesaggi che abitano il nostro mondo interno, dove contrasti , sfumature e ricordi, sono qualità che appartengono all'anima.
 
L'attenzione che possiamo imparare a porre verso il mondo dell'anima è una potentissima bussola.
Diverso è sentir di stare male, piuttosto che accorgersi di essere per esempio irritati, o delusi, o sfiduciati, o terrorizzati; ancora, è diverso sentir di star bene, piuttosto che sentire di essere sereni, o pieni di entusiasmo, o rapiti, o leggeri, oppure fiduciosi.
Tutte queste informazioni che noi cogliamo di noi stessi, quando sappiamo nominare i nostri stati d'animo (cfr. Le parole per dirlo), ci orientano rispetto a cosa fare o cosa non fare, a dove investire, cosa lasciare, dove sbagliamo, di cosa dobbiamo preoccuparci.
 
E sarà il nostro senso dell'equilibrio a quel punto (cfr. Equilibristi per natura dell'8 marzo 2012) ad avere sulla bilancia le informazioni necessarie per sapere come giocare le nostre carte, che passi fare.
Quando i nostri stati d'animo trovano un posto nelle parole abbiamo meno probabilità di trovarci in una burrasca emotiva, piuttosto che in una secca vitale.
Gli stati d'animo possiamo anche paragonarli a dei cavalli da cavalcare, a pelo o con la sella, al passo, al trotto, al galoppo, e anche da lasciar correre liberi quando si può.
 
Continuando ad ammirare questo paesaggio interno che ci parla di come siamo fatti, oltre a nominarli i nostri stati d'animo vediamo che esistono dei contrasti, quando le emozioni, i sentimenti, le passioni e le sensazioni sono gli uni accanto agli altri anche se addirittura diversi: basta pensare a chi trova piacere a vedersi un film dell'orrore, oppure a quando nella fatica che vorremmo evitare troviamo un senso di giustizia e di arresa che non ci fa mollare.
I contrasti spesso ci abitano, così come le sfumature: da un'emozione di gioia forte, ad una lieve euforia, a rare sensazioni che riguardano particolari stati d'animo collegati ad un senso di apertura, di collegamento col mondo, di comprensione del senso delle cose, ed infine ancora sfumature rispetto al modo particolare con cui la stessa emozione si coniuga alla presenza di persone diverse (un gioia accesa, una gioia vibrante, una gioia corroborante, confortevole, esplosiva...).
 
Contrasti e sfumature rappresentano così delle modalità insolite, uniche e particolari che distinguono una persona da un'altra: sono qualità che appartengono all'anima e che attraverso di esse si rende percepibile e riconoscibile.
Contrasti e sfumature dipingono i paesaggi dell'anima, e concorrono alla costruzione della nostra identità.
Per fare questo noi ci serviamo di un altro elemento del mondo interno: la memoria.
 
L'uomo è sempre avanti a se stesso, come davanti a un panorama, oppure dietro se stesso, quando agisce prima di averlo pensato.
E' così che noi possiamo percepire il passato e il futuro.
In realtà il passato sarebbe una zona morta se non avessimo dentro di noi i ricordi, delle immagini e le emozioni, gli affetti, le passioni che riguardano quei ricordi e quelle immagini.
E' un grande enigma quello che ci permette di entrare in questa zona morta che è il nostro passato e riportare in vita elementi di noi stessi e della storia che abbiamo vissuto.
 
Quando ricordiamo il passato ci rendiamo conto che alcune immagini sono sbiadite, altre nitide.
Non sono i ricordi più vicini ad essere vividi, ma quelli che si riferiscono ad episodi particolari della nostra vita, magari che riguardano l'infanzia, che sono anche molto distanti da noi cronologicamente, ma sono così vivi che sembra succedano nel presente.
Questo suscita meraviglia perché significa che la vicinanza, la presenza di un ricordo o la lontananza non hanno nulla a che fare con la cronologia, col tempo che passa.
 
Quando noi ricordiamo il nostro passato, noi non ci muoviamo su un piano cronologico, ma è come se vedessimo un panorama, un paesaggio nel quale alcuni elementi sono più rilevanti, altri sullo sfondo e questo può cambiare nel corso della vita.
Questa è una particolarità del nostro mondo interno: ha diversi paesaggi che confluiscono in un ampio panorama, unico al mondo: noi stessi.
E da questo panorama noi cogliamo alcune cose piuttosto che altre, siamo attratti da certi colori, certe sfumature o contrasti, piuttosto che altri.
 
Così si crea la memoria biografica, ovvero il ricordo che noi abbiamo di noi stessi e della nostra storia.
Il fattore più affascinante del formarsi di questa memoria è il fattore selettivo: tanto più diventiamo adulti, tanto più ci dedichiamo ad un'attività interpretativa della nostra biografia, del nostro vivere.
 
E così siamo arrivati ad un altro passo importante: dopo aver assegnato un nome ai nostri stati d'animo, cominciamo ad interpretarli, ovvero ad attribuire loro un significato di valore.
“Questo è stato un successo, quello un fallimento, questa emozione è stata importante...” per cui altre non si ricordano perché sono state immagazzinate dal nostro cervello nel file “cose non importanti”; ancora... “questa passione mi ha arricchito, nutrito, quell'altra mi ha sconvolto, depistato”.
 
In genere sono ipotesi di carattere causale: si cerca infatti di portare un ordine logico nel passato, è una rielaborazione.
E' qui che la mente ordina il nostro mondo interno: il pittore decide i colori e le sfumature che vuole si vedano bene nel paesaggio che sta dipingendo.
In realtà questo ordine non è oggettivo, ma si basa sulle nostre sensazioni e sull'interpretazione delle stesse: anche se noi pensiamo che l'ordine causa-effetto sia l'effettiva spiegazione di quello che ci succede, in realtà aggiungiamo uno schema al mondo dei ricordi e delle emozioni che non gli appartiene.
E qui la nostra mente ci manda fuori strada, quando diventiamo prigionieri del modo di pensare causale.
 
La mente è come una scimmia che salta di qua e di là, pur di trovare spiegazioni, non è mai ferma.
Quando la mente ci chiude in gabbia noi soffriamo e le nostre emozioni sono costrette a trasformarsi in altro: tic nervosi, comportamenti compulsivi, angosce, attacchi di panico, nevrosi e malattie fisiche.
Perché un'emozione non sparisce solo perché un certo colore non vogliamo farlo rientrare nel nostro paesaggio, si trasforma in quanto è energia, la possiamo tutt'al più bloccare, ma questo blocco si traduce in stanchezza, irrigidimento, intolleranza, irascibilità, freddezza e sofferenza.
 
Ma l'Io che seleziona, che sceglie, lo fa in base a cosa?
All'inconscio.
Cos'ha dato l'impulso in quella direzione? L'inconscio. E ne parliamo la prossima volta.
 
Dott.ssa Sandra Vincenzi
PSICOLOGA PEDAGOGISTA
e-mail vincenzisandra@gmail.com

 

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